LECCE (di Massimiliano Cassone) – Ieri Andrea Masiello ha deposto in aula dinanzi al Tribunale di Bari dove è in corso di svolgimento il processo per la “presunta” combine del derby Bari-Lecce del 15 maggio 2011, partita vinta dal Lecce 2-0 grazie anche ad un autogol di Masiello.
Il processo che oltre all’ex calciatore barese vede imputati l’ex presidente dell’U.S. Lecce, Pierandrea Semeraro, l’imprenditore Carlo Quarta, Gianni Carella, Fabio Giacobbe e Marcello Di Lorenzo amici dell’ex difensore biancorosso. La giornata di ieri, da quel che si evince dalle dichiarazioni del Masiello, può considerarsi molto positiva per i tifosi del Lecce. Non esiste “crimine” peggiore per un supporter del solo pensare che un derby, per di più di tale importanza e siffatta valenza, possa esser combinato a tavolino.
Dall’udienza-fiume di ieri si deduce in maniera chiara che il derby non è stato mai combinato; infatti, Masiello ha ammesso di aver preso dei soldi ma che, di fatto, non ha aggiustato nessun risultato, perché negli spogliatoi i suoi quattro compagni non furono d’accordo nel farlo. Il difensore ex Bari però pensò di non dire nulla e di rivelare la mancata combine soltanto nel momento in cui quella partita fosse finita con un risultato diverso dalla vittoria del Lecce; in caso di vittoria salentina lui avrebbe continuato a far credere il contrario, tenendo la somma ricevuta per sé.
Tra le sue dichiarazioni e quelle di Giacobbe ci sono tanti elementi concordi e pochi difformi (dettagli di poco conto).
Quello che interessava capire ieri era se il derby si era svolto in maniera regolare oppure no, e l’ago della bilancia cade in modo positivo sulla regolarità della gara.
Questo non cambia molto dal punto di vista giuridico perché non serve la consumazione del reato ma soltanto l’intenzionalità. Perché, comunque, al momento sembra che i soldi per la combine (che non c’è stata) siano stati pagati da una persona, riconosciuta nell’avvocato Andrea Starace, presentato dal Quarta come emissario della proprietà del Lecce, in un notissimo Hotel del capoluogo salentino, questo sarebbe accaduto il 22 agosto. Il Sabato prima dell’incontro (14 maggio) invece, durante un incontro tra i “baresi” e il Quarta, in un noto bar di Lecce, dove fu consegnato un assegno in garanzia di quella che doveva essere la combine, fu riconosciuto da Carella anche il presidente Semeraro con il quale il Quarta si appartò per alcuni minuti pattuendo la somma del titolo di credito.
Quindi, riassumendo in tre punti: A) La partita si è svolta in maniera regolare; B) Il tentativo di combine c’è stato ma è abortito; C) c’è stato un incontro nel quale un emissario ha dato dei soldi ai baresi.
Abbiamo ascoltato l’avvocato Giuseppe Milli che, insieme all’avvocato Calabro assiste 71 tra i tifosi che si sono costituiti parte civile, il quale ha espresso la propria soddisfazione: “Noi della difesa, io e l’avvocato Calabro, continueremo ad essere vigili affinché si accenda un faro di verità ed emergano i fatti per come sono realmente andati”.
Allo stato dell’arte è ancora tutto nel campo delle ipotesi; il processo continua. Nessuno ridarà indietro al Lecce ed ai suoi tifosi la categoria perduta per quella che si sta rivelando una “bufala” di dimensioni enormi, nessuno ridarà a tavolino la promozione al club della famiglia Tesoro, ma i tifosi, grazie all’ottimo lavoro degli avvocati, potranno continuare ad essere fieri di quel derby vinto sul campo che sancì la salvezza per i giallorossi dell’allora tecnico Gigi De Canio.