LECCE (di Tommaso Micelli) – Non è vero che tutte le partite sono uguali. Ce ne sono alcune che fanno tremare le gambe più delle altre, non per la caratura dell’avversario, non per i campioni che si affrontano, ma per quello che esse rappresentano. Quando affronti una delle squadre più forti del mondo, più vincenti, uno dei simboli, forse il più grande, del “sistema” (lo stesso sistema che da “brutto anatroccolo” della Serie A abbiamo sempre combattuto) è inevitabile che le gambe tremino più del solito. È naturale anche che tornino in mente tutti i momenti in cui abbiamo temuto – più che pensato – che non le avremmo giocate più partite come queste.

A Lecce siamo caduti, abbiamo annaspato nel fango per sei lunghe stagioni, ma poi ci siamo rialzati. Ce la siamo sudata questa Serie A, nessuno ce l’ha regalata. Dallo stadio “Arturo Valerio” di Melfi con il pullman parcheggiato a bordo campo, alle luci di “San Siro” e del “Via del Mare” ne abbiamo fatta di strada…

Mi piace pensare che prima della partita di domani, ai calciatori del Lecce, qualcuno racconti della prima volta che i giganti caddero sotto i colpi di Checco Moriero e Pedro Pablo Pasculli, di  Axel Konan, attaccante ivoriano che stese la Juventus (una delle più grandi di sempre) al “Delle Alpi“; di un due a zero senza storia qualche anno dopo al “Via del Mare” grazie a Djamel Mesbah e Andrea Bertolacci; di quello stesso ragazzino ventenne capace di umiliare il portiere più forte del mondo nel nuovo “Juventus Stadium“. Storie di uomini che hanno conquistato la gloria. Chi non vuole diventare storia?

Mi piace infine pensare che qualcuno gli racconti di Davide che parte sempre sconfitto contro Golia, ma a volte ci crede tanto da sovvertire i pronostici e il fato. Nessuno chiede di vincere, sarebbe un miracolo. Però era un miracolo anche la doppia promozione che ci ha portato fin qui. E allora, Lecce, credici e lotta. Per chi c’è sempre stato. Sempre fiducioso. Sempre dalla tua parte. Domani sì che sarà una vittoria, comunque vada.

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