LECCE – L’11 novembre, è la Festa di San Martino, vescovo di Tours, uno dei santi più celebri fin dal Medioevo perché a lui sono connessi tanti detti, proverbi, riti, usanze e tradizioni gastronomiche in molti luoghi, compreso ovviamente il Salento. Il motto più noto a tutti recita: “A San Martino ogni mosto diventa tino…”
Il culto di S. Martino venne immediatamente favorito dalla Chiesa per soppiantare i riti pagani che si svolgevano nei primi 10 giorni di novembre. Durante queste feste si sospendevano le attività lavorative in onore degli dei e questo favoriva incontri collettivi, feste, trasgressioni e adulteri anche grazie all’eccessivo consumo del vino novello. Da qui e da altri aneddoti, questa festività viene chiamata in molte parti d’Italia la “festa dei cornuti“.
San Martino di Tours nacque da genitori pagani a Sabaria, l’odierna Szombathely, in Ungheria, nel 316. La famiglia successivamente si trasferì a Pavia, (il padre è ufficiale nell’esercito romano) dove Martino trascorse l’infanzia ed ebbe i primi contatti con ambienti cristiani. A 15 anni, spinto dal padre prestò giuramento arruolandosi nell’esercito ; vi rimase per 25 anni.
Il celebre “miracolo del mantello” si colloca proprio all’interno dell’esperienza militare. Durante una sera di novembre del 338, mentre era di ronda a cavallo nei pressi di Amiens, Martino s’imbatté in un uomo tremante per il gelo. Gli diede allora metà della sua clamide e, dopo quel gesto, il tempo freddissimo si fece più mite… Secondo quanto riportato nella “Vita Martini” dal discepolo Sulpicio Severo, la notte successiva gli apparve in sogno Cristo con gli angeli che gli restituiva la metà del mantello. Quando Martino si risvegliò, il suo mantello era integro. Ne restò profondamente scosso e, nella Pasqua del 339, si fece battezzare.
Da allora, per quanto soldato, tenne un comportamento da cristiano esemplare. Il mantello miracoloso andrà a far parte della collezione di reliquie dei re Merovingi. Il termine latino per “mantello corto“, cappella, indicherà le persone, “cappellani”, incaricate della conservazione. Lasciato il servizio militare, nel 356 Martino si spostò in Francia, a Poitiers, dove operava il vescovo Ilario, conosciuto durante la sua permanenza nell’esercito e di cui aveva grande ammirazione. Ilario gli offrì la carica di diacono, ma Martino accettò solo quella d’esorcista, di grado minore; successivamente fece un viaggio in Pannonia dai genitori e passò anche per Milano. Più tardi si ritirò alla Gallinaria, un isolotto davanti ad Albenga, già rifugio di cristiani durante le persecuzioni. Da qui Martino tornò poi in Gallia, dove ricevette il sacerdozio da Ilario. Un anno dopo, nel 361, fondò col suo aiuto una comunità di asceti a Ligugé (a 12 chilometri da Poitiers) probabilmente il primo monastero europeo. Secondo Sulpicio Severo, è da questo momento che iniziò a fare i primi miracoli.
Nel 371 i cittadini di Tours lo vollero loro vescovo. Martino cominciò a promuovere la giustizia fra deboli e potenti e condusse un’intensa opera di evangelizzazione, portando il Cristianesimo fra le popolazioni della Gallia Occidentale. Sorsero così numerose chiese rurali e monasteri, tra cui quello di Marmoutier, che fu per qualche tempo sua residenza. Un operosità che lo ha reso il santo più popolare di Francia nell’antichità e nel Medioevo.
Martino morì ad 80 anni l’8 novembre 397 a Candes, che da allora si chiama Candes-Saint-Martin. La tomba divenne oggetto di pellegrinaggi sin dal V secolo, quando Perpetuo, vescovo di Tours compose, quale testimone oculare, una raccolta di undici miracoli postumi operati da Martino. Il culto si diffuse in modo notevole immediatamente, tanto che il re Clodoveo lo proclamò un centinaio d’anni dopo la morte, patrono dei Franchi.
Riconosciuto santo subito dopo la sua morte, la sua festa si celebra l’11 novembre, giorno del funerale.