LECCE (di Silvia Famularo) – Sono stata fortunata, come figlia e come moglie perché affianco a me, senza soluzione di continuità, ho avuto due meravigliosi uomini.
Mio padre mi ha insegnato che quello che conta nel mondo sono le persone, che l’onesta e l’integrità magari non pagano ma ti fanno star bene con te stesso e quanto sia profondo il rapporto tra la felicità e l’amore. Mi ha insegnato che la vita non si vive per gli occhi degli altri né si misura in decenni o in stagioni o in mesi ma in pomeriggi di sole, in gite e colazioni, in nottate insonni per il pianto di un bambino, in serate trascorse sul divano con la tua famiglia; se non si trova la felicità in questo non si sarà mai soddisfatti. Mi ha insegnato a credere in me stessa, una formula magica questa che ti permette di utilizzare tutte le tue energie per arrivare ad essere o a fare quello che si desidera e se poi non ci riesci, non sarai logorato dai rimpianti perché tu ci hai provato. Mi ha insegnato che non c’è niente di più sbagliato del trattare le persone, vicine e lontane, con l’indifferenza e l’apatia. Mi ha insegnato a diventare donna.
Mio marito, forse anche più di mio padre perché in un altro tempo, è sicurezza, esempio e tenerezza per i suoi figli ed… anche un po’ per me.