LECCE (di Massimiliano Cassone) – Salvatore Striano ha regalato una speranza guardando, con gli occhi di conosce quella realtà, attraverso le sbarre d’una vita trascorsa in carcere, dove tutto si può incancrenire o dove qualcosa può cambiare. Il sistema carcerario di solito non aiuta i detenuti a crescere capendo l’errore commesso, ma il più delle volte emargina, bollando il pregiudicato per sempre.
Il noto attore (Gomorra, Gorbaciov, Cesare deve morire, ecc.) ha partecipato ad un incontro organizzato nel carcere di Borgo San Nicola di Lecce dalla giornalista Silvia Famularo su richiesta del Direttore della struttura, Antonio Fullone, della vicedirettrice, Rita Russo e dal Comandante della Polizia Penitenziaria, Riccardo Secci.
Silvia Famularo opera, come volontaria, nella struttura carceraria; in questi mesi, sta lavorando su un progetto editoriale molto interessante. Non dovrebbe tardare, infatti, la “prima uscita” della rivista redatta interamente dalle detenute, all’interno della quale ci sarà una sezione “Incontri” con dei personaggi famosi. Scelta azzeccata, visto il successo ottenuto, quella di chiamare l’attore napoletano dal passato burrascoso (8 anni di galera per vari reati): “Se io riuscissi a salvare anche soltanto uno di questi ragazzi, sarei un uomo felice” ci ha detto Striano, a microfoni spenti, prima di regalare al pubblico la sua esperienza.
Nel Teatro del carcere c’è stata la proiezione del documentario “Il Riscatto” (interpretato da Striano), introdotta da Silvia Famularo: “Oggi è San Valentino, la data dell’incontro non è stata scelta a caso; uscendo fuori dagli schemi e dai canoni consumistici della festa, oggi è l’occasione per dirsi che si vuole bene davvero. E questo è un atto d’amore verso i detenuti”.
Venticinque minuti intensi di un filmato crudo nel racconto. Inizialmente è stato un graffio all’anima ma con il passare dei minuti è diventato la carezza d’una speranza chiamata futuro.
Errare è umano, ma la nostra società difficilmente perdona, e chi sbaglia deve faticare il triplo per cercare di avere una vita normale. “Per noi pregiudicati non basta fare un gol, noi per vincere dobbiamo segnare 3 gol” ha chiosato Striano che, tra gli applausi scroscianti, ha continuato: “Mi ha salvato la letteratura, mi ha salvato Shakespeare, forse se avessi letto prima di commettere reati, non li avrei commessi. Leggete, occupate il vostro tempo in modo utile, imparate qualcosa, imparate un lavoro e una volta fuori, dovete decidere di non sbagliare più. Perché è una nostra volontà decidere di essere onesti. E poi, là fuori, ormai è stato già rubato tutto tre volte, non ci sta più niente, vi conviene investire in un lavoro onesto. La vita è una e trascorrerla in carcere, entrandovi e uscendo, sballottati a destra e a sinistra, come in una partita di ping pong è una cosa bruttissima. È meglio avere un piatto di riso e nemmeno una lira in tasca ma essere liberi, che mangiare caviale e poi finire in carcere”.
Messaggi forti che i detenuti hanno gradito applaudendo e guardando con occhi commossi ed ammirati l’attore. Hanno dato fiducia a Sasà Striano, perché è uno di loro che è riuscito a salvarsi. La speranza è quella che questi ragazzi riescano a non sbagliare più, ma la società deve aiutarli a farlo. Queste iniziative, propedeutiche al reinserimento nella vita quotidiana, dovrebbero essere adottate in tutte le strutture carcerarie. I complimenti vanno al Direttore, alla Vicedirettrice, al Comandante della Polizia Penitenziaria ed alla giornalista Silvia Famularo fautrice di questa lodevole e costruttiva iniziativa, coadiuvata dall’associazione “Lecce in Azione” e dai Lion’s Lecce.
Al termine dell’evento, l’attore, sul suo profilo facebook ha scritto: “Una giornata d’amore per chi soffre nel carcere di Lecce, oggi abbiamo buttato delle basi forti per creare un carcere più culturale, che sappia riabilitare, le mie lacrime, con gli occhi lucidi di giornalisti, guardie e carcerati…”