LECCE- La scelta di Mauro Meluso nel ruolo di d.s. dell’U.S. Lecce è stata la prima pietra del progetto tecnico della stagione 2016/2017, imperniato, come affermato dal presidente onorario Saverio Sticchi Damiani, su “gente che ha voglia di giocare a Lecce, che viva questa come un’occasione unica”. Definito il responsabile dell’area tecnica, il prossimo tassello sarà quello dell’allenatore, con tanti nomi che già ruotano attorno alla panchina giallorossa. Tra questi vi potrebbe essere anche la conferma di Piero Braglia, legato al nuovo d.s. giallorosso da un rapporto d’amicizia nato nelle due esperienze condivise a Foggia (1999-2000) e San Giovanni Valdarno (2005-06).
“Braglia? L’ho lanciato io”- Lo stesso Meluso ha confermato il legame con Braglia in un’intervista rilasciata ai colleghi del Tirreno nel 2006, quando il tecnico grossetano sedeva sulla panchina del Pisa: “Con Braglia c’è una conoscenza molti anni. Lo portai a Foggia nel 2000. Mi colpì la schiettezza di quest’uomo. L’inizio del nostro rapporto non fu dei più felici, almeno da parte mia, perché lui fu particolarmente sincero e forse un po’ ruvido. Ma poi mi resi conto di essere di fronte ad un uomo di grandi valori umani. Il rapporto si consolidò immediatamente. Per Braglia ero una valvola di sfogo. Era il mio allenatore, che tutelavo e proteggevo. Veniva dall’Interregionale. La mia fu una scelta coraggiosa. Poi Piero è andato avanti con le sue gambe Un aneddoto? Nel 2000 facemmo il punto della situazione nel caso in cui fossimo rimasti a Foggia. Diedi a Braglia un foglietto per informarlo sui possibili acquisti. Lui lo ha conservato e con quei nomi ha fatto la squadra negli anni successivi. Con Braglia c’era una distinzione derivante dai ruoli. Un direttore sportivo non può mai integrarsi troppo con un allenatore. San Giovanni Valdarno ha perso molto senza Braglia. Io ho imparato da lui”.
Foggia 1999-2000– L’esperienza di Foggia fu emblematica per l’ascesa sia di Meluso sia di Braglia. Il dirigente romano rilanciò Braglia tra i professionisti dopo il ritorno in D del tecnico toscano seguito alla prima gloria in C/2 (vittoria del campionato con il Montevarchi nel 1994-95). Una scommessa era anche quel Foggia, caduto rovinosamente dalla Serie B alla C/2 (tornando dopo 41 anni) in due anni dopo i fasti di Zemanlandia. Braglia raccolse il testimone lasciato da Brini e allenò una squadra giovane messa su da Meluso nonostante lo scetticismo generale della piazza spinto dai tira e molla estivi dell’allora azionista di maggioranza Franco Sensi, che decise di rimanere al timone dei Satanelli nonostante i rapporti tesi con il primo cittadino danno, presidente del sodalizio. Le frizioni societarie non bastarono a frenare il cammino sul campo del Foggia, staccato dal Messina capolista e in perenne lotta play-off con Acireale, L’Aquila e Fasano. I play-off si riveleranno indigesti: i rossoneri cedettero il passo all’Acireale (2-2 sui 180′) in semifinale a causa del peggior piazzamento in classifica.
Sangiovannese 2005-06– San Giovanni Valdarno, centro della provincia di Arezzo, fu il teatro del secondo connubio Meluso-Braglia. La squadra toscana, allora al secondo campionato di C/1, fu la rivelazione di un Girone B dominato dal Napoli e caratterizzato dalla presenza di squadre attrezzate come Frosinone, Torres, Grosseto, Perugia e Lucchese. La matricola toscana di Piero Braglia condusse un gran campionato, sempre nei quartieri alti della graduatoria, attestandosi al quinto posto finale. Ai play-off, come nel Foggia di cinque anni prima, ancora il miglior piazzamento condannò il bastimento di Meluso e Braglia, infatti , il doppio 0-0 con il Frosinone premiò i ciociari secondi e poi promossi in B. Quella squadra, schierata con il fedele 3-4-3 preferito dall’allenatore, poteva contare sull’esperienza offensiva di Ciccio Baiano, ariete dei toscani insieme a Biancone e ad un giovanissimo Vincenzo Sarno, 18 anni e 17 presenze in C/1.