LECCE (di Pierpaolo Sergio) – Allora qui c’è davvero malafede. La vicenda ha del paradossale: mezza Italia calcistica (dalla Serie A alla Serie D) è invischiata in inchieste legate al famigerato e mai debellato fenomeno del calcio-scommesse, eppure un solo club sembra essere la vittima sacrificale della Procura federale: il Lecce. Le odierne richieste di Stefano Palazzi, per anni costretto a fare meschine figure durante i processi-farsa sportivi ai vip del campionato tricolore ed a masticare amaro per la puntualità con cui le sue richieste venivano clamorosamente rigettate e rese miti dai Giudici nei vari processi, sembrerebbe aver trovato nell’U.S. Lecce la sua vittima preferita. Eh sì, perché diversamente non si può commentare l’assurda richiesta di 3 punti di penalizzazione da far scontare al sodalizio giallorosso nel prossimo campionato, così come i 3 anni e mezzo di squalifica per Max Benassi alla luce delle dichiarazioni dello “zingaro” Hristiyan Ilievski che nello scorso aprile ha tirato in ballo il Lecce per il famigerato match con la Lazio del 22 maggio 2011 durante gli interrogatori nella Procura di Cremona.
Una vicenda sulla quale si sono già registrati due gradi di giudizio e che ora il buon Palazzi ha deciso di ritirare in ballo forse per creare un po’ di cortina fumogena attorno alla risibile richiesta di condanna del Catania nell’inchiesta “Treni dei gol“. Se una persona seria e competente qual è l’avvocato Saverio Sticchi Damiani, tra l’altro ampiamente ferrato in materia e già legale della società salentina durante lo scandalo “Scommessopoli“, quindi a conoscenza di tutte le carte del processo, ha sarcasticamente ironizzato nella nota che il club leccese ha diramato nel tardo pomeroggio di oggi, vuol dire che ci troviamo davanti ad una situazione davvero grottesca.
A ciò si aggiunga anche il post pubblicato in serata dal dirigente giallorosso Corrado Liguori sul proprio profilo facebook in cui si legge un laconico, ma eloquentissimo: “Non ho parole…“
Fa specie sapere che la Procura della Figc non impugnerà la sentenza nei confronti della Lazio e del suo ex capitano Stefano Mauri, ma solo nei confronti di Lecce e Genoa. Insomma, il plenipotenziario Claudio Lotito può continuare a dormire sonni tranquilli. Ormai è evidente che né lui, né le società di cui è a capo (Lazio e Salernitana) vengono toccate dal “Palazzo”.
Ma perché mai il Lecce è tanto inviso a chi manovra nella stanza dei bottoni di questo calcio sempre meno credibile e sempre più malato? Sanzioni esemplari solo per questa società furono decretate in un momento in cui la proprietà era semi-latitante ed il club in autogestione: vale a dire una facile preda che fungesse da capro espiatorio. Ci si metta pure l’assurda e tutt’altro che seria gestione delle squalifiche e delle penalizzazioni prima comminate e poi tolte senza un minimo raziocinio a mezze società italiane (vedi Juventus, Milan, Fiorentina, Sampdoria, Parma, Catania, Matera, Reggina, solo per fare qualche esempio), il fatto di aver rivisto in campo elementi che avrebbero dovuto essere radiati (Masiello, lo stesso Mauri). Infine, come non annoverare lo scandaloso cambimento in corsa dei criteri per l’eventuale rispescaggio in Serie B? Ed ecco che il quadro si chiude.
Il fermento (usiamo un eufenismo) che si registra tra i supporters del Lecce in queste ore non può essere etichettato come il piagnisteo di una tifoseria di provincia che si lamenta ingiustamente di essere vittima di un complotto. Forse Palazzi crede di rifarsi dalle inconcludenti indagini-fiume che non portano mai a nulla solo infierendo sull’unica squadra con cui gli sia stato permesso il colpo gobbo. Sappia, però, che stavolta il vaso è colmo e che la nuova dirigenza difficilmente deciderà di subire ancora passivamente la scure della (presunta) Giustizia sportiva perché, come si dice, “Buoni sì, fessi no…“