LECCE (di Gavino Coradduzza) – Di rigore, sì, ma vittoria certamente rischiata, inseguita e meritata per i giallorossi che tornano al successo allo stadio “Via del Mare” dopo circa due mesi dall’ultima volta (col Vicenza). Una serata in cui hanno funzionato egregiamente i cambi operati da  mister Corini nel corso della ripresa e di cui il Lecce ha tratto giovamento, col successo sul Cosenza maturato quasi come un fatto naturale; ma non era iniziata bene, anzi…

Il biglietto da visita dei giallorossi viene sventolato dopo appena 15 secondi di gioco da Hjulmand con una rasoiata di destro dalla media distanza: traversa piena! Sembrerebbe il preludio ad una serata di gloria totale ed invece, a far centro con un girata di testa in anticipo su Meccariello, è Gliozzi (8°) che bissa il gol dell’andata. Niente da dire, un gol pulito e ben costruito…

L’euforia dei calabresi è però di breve durata, vale a dire fino al dodicesimo minuto, quando Coda trasforma brillantemente in gol il calcio di rigore accordato dall’arbitro Giua per un fallo in piena area su “mosquitoRodriguez da parte dell’ex giallorosso Matteo Legittimo che viene nell’occasione anche ammonito dal direttore di gara…

Non è male la manovra del Lecce che però si sofferma anche troppo su temi scolastici sulla propria trequarti probabilmente per stanare i calabresi, invitandoli a scoprirsi. Pochi rifornimenti per le punte, poche accelerazioni, scarseggiano anche i guizzi lì davanti, con verticalizzazioni ancora tutte da inventare. Il Lecce sconta di frequente l’imprecisione nell’ultimo passaggio e, talvolta, anche nel penultimo: ora corto, ora lungo, ora largo, ora stretto, quasi mai giusto. Le fasce riforniscono molto poco: Maggio, a destra, sale col contagocce e dalla parte opposta, Gallo produce poco di meglio…

Il Cosenza di Occhiuzzi non sfigura, anzi; si avvicina con spavalda frequenza all’area di Gabriel e fa frullare palla con buona precisione. L’aggettivo appropriato sarebbe “disinvolto”, perché si muove armonicamente, con evidente disinvoltura e geometrie talvolta fantasiose, spesso precise è in alcune fasi diventano, per i giallorossi, alquanto indigeste…

In avvio di ripresa si nota già qualcosa di nuovo o, meglio, di diverso: Maggio si distende sulla corsia destra di sua competenza con qualche sgroppata in profondità; Gallo lo fa con maggior frequenza sul versante mancino ed infatti Coda ed il “mosquito” non devono più dannarsi l’anima e i polmoni per recuperare qualcosa di giocabile…

Non è partita da antologia del calcio, ma resta godibile ancor più con l’aumento di intensità. E venne così l’ora (64°) dell’ingresso in campo di Mancosu per portare fosforo e grinta al centrocampo, e pure di Pettinari per lubrificare le conclusioni verso la porta di Falcone; escono invece dalla contesa Henderson e Coda

E venne quindi anche l’ora (77°) del secondo rigore che proprio Marco Mancosu stavolta trasforma senza alcuna esitazione, cancellando l’errore dal dischetto commesso con l’Ascoli e l’amarezza per lo stato di forma non ancora ottimale che lo sta rallentando. Il Lecce diventa allora calcisticamente adulto, più squadra, senza commettere l’errore di cullarsi sul gol di vantaggio…

A mettere in cassaforte il risultato arriva prima l’ingresso di Pisacane per passare ad una difesa a 5, quindi (85°) il terzo gol: su punizione battuta dalla trequarti da Mancosu è vincente una inzuccata di Meccariello su preciso assist al volo di Maggio dalla linea di fondo che chiude la partita. Ed ora si va a Pescara

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