PARMA (di Eleonora Galati) – I cinque sensi costituiscono la veste d’oro del nostro spirito: ci permettono di scoprire nuove terre d’esperienza, nuovi volti delle emozioni, nuove angolature del piacere. Ed il vino è ritrovo dei sensi, fonte di cultura, sfumatura di una giornata.
È per questo che, in quanto promotori del sapere, della curiosità e della conoscenza, vi presentiamo la nuova rubrica “Leccezionale mondo dei vini”, all’interno della quale assoceremo i vini della nostra terra ai piatti tipici della tradizione salentina, illustrando la composizione e la storia del “nettare degli dei”, attraverso le spiegazioni del sommelier in erba Tommaso Scudella.
“Credo che ognuno di noi abbia sempre qualcosa da imparare dagli altri”. È così che è iniziata l’intervista con l’esperto di vini. Bastano pochi minuti di conversazione per comprendere di avere davanti una persona brillante: giovane, ma d’immensa cultura, sobria, ma dal carisma coinvolgente, competente in plurimi ambiti, ma di grande umiltà. Tommaso ha ventuno anni, studia Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Parma ed ha una passione assolutamente singolare per un ragazzo dei nostri giorni: il vino.
Tommaso, come ha avuto inizio la tua passione per il mondo del vino?
“È una passione nata davvero in tenera età: uno dei miei piatti preferiti, fin da bambino, sono gli agnoli in brodo, un piatto tipico mantovano, contenente il vino rosso. Ero solito mangiare gli agnoli in compagnia di mio nonno che, pur essendo privo di ogni tipo di formazione nel settore enologico, è dotato di un palato ed un gusto fuori dal comune, attributi che fanno di lui un ottimo intenditore di vini. Inoltre, grazie alle mie origini contadine, fin dall’età di undici anni, amo collaborare alla vendemmia: è un lavoro così divertente e piacevole, da non sembrare un lavoro. Poi ho frequentato l’istituto alberghiero e, attraverso questa scuola, ho avuto l’occasione di frequentare un corso specialistico per la competenza del vino, che mi ha permesso di qualificarmi come sommelier in erba”.
L’amore per il vino è solo una competenza, un mero attributo o rappresenta qualcosa in più?
“Le passioni nascono con noi, sono la prima indicazione per conoscere la strada giusta da percorrere nella vita. Credo che solo assecondando le nostre naturali inclinazioni, possiamo ottenere il successo. Il mondo del vino è una parte di me, una parte del mio percorso, nonché una delle forme d’arte che preferisco”.
Che progetti hai per il futuro?
“Mi piacerebbe creare una mia azienda vinicola, per produrre un vino né nobile, né scadente, ma un vino buono e riuscire magari a creare il connubio perfetto tra due delle mie più grandi passioni: cibo e vino. Ho già avuto esperienze nel mondo lavorativo abbastanza rilevanti; per esempio ho lavorato per il più grande marchio produttore della pasta ripiena ed ho imparato molto: il dipendente è una risorsa per un’azienda, non un costo. Un’azienda non è formata da persone singole, ma da una squadra inscindibile e compatta. Occorrono costanza, impegno, passione e amore per questo tipo di lavoro”.
A proposito di amore: pur essendo bresciano, so che sei innamorato del Salento e non solo per i nostri vini…
“Innamoratissimo – sorride – la mia ragazza è salentina, quindi ho avuto modo di visitare il Salento, patria di straordinari vini e, ovviamente, di provarne diversi”.
Ad esempio?
“Risposta scontata: adoro il Negramaro. È un vino corposo, non troppo acido, si abbina a tantissimi piatti; ritengo che sia un vino ottimo anche per piatti a base di pesce, non solo con prodotti della terra. Il Primitivo di Manduria non è da meno: semplicemente buono”.