Inquietante è l’ipotesi che ha convinto la Procura di Rimini a riaprire l’inchiesta sulla morte dell’amatissimo campione Marco Pantani. Il grido della madre, emesso subito dopo la scoperta del cadavere : “Me l’hanno ucciso” ha viaggiato negli anni ed oggi sembra trovare collocazione in una logica che cerca la verità.
Il legale della famiglia Pantani, l’avvocato De Renzis ha raccolto in maniera certosina ogni indizio e ha ricostruito l’accaduto. Fatti chiari e limpidi già all’epoca ma stranamente ignorati.
Quello che si evince è, appunto, inquietante. Il Pirata nello stomaco aveva una quantità enorme di cocaina, ingerita e non sniffata; una quantità di droga superiore di gran lunga rispetto a quella che il corridore aveva acquistato. La cocaina sciolta in una bottiglia d’acqua sembra sia stata fatta ingerire con la forza a Pantani. Eppure quella bottiglietta era lì, in albergo, repertata e mai analizzata.
A dieci anni di distanza si accende la luce sulla verità che la madre del Pirata ha sempre invocato; ed è proprio la signora Tonina a parlare ai microfoni del TGcom24: “ho sempre detto che Marco non si era tolto la vita. La mia sensazione, sin da subito, è che avesse scoperto qualcosa e gli abbiano tappato la bocca. Me l’hanno ammazzato, ma non sono stati gli spacciatori. Sono dieci anni che lotto e non mollerò, fino alla fine. Voglio la verità, voglio sapere cosa è successo a mio figlio. Da subito ho detto che me l’hanno ammazzato e, infatti, me l’hanno ammazzato. Non mi sono mai sbagliata su Marco. Così come non credo che siano stati gli spacciatori”.
Dichiarazioni forti quelle del cuore di una madre che soffre e vuole la verità… l’interrogativo più grande resta, chi ha voluto la morte di Marco Pantani? E la domanda che segue spontanea è: “Perché?”
E così, lui, si alza sui pedali di fronte c’è l’ultima salita e poi l’ultimo scatto quello verso la verità che gli permetterà di avere giustizia e riposare in pace.