LECCE (di Massimiliano Cassone) – Non c’è mai limite al peggio in casa Lecce. Ennesima figuraccia contro la Reggina, fino a ieri simile ad un pugile “suonato” che non aveva nemmeno la forza di alzare lo sguardo. Gli amaranto di Alberti giganteggiano nel secondo tempo contro un Lecce che esce a testa bassa, mazziato e umiliato. Non ci sono scusanti, non c’è analisi tecnica che tenga e sono finite anche le attenuanti: tutti colpevoli.
È vero che la Lega Pro è un inferno ma è pur vero che umiliazioni come quella di ieri, come quelle di Messina, Viareggio, Salò, Lumezzane e chi più ne ha più ne metta, rimarranno alla storia e l’onta della vergogna non potrà mai essere cancellata. Sembra di essere in un vicolo cieco, in un imbuto, in un cuneo d’ombra dal quale è impossibile uscire. I calciatori commettono errori che nemmeno sui campi di terza categoria si vedono; sono presuntuosi, spocchiosi senza poterselo permettere perché di fronte hanno avversari che li battono sul piano fisico e della voglia. È impensabile star qui a commentare una sconfitta come quella di ieri, è impensabile riparlare, dopo l’avvento di Pagliari, di un nuovo avvicendamento in panchina.
Il mister di Macerata non ha dato la svolta sperata e allora viene spontaneo chiedersi il motivo per cui i giovanotti in maglia giallorossa abbiano ammutinato l’ex tecnico, visto che non seguono nemmeno questo; chi segue gli allenamenti vede che il mister chiede A e loro in partita fanno B.
Non ci sono parole. A questo punto bisogna ritenere che questa squadra non sia altro che una mediocre compagine di Lega Pro? Oppure che sia formata da calciatori di altra categoria che vogliono vincere senza sudare? È possibile mai che questi uomini non abbiano un minimo di amor proprio? È possibile che guardandosi allo specchio non si vergognino di tali prestazioni?
E allora è inutile pensare a qualsiasi allenatore del mondo, forse nemmeno Mourinho riuscirebbe a scrollare di dosso a questi calciatori la negatività che li fa diventare scarsi a tal punto da continuare a sprofondare sempre più giù, nello schifo dove muoiono anche i sogni.
Tutto questo non è giusto per la società e soprattutto per i tifosi, umiliati di domenica in domenica senza possibilità d’appello. Anche l’US Lecce a questo punto decida di “strutturarsi” meglio e, lo ripetiamo da diverso tempo, si doti di un direttore generale che metta in riga i calciatori, ci vuole una persona onnipresente, anche nei loro sogni, per ricordare loro che indossano una maglia che non meritano (A proposito, chi c’era a Reggio Calabria in rappresentanza della società?).
Chiudo col dire bravi, bravi e bravi… siete riusciti nell’impresa più ardua: perdere con l’ultima della classe.