LECCE (di Massimiliano Cassone) – Tra poche ore, per il Lecce ci sarà la sfida con l’Ascoli del neo-presidente Francesco Bellini e di sua moglie, la signora Marisa, già amatissima dai tifosi bianconeri fin dal primo giorno d’insediamento alla guida del sodalizio marchigiano. “Sogniamo insieme”, con queste due parole la donna ha fatto breccia nei loro cuori.
Lecce-Ascoli sarà anche la gara di due società che hanno la fortuna di avere due figure femminili, presenti e forti che partecipano alla vita sociale dei rispettivi club. Infatti, se in terra bianconera c’è la signora Marisa, nel capoluogo salentino c’è la first lady Maria Tesoro. Anche la moglie del presidente Savino è molto amata ed apprezzata in città.
A memoria d’uomo, Lecce non ricorda di aver avuto una prima donna così attivamente coinvolta nelle vicende della squadra di calcio. La signora Maria, invece, ha rivalutato questa figura. Solare, dolce e semplice ha iniziato a muoversi nel tessuto sociale cittadino con le visite nel Reparto di Oncologia Pediatrica di Lecce, nel carcere di Borgo San Nicola, nelle manifestazioni organizzate dai club di tifosi in provincia ed è sempre presente in ogni occasione per gratificare tifosi e calciatori, vuoi che sia un compleanno o la nascita di un figlio; lei è sempre lì a far sentire la vicinanza ed il calore della madre di famiglia. È stata proprio lei, a gennaio, a ritirare nel Teatro Comunale di Novoli il riconoscimento assegnato alla famiglia Tesoro, nella manifestazione “Gemme dello Sport”, dall’Assessorato allo Sport del Comune della Fòcara.
Abbiamo intervistato la “presidentessa” (così la chiamò Miccoli…) per conoscerla meglio. Siamo stati accolti da un sorriso meraviglioso che ha fatto diventare quest’intervista una bella ed allegra chiacchierata.
Signora Maria è d’uso comune ormai dire che dietro ad un grande uomo ci sia sempre una grande donna. La figura della first lady è divenuta importante anche nel mondo del calcio, lei cosa ne pensa?
“La mia esperienza nel Lecce è estremamente gratificante. Trasmetto ai ragazzi della squadra senso di appartenenza ed affetto: gioisco, incoraggio, consolo. È come ricreare i meccanismi di una famiglia e loro rispondono come ‘figli’ eccezionali, ognuno con le proprie peculiarità. Per carattere riesco facilmente a stabilire legami, creare ‘cemento’ e questo produce forza. Reputo perciò importantissimo il ruolo di ‘presidentessa’, è una figura che ha la forza delle donne, quella che parte dal cuore ed arriva al cuore“.
Sappiamo che ogni martedì Franco Lerda è a cena da voi; com’è il mister nel privato? È il generale di ferro che sembra in campo?
“Mi piace avere a cena il nostro mister perché in queste occasioni si rafforza il legame che unisce lui e la mia famiglia. Franco apprezza molto la mia cucina, soprattutto i primi piatti e i dolci. A tavola è un’altra persona, dimentica partite, moduli di gioco e risultati, ridiventa “ragazzo” allegro e… di appetito. Anche lì dice ‘affrontiamo un piatto alla volta, poi tiriamo le somme alla fine’…” (A questo punto sorride, ndr)
Lei è una cuoca molto brava. Cucinare è un modo per manifestare l’affetto alle persone care?
“Mi piace molto cucinare, è una passione che ho e che coltivo da sempre. Il cibo ha una valenza simbolica e senz’altro è anche un modo per dimostrare il mio affetto ma non è l’unico“.
L’altro giorno, il presidente Savino, in modo gioviale e simpatico, ha calciato due rigori a Caglioni dopo l’allenamento della squadra a Squinzano; cosa ci dice di lui? Com’è il Presidente nella vita di tutti i giorni?
“Savino è come lo vedete voi: esplosivo, spontaneo, generoso, buono ma è anche un uomo che si è fatto da solo e che conosce il valore del denaro. In casa è affettuoso e disponibile, purtroppo ha poco tempo da dedicare alla famiglia ma quando c’è, c’è… Ama vincere e questo suo desiderio lo trasmette a tutti coloro che gli vivono intorno quindi, ovviamente, anche alla squadra. Ritornando indietro alla prima domanda, a proposito della grande donna dietro ad un grande uomo, qualche volta mi piacerebbe vederla davanti a un grande uomo…“
Fabrizio Miccoli dichiarò che lei incise in maniera importante nella trattativa, cosa ci può raccontare di quei giorni?
“Voglio leggerle un messaggio che gli ho mandato quando si ventilava l’idea che lui potesse andare a giocare all’estero: ‘Ciao Achille piè veloce. Ho letto tra le righe che stai meditando di andare. Se è così, con il mio abbraccio ti mando l’augurio che tu possa non avvertire mai nostalgia per la meravigliosa e struggente terra salentina. Io sono stata fuori per diciotto anni e ancora sento il canto delle sirene che mi inducono a tornare. Voglio dirti anche che se tu vai per noi e la nostra squadra finisce un sogno. Non è solo di bravi calciatori che il nostro Lecce ha bisogno, noi e il mister ci abbiamo messo il cuore, tu saresti stato l’anima… con affetto. La ‘presidentessa’ Maria Tesoro’ . Credo che Fabrizio si riferisse a questo mio sms. Poi, sappiamo tutti come è andata a finire“.
Savino, Antonio, Giulia e nelle retrovie, ma sempre presente, c’è lei. Quanto la famiglia Tesoro ama la maglia giallorossa?
“Sono molto legata al Salento, non ne ho mai fatto mistero. Quando ho saputo che si stava realizzando il nostro sogno di comprare il Lecce ho scritto a mio figlio una frase che esprime tutto il mio sentimento per la squadra e per questa Terra. Non ricordo perfettamente le parole ma diceva pressappoco così: Giallu-russu, il colore dei papaveri e delle margherite, della terra che rinasce in primavera, ma anche il colore del sole e del sangue, che sono la forza e la vita. Sono i colori più belli al mondo“.
La scelta di vivere nel Salento sappiamo che è fortemente sua, com’è che si è innamorata di questa terra?
“È inutile ripetere tutto quello che si evince da ogni parola di questa intervista. Mi sento salentina a tutti gli effetti, per scelta“.
In chiusura, ringraziandola per la disponibilità, vogliamo chiederle come vede il futuro del Lecce; ai tifosi possiamo promettere il ritorno nella massima serie nel giro di qualche anno?
“Vorrei che il futuro del Lecce fosse meraviglioso. Adda passà ‘a nuttata diceva il grande Eduardo. Ma un passo alla volta, dice Lerda…“