LECCE (di Italo Aromolo) – Il monotono ritornello da allenatore: “Per me sono tutti titolari” suscita spesso noia e sbadigli tra i tifosi e gli addetti ai lavori, ben consapevoli (come del resto l’allenatore stesso) di trovarsi di fronte all’ennesima frase di circostanza che nella realtà dei fatti contrasta con gli undici insostituibili senza i quali la squadra perderebbe tutto (o quasi) il proprio valore.
In casa-Lecce, però, quella che si può considerare come una legge generale del calcio sembra destinata ad essere smentita da un allenatore, mister Franco Lerda, che, statistiche alla mano ed al netto di espressioni da ordinaria banalità, ha realmente saputo creare un gruppo di ventidue giocatori in cui ciascuno si senta titolare a tutti gli effetti.
Il Lecce che viaggia verso la Serie B è squadra camaleontica, in cui ognuno ha il ruolo di nessuno e nessuno ha il ruolo di ognuno, in cui i presenti non fanno rimpiangere gli assenti, in cui chi subentra dopo aver aspettato in silenzio gioca meglio di chi è appena uscito con umiltà e spirito di sacrificio. La gara contro il Benevento è stata solo l’ultima dimostrazione di questa duttilità giallorossa: Kevin Vinetot, irriso dall’intera piazza per tutto il primo scorcio di stagione, ha sottratto il posto da titolare a “el Tuma” Martinez, pilastro della retroguardia salentina la cui assenza, passata quasi inosservata, avrebbe fatto gridare allo scandalo soltanto poche settimane fa. Il giovanissimo Giacomo “Jack” Beretta ha giocato (per giunta in un ruolo non suo) al posto di un guru arrugginito come Mariano Bogliacino: nessuna polemica. Gianmarco Zigoni, eterno vice di capitan Fabrizio Miccoli, ha aspettato il suo momento ancora una volta dalla panchina: chiamato in causa, ha realizzato di stinco il suo quarto gol da subentrato, il nono stagionale. E potremmo andare avanti così pressappoco con ogni componente della rosa, in ogni ruolo: i due portieri, Nicholas Caglioni e Filippo Perucchini, praticamente alla pari nelle gerarchie di mister Lerda; il terzino sinistro Erminio Rullo, impeccabile in quelle poche apparizioni in cui dall’alto dei suoi 30 anni ha fronteggiato il paragone con un motorino ad energia nucleare come Walter Lopez; i quattro centrocampisti, da Romeo Papini a Ciccio De Rose, del tutto intercambiabili senza che la manovra della squadra ne risenta minimamente in termini di solidità e fluidità. Per finire proprio con gli allenatori: domenica scorsa, il Lecce del deb Giacomo Chini ha sfoderato la migliore prestazione del suo post-season nonostante fosse privo del condottiero principe Franco Lerda (squalificato).
Titolari vs riserve: quale il divario? A ragione di queste virtù (che potrebbero tornare ben utili nella finalissima contro il Frosinone, visti gli otto diffidati ed il forte rischio-squalifiche), abbiamo provato a immedesimarci per un giorno in mister Lerda, schierando due formazioni dove nell’una figurino gli 11 “titolari” (o presunti tali) e nell’altra le 11 “riserve” (o presunte tali). Avendo sciolto in modo del tutto arbitrario un paio di dubbi amletici con cui il tecnico giallorosso convive ogni domenica, abbiamo schierato il solito 4-2-3-1 con i seguenti interpreti: tra i “titolari” Caglioni; D’Ambrosio, Martinez, Abruzzese, Lopez; Amodio, Papini; Ferreira Pinto, Beretta, Doumbia; Miccoli; allenatore Lerda; tra le “riserve” Perucchini; Sales, Diniz, Vinetot, Rullo; De Rose, Salvi; Bellazzini, Bogliacino, Barraco; Zigoni; allenatore Chini.
Mettiamo a confronto le due formazioni in base ad una serie di parametri tra cui la media voto, il valore di mercato e un indice di “titolarità”, calcolato in base al numero di presenze in campo rispetto al numero di gare in cui quel calciatore era effettivamente arruolabile.
Media voto, valore di mercato e indice di “titolarità”: il confronto. Secondo le medie voto dei tre principali quotidiani sportivi nazionali, la formazione titolare annovera al suo interno sia il giallorosso migliore (Abdou Doumbia con 6,15) che il peggiore (Dario D’Ambrosio con 5,62). Sugli undici titolari sono sei i promossi (tra i rimandati figurano Beretta, Ferreira Pinto, D’Ambrosio, Martinez ed Abruzzese), mentre tra le riserve si salvano solo in quattro (Bogliacino, Barraco, Perucchini e Rullo). La media voto generale premia sostanzialmente la formazione riserve, che si attesta quasi alla pari (media voto di 5,92) con quella titolare (media voto di 5,97).
Il verdetto in merito alle valutazioni di mercato è ancora più sorprendente, visto che (attenendoci alle stime del sito specializzato trasfertmark.it) la formazione riserve risulta valere quasi un milione in più della formazione titolare: l’undici di mister Chini è quotato a 3.275.000 euro, mentre quello di mister Lerda si ferma a 2.425.000. Per comprare una riserva giallorossa occorrerebbe spendere circa 80.000 in più di quanto non basterebbe per un titolare (dati su cui, ad ogni modo, influisce il ridotto valore di mercato attribuito agli over 30).
L’ultimo parametro invece, quello relativo al numero di presenze in campo, rende giustizia ai titolari, scesi in campo nell’87% delle volte in cui sono stati convocati (il recordman è Walter Lopez, con un indice pari al 100%). Non sfigurano le riserve, che tra il 96% del top Diniz al 29% del flop Rullo raggiungono un più che dignitoso 61% di media generale: il che significa che, mediamente, una riserva disputa (seppur parzialmente) più della metà delle gare in cui è convocata.
Le somme: anche i numeri votano per il “gruppo”. Il bilancio finale in parità (presenze pro titolari, valore di mercato pro riserve e media voto in equilibrio) conferma anche dal punto di vista numerico come in casa Lecce risulti molto difficile parlare di “titolari” e di “riserve” quando tra queste ultime possono comparire calciatori del calibro di Bogliacino, Diniz e Salvi. Nella rosa giallorossa, le due definizioni di “titolari” e “riserve” sembrano sfumare tra loro nella parola “gruppo”: un gruppo in cui gioca solo chi merita, senza gerarchie prestabilite o privilegi di sorta. Un gruppo chiamato all’ultimo sforzo nella doppia finale dei play-off di Prima Divisione di Lega Pro, Girone B, contro il Frosinone di Roberto Stellone.
E, nel malaugurato caso in cui si dovessero registrare delle inopinate squalifiche, nessun problema per mister Franco Lerda ed il suo Lecce: c’è sempre un “titolare” in panchina…