LECCE – SuperNews ha intervistato Jedaias Capucho Neves, meglio noto come Jeda. L’ex attaccante classe 1979 in carriera ha indossato, tra le altre, le maglie di Vicenza, Palermo, Catania, Rimini, Cagliari e Lecce. Fa il suo esordio in Serie A con la maglia del Vicenza nel 2000, sotto la guida di mister Edy Reja. Nel massimo campionato disputa quasi 150 partite, affermandosi soprattutto tra le fila del Cagliari di Max Allegri, e con 67 reti realizzate è attualmente il secondo miglior marcatore straniero della storia della serie B, alle spalle di Pablo Granoche. Insieme a lui abbiamo ripercorso le tappe più importanti della sua carriera, con uno sguardo rivolto all’attuale situazione calcistica di Serie A e Serie B.
A Crotone una delle tue più importanti stagioni dal punto di vista realizzativo. Che ricordi hai? Il Crotone quest’anno poteva fare di più? È ormai destinato alla retrocessione in Serie C?
A Crotone fu una stagione molto positiva. In Calabria ho segnato tanto ed ho avuto grande continuità. Una svolta per me dal punto di vista professionale. La società mi è sempre stata vicina e Gasperini è stato fondamentale per la mia crescita. È un allenatore che mi ha dato tanto, anche sotto l’aspetto del temperamento e del carattere. Con lui mi sono trovato davvero bene. Quando qualche anno fa il Crotone ha conquistato la Serie A sono stato contentissimo, è una città che se lo merita. Tra tante difficoltà non è sempre facile emergere, il Crotone invece ce l’ha fatta e questo mi ha riempito il cuore di gioia. Attualmente i rossoblù stanno vivendo una situazione complicata. Non mi sarei mai aspettato una stagione così negativa e deludente. Poco tempo fa il Crotone era in Serie A ed ora rischia la retrocessione in C, tutto ciò è davvero incomprensibile. Non immaginavo minimamente un tracollo del genere.
A Cagliari ritrovi la Serie A, facendo bene soprattutto sotto la gestione Allegri. Qual è il momento più bello vissuto in maglia rossoblù? Quale caratteristica apprezzavi di più dell’allenatore toscano?
Quando sono arrivato a Cagliari la squadra aveva fatto appena dieci punti nel girone d’andata. La salvezza sembrava impossibile, tutti ci davano per spacciati. Invece, contro ogni pronostico, riuscimmo a fare l’impresa con mister Ballardini. In assoluto una delle gioie più grandi della mia carriera da calciatore. I tifosi si avvicinarono sempre di più alla squadra e si creò un’alchimia straordinaria. Quella stagione ha lasciato sicuramente un segno indelebile nella mente dei cagliaritani. Max Allegri fu una scommessa del presidente Cellino. Con lui c’è sempre stato rispetto reciproco. Non è mai stato autoritario nei confronti della squadra, ma si è sempre messo a disposizione di tutti con grande umiltà. Questa è stata la sua arma vincente. È una persona sincera che parla “in faccia” e non le manda a dire. Questo è un suo grande pregio. Spesso mi riprendeva davanti a tutto il gruppo, non ha mai avuto nulla da nascondere. È un lato del suo carattere che ho sempre apprezzato molto. Un suo difetto, invece, è quello di dare troppe spiegazioni, sollevando polemiche inutili con alcuni giornalisti e opinionisti. Le critiche a volte bisogna accettarle e basta, senza prendersela troppo, tanto alla fine parlano i risultati e gli obiettivi raggiunti.
Significativa la tua esperienza in Serie A con la maglia del Lecce. La salvezza arriva all’ultima giornata, decisivo un tuo gol al San Nicola contro il Bari. Un derby ricordato per l’autogol di Masiello e il successivo intervento della giustizia sportiva. Che ricordi hai di quella partita, che idea ti sei fatto riguardo quella vicenda?
Dopo la vittoria nel derby contro il Bari siamo stati accolti da eroi a Lecce. Migliaia di persone festeggiarono la salvezza con noi in piazza. Una grandissima gioia, momenti indimenticabili. I fatti emersi successivamente mi hanno fatto male. È stato rovinato quanto di bello era stato fatto in campo, con tanto impegno e dedizione. Inizialmente credevo ad uno scherzo, in voci prive di fondamento. La verità è stata un duro colpo da digerire. Una vicenda che ha rovinato l’immagine e la reputazione del club. In tutto quel trambusto ha pagato solo il Lecce…
Dopo la retrocessione con il Novara, ritorni a Lecce in Serie C: una scelta di cuore? Come vedi i giallorossi nella lotta promozione per la Serie A?
Sì, sono tornato a Lecce in Serie C per amore del club e della piazza. L’obiettivo era riportare subito il club il più in alto possibile. Purtroppo, non ci siamo riusciti. Varie vicissitudini, come infortuni e squalifiche, e una gestione tecnica non all’altezza ci hanno limitato molto. Per me è una ferita ancora aperta. Sono convinto che il Lecce possa ottenere la promozione in Serie A. La squadra è concreta, compatta e matura. Ho visto e commentato tante partite. I giallorossi mi hanno impressionato in positivo.
Sei il secondo miglior marcatore straniero della Serie B, alle spalle di Granoche. Quanto ti rende orgoglioso questo risultato? A proposito di gol, ce n’è uno che ricordi con particolare piacere ed emozione?
Sono molto orgoglioso di questo dato, è una statistica che mi ricordano spesso. A inizio carriera non l’avrei mai immaginato perché la Serie B è parecchio difficile. Confermarsi in un campionato del genere non è semplice. È un risultato che ricordo sempre con piacere. Il gol più emozionante? Ce ne sono tanti, probabilmente quello contro il Napoli nel 2009. Entrai dalla panchina e alla prima palla toccata siglai di testa il gol del 3-2 al 90°. Lo stadio esplose, ricordo ancora il boato. Sfortunatamente il Napoli riuscì a pareggiare al 96′ con Bogliacino. Risultato a parte, fu una rete davvero emozionante.
Il campionato di Serie A è particolarmente entusiasmante e combattuto. A tuo parere, chi la spunterà nella lotta scudetto?
Pensavo che Napoli e Inter potessero mollare la presa, invece è il Milan a perdere punti per strada. La vittoria del Napoli a Bergamo è stata molto importante. Gli azzurri giocano sempre con immensa maturità e hanno grande organizzazione in campo. C’è convinzione e consapevolezza di poter arrivare fino in fondo. Credo possa essere l’anno giusto per lo scudetto. Osimhen è e sarà fondamentale per il Napoli, lo preferisco a Vlahovic. Fa reparto da solo e mette in difficoltà ogni difensore.
Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
Collaboro già da qualche anno con il Muggiò, club di Promozione lombarda. Mi trovo bene, è una società ambiziosa. Faccio il direttore tecnico e lavoro con il settore giovanile. Da qualche mese alleno anche la squadra Juniores. Sto cercando di fare esperienza, mi piacerebbe continuare la carriera da allenatore. In futuro vorrei allenare nel settore giovanile di una squadra importante. La recente debacle con la Macedonia ci ricorda che in Italia bisogna ripartire necessariamente dai giovani.