LECCE (di Gavino Coradduzza) – Stavolta stavamo pregustando una vittoria appetitosissima che avrebbe catapultato in avanti la classifica del Lecce, ma il furibondo finale di partita del mai domo Pescara ha costretto i giallorossi ad ingoiare un boccone più amaro che dolce lasciando 2 punti pesanti sul terreno…

Sul manto erboso, perfetto, dello stadio “Adriatico, il Lecce trova già dai primi minuti di gioco la chiave giusta per gestire la partita imponendo la sua idea di gioco così come Corini desidera: Hjulmand è il metronomo coadiuvato, per fare reparto, da Bjorkengren e MajerCoda aiuta con profondi ripiegamenti Rodriguez, il “mosquito”, che punge gravitando sul fronte destro ben alimentato ed anche custodito da Maggio. Il pacchetto difensivo accorda poco palcoscenico agli attaccanti di casa chiudendo tutti i corridoi che conducono alla rete di Gabriel

A metà della prima frazione di gioco si ha l’impressione che il Pescara avverta una certa dose di soggezione ed infatti, prima di osare qualche alzata di testa, si preoccupa di evitare capitomboli. Si vede chiaramente che gli va bene che le cose procedano in questo modo con il conforto che, quanto a pericolosità estrema, il Lecce rallenta il proprio impeto (se di impeto si può parlare) ben prima degli ultimi sedici metri…

Non si può escludere che questa sorta di “impotenza offensiva” sia conseguenza del ritmo di gioco non proprio da “corsa tris”. L’esperienza di Maggio lo porta (39°) a spingersi a centro area avversaria, ignorato dai difensori abruzzesi, trova il modo di far esplodere il suo destro che fulmina Fiorillo su assist di Meccariello. È il gol del vantaggio che anche numericamente stabilisce le gerarchie già evidenti in campo…

La ripresa ripropone, accentuandoli, difetti e pregi di entrambe le squadre: il Lecce tiene ben in pugno la partita; lo fa con discreta autorevolezza concedendo solo rari spunti ad un Pescara che, psicologicamente appesantito dalla precaria classifica, ancor più si disunisce pressato dall’incubo di una nuova sconfitta che lo isolerebbe in fondo alla classifica…

Non disponendo di strumenti di qualità la squadra di Grassadonia sfodera le residue armi della grinta e della volontà di non soccombere; ed è attraverso questo apprezzabile impegno che in un paio di circostanze mette in difficoltà il quartetto difensivo giallorosso sulla cui momentanea (ma non tanto momentanea) lentezza è costretto a mettere una “pezza” il solito Gabriel. Sono un paio di scricchiolii che dovrebbero suonare come sirene d’allarme

A volte capita che la caparbietà, unita ad una grande volontà, riesca a sopperire alla scarsezza di mezzi tecnici; diventa così possibile e dunque accade che Busellato, al primo minuto di recupero, metta la palla dentro al sacco di Gabriel compiendo quella sorta di miracolo che tiene il Pescara ancora in vista della linea di galleggiamento anche se da assai probabile posizione irregolare non ravvisata dal secondo assistente dell’arbitro Robilotta. Per il Lecce si può parlare di ennesima occasione sprecata; mi pare lecito affermare che queste occasioni buttate alle ortiche cominciano ad essere troppe e la presunta sfortuna, questa volta, non c’entra proprio…

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