LECCE – È durata esattamente 271 giorni l’avventura di Eugenio Corini sulla panchina del Lecce. Chiamato in tutta fretta la scorsa estate a sostituire Fabio Liverani allettato dalle proposte del Parma, il quasi 51enne tecnico di Bagnolo Mella fu presentato ufficialmente alla Stampa il 25 agosto 2020 nella hall di Palazzo BN. Una conferenza in cui lo staff dirigenziale giallorosso diede il benvenuto al successore di colui a cui era l’impresa di portare la squadra giallorossa dalle pastoie della Serie C fino in Serie A, salvo abbandonare la nave alla vigilia della quarta stagione sulla panchina leccese.
La notizia del suo esonero è di oggi. A nulla è servito vantare Massimo Coda come capocannoniere della Serie B con ben 23 gol ed il miglior attacco (con 68 gol a pari merito con l’Empoli, che ha chiuso al primo posto). A fare da contraltare le 47 reti subite che hanno fatto di quella leccese una delle compagini più perforate (12ª a pari merito con il retrocesso Cosenza). Il vaso era colmo. Corini lascia il Lecce dopo aver guidato la squadra giallorossa (comprese anche le gare in cui era in isolamento per la positività al Covid) in 42 partite tra campionato e Coppa Italia (2 match) ed un bilancio complessivo di 17 vittorie, 16 pareggi e 11 sconfitte.
Per invogliare mister Corini ad accettare la chiamata in extremis, la dirigenza dell’U.S. Lecce, nella persona del Dg Pantaleo Corvino, gli propose un contratto triennale, che andasse di pari passo col progetto voluto dalla proprietà di tentare il ritorno in massima categoria nel giro, appunto, di 3 anni. Un programma ambizioso, che passava dalla profonda ristrutturazione del Settore Giovanile, al cambio di politica in fatto di patrimonializzazione del club, ma anche di implemento delle strutture tecniche al servizio della squadra.
Col campionato cadetto in cui il Lecce si presentava con la scomoda etichetta di retrocessa in cerca di riscatto, non sono mancati i problemi da affrontare nel corso di una stagione che ha seguito quella già complicata dalla pandemia. Tra l’altro, anche il tecnico bresciano è stato contagiato dal Covid-19 ed ha saltato un mese di gare, affidando la conduzione al suo vice Salvatore Lanna.
Un torneo complicato dalla miriade di turni infrasettimanali introdotti nel calendario per far sì che la stagione 2020/’21 finisse entro i tempi necessari affinché i vari nazionali potessero rispondere alle chiamate in vista degli Europei rinviati di un anno e non più procrastinabili. In questo contesto il Lecce era chiamato a ricostruire un gruppo che integrasse i senatori rimasti dalla precedente annata con i tanti giovani di belle speranze portati in Italia da perfetti sconosciuti da Corvino. Un cammino che ha preso ad essere spigliato solo col passare delle giornate, soprattutto grazie alle serie di vittorie consecutive, soprattutto in trasferta, che hanno caratterizzato questo campionato cadetto.
Un’annata nel primo campionato del post-lockdown che stava per trasformarsi in una quasi–impresa, almeno fino alla fine di aprile, quando la sosta decisa dalla Lega B per permettere i recuperi delle gare da parte delle squadra alle prese con numerosi casi di positività ha stravolto i ritmi psico-fisici dei giallorossi che hanno sperperato un vantaggio di 4 punti sulla Salernitana (5 in virtù egli scontri diretti a favore) e di 6 sul Monza che era terzo. Una frenata troppo brusca che ha impedito a Mancosu e compagni di ritrovare il ritmo giusto, vanificando una grande rimonta portata avanti tra febbraio e marzo con i KO interni contro SPAL e Cittadella, seguiti a quelli di Monza ed Empoli.
Il Lecce ha così chiuso al quarto posto, affidando ai playoff le proprie speranze di promozione. Ma anche lì sono emerse tutte le pecche che hanno portato la società ad esonerare Corini non più capace di restituire motivazioni ed energie mentali ad un gruppo che non è rimasto branco, come auspicato qualche tempo fa da Corvino, e che ha raccolto un pareggio ed un’altra sconfitta contro il Venezia. L’ultimo sorriso di questo torneo resta, dunque, il successo a Vicenza dello scorso 17 aprile (1-2). Da allora, appena 2 pari e 4 battute d’arresto, spareggi compresi. Il vaso era colmo.