LECCE (di Gavino Coradduzza) – È stato un Lecce dai due volti quello visto al “Meazza” contro il Milan: primo tempo cato in tono minore, pericolosamente in balìa dell’avversario, ma ripresa da squadra vera. Un punto che fa classifica e che conforta, almeno per quanto visto nel secondo tempo. L’accelerazione rabbiosa dei rossoneri si manifesta al primo giro di lancette e mette i brividi: Leao è imprendibile, col Lecce che stenta alquanto ad organizzare i ranghi ed è chiamato a raffazzonare qualcosa per arginare le folate dei rossoneri facendo leva, in particolare, sul suo portiere Gabriel in serata di (semi)grazia…
Per quanto si veda in campo un Milan convalescente e dunque ancora sbalestrato e confusionario, è evidente che il blasone produce un certo patema d’animo nell’avversario; ed infatti i giallorossi manifestano disagio nei minuti iniziali sbandando ora qua, ora là. Ma non tutto il Lecce sembra soggiogato; Gabriel, per esempio, sfodera interventi di gran qualità a getto quasi continuo; superfluo rimarcare che a fare la partita, a guidare il gioco, è il Milan di Stefano Pioli …
La tanto invocata (da Liverani) imposizione della propria personalità ed identità non si materializza. Dunque, è pressoché inevitabile che prima o poi il gol maturi; Calhanoglu ci sa fare ed al 20° lo dimostra con un gol di pregevole fattura su cui Gabriel è però disattento…
Il Milan mostra sicurezza di palleggio anche in uscita dalle intricate situazioni che talvolta si verificano nella propria area mentre continua l’attesa di vedere entrare in partita il centrocampo e l’attacco giallorosso. Manca l’abituale contributo del pluriosannato Falco in serata incolore, per quanto il Milan non si sia preoccupato di organizzargli una gabbia ad personam per arginarne l’estro…
Del pacchetto arretrato si è detto: sottoposto a continua pressione può far conto sulla praticità di Lucioni (tamponatore senza troppe sbavature) e sulla vena di Gabriel, ma soffre non poco sul versante destro dove Hernandez è una furia e per Meccariello sono guai. Si va all’intervallo con il Milan in vantaggio di un gol, ma in netta superiorità sul piano della interpretazione della partita e della complessiva qualità…
La sosta infonde nuova linfa nei giallorossi che rientrano in campo con spirito mutato; non si tratta di un cambiamento epocale, ma cominciano a far capolino le qualità dimenticate nel corso del primo tempo; il Lecce continua a pagare la congenita lentezza del centrocampo che comporta qualche perdita di palla al limite dei 30 metri; ma la svolta c’è, si vede, e se ne accorge anche il Diavolo quando, al 15°, il VAR conferma un fallo di mano di Conti in area rossonera con conseguente calcio di rigore che Babacar si incarica di trasformare, sia pure in due rate…
Fuori Majer per Petriccione ed il registro del Lecce cambia a vista d’occhio: aumenta l’equilibrio, cresce la qualità delle iniziative, variano i temi di gioco e la difesa gioca con più accentuata tranquillità: il Milan non trova più sbocchi in avanti, anzi, incontra molte difficoltà ad avvicinarsi all’area giallorossa. Esaurita la brillantezza dei vari Hernandez, Suso e Calhanoglu, i rossoneri non sono pù quelli del primo tempo. La partita continua ad essere da batticuore al punto che anche l’espulsione di Liverani (35°) passa quasi inosservata..
Il solito Calhanoglu però non dimentica le sue serpentine: entra in area e porge al subentrato Piątek la comoda palla del 2-1: il nuovo vantaggio rossonero matura proprio nel miglior momento del Lecce, dunque bisogna rimediare nel poco tempo rimasto prima del triplice fischio dell’arbitro Pasqua…
La squadra giallorossa reagisce allora con carattere costringendo il Milan a difesa dell’esiguo vantaggio; ripristinare il giusto pareggio è compito che si assume Calderoni al secondo dei 6 minuti di recupero; il suo è un bolide di collo pieno che si infila alla sinistra dell’incolpevole Donnarumma per il 2-2 finale… Al Lecce allora sì che i conti tornano!