LECCE (di Italo Aromolo) – Il Lecce ha un’integrità di valori e non scende a compromessi con mercati milionari e trattative surretizie. È il messaggio forte e chiaro lanciato da Saverio Sticchi Damiani, presidente dell’U.S. Lecce,  e dal responsabile dell’area tecnica, Pantaleo Corvino, nell’arroventato clima del calciomercato estivo. Le richieste di cessione da parte di Petriccione, Mancosu, Falco e Tachtsidis hanno aperto quel labirinto di equilibri e volontà – tra calciatore, acquirente e venditore – in cui districarsi è arte per pochi.

Ma il Lecce non è un albergo stagionale, chi ha un contratto deve rispettarlo. Non siamo terra di pascolo per nessuno” tuona il vecchio lupo del calciomercato Pantaleo Corvino, demolendo a colpi di fermezza l’assioma secondo cui siano i calciatori a tenere sotto scacco le società e non viceversa. Un concetto che è stato ribadito da Saverio Sticchi Damiani nel corso della trasmissione televisiva Piazza Giallorossa: “L’unico vero big è la maglia giallorossa” chiosa l’avvocato maestro di diplomazia, interpretando quel sentimento diffuso tra i tifosi giallorossi secondo cui i giocatori passano al soldo del miglior offerente, mentre la maglia, insieme alla gente e alla città che rappresenta, resta nel tempo.

Gli interessi generali del Lecce vanno anteposti a quelli particolari dei singoli calciatori: “La linea deve essere dura” – ha aggiunto ancora SSD sul Tachsidis-gate – “altrimenti se ognuno pensa di potersene andare in qualunque momento, ci mettiamo nelle mani di chiunque; i giocatori hanno il sogno di concludere la carriera con soddisfazione economica, ma noi come società abbiamo il sogno di fare questo campionato con la miglior rosa possibile”.

La guerra in casa non fa bene a nessuno, così deporre le armi dell’intransigenza e alzare lo scudo dell’umana comprensione è una strategia altrettanto valida: “Non siamo talebani” – le parole di Corvino – “ma padri di famiglia: siamo sensibili alle reazioni di tutti e le capiamo, così come speriamo che i calciatori capiscano le nostre”.

Entrambi salentini purosangue, Corvino e Sticchi Damiani si sono eretti a paladini della leccesità in questa spinosa questione di calciomercato: con stili diversi – diplomazia e aplomb del presidente, schiettezza e intransigenza del direttore – hanno redatto un “vangelo” di verità sul bene del Lecce. Da queste parole trasudano la passione e l’attaccamento di due dirigenti per cui gli interessi della propria squadra e la stima della propria gente valgono più di ogni altra cosa, portafoglio incluso. Una garanzia di lealtà su cui pochissime comunità calcistiche possono contare. Ecco perché Lecce può e deve andarne fiera.

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