LECCE (di Italo Aromolo) – E’ bastato un Lecce pragmatico, essenziale e preciso nelle giocate – pur lontano dalla perfezione – per conquistare un punto contro il malridotto Milan e tappare gli zampilli di rinascita dei rossoneri, all’esordio col nuovo tecnico Stefano Pioli. Il finale di 2-2 sentenzia un definitivo, e giusto, equilibrio che è il risultato di un primo tempo a impronta chiaramente milanista e un secondo in cui il Lecce ha dimostrato caparbietà e vigoria necessarie per reagire e appuntare due volte il risultato sul pari.

Il 4-2-4 del Milan quando Paquetà si alza a destra. Costante il supporto del terzino Theo Hernandez sulla sinistra.

Mister Pioli riorganizza il Milan riproponendo il 4-3-3 del predecessore Giampaolo, ma con un paio di varianti che scuotono non poco gli equilibri difensivi del Lecce, impreparato su temi tattici imprevisti fino a pochi minuti prima del fischio d’inizio. L’idea del tecnico rossonero è quella di valorizzare i centrocampisti del 4-3-3 e in particolare Paquetá, che da mezz’ala destra gioca costantemente più avanti funzionando quasi da attaccante aggiunto di un ipotetico 4-2-4 (con Kessié e Biglia mediani). Il supporto di un cavallo di razza come Theo Hernandez, a galoppare senza tregua dalle retrovie del settore sinistro, crea ulteriore scompiglio. Al Lecce mancano le misure e i riferimenti nel seguire alcuni uomini: la mobilità felina di Leão non fa rimpiangere il più tradizionale puntero Piatek; impronosticabile è la posizione di un tarantolato come Calhanoglu, schierato in attacco a sinistra ma licenziato a svariare su tutto il fronte: il suo gol per il provvisorio vantaggio del Milan (20° minuto) arriva dalla fascia opposta a quella di competenza.

Mentre il Diavolo colleziona palle-gol con ritmica regolarità (69 attacchi e 11 tiri nei primi 45’), il Lecce fa da spettatore a metà tra l’impotenza e il tafazzismo. I tentativi offensivi dell’undici giallorosso sono vanificati da errori tecnici che si riflettono negativamente anche sulla fase difensiva: quando si conquista palla l’intera squadra si distende (transizione positiva) per poi doversi ricontrarre non appena si perde il possesso della sfera. L’esito è ovviamente infelice: si corre molto e male.

Ripartenza del Lecce: attaccano in 4 per liberare Mancosu solo davanti a Donnarumma.

Ma il Lecce ha il merito (e la fortuna) di arrivare all’half-time con un solo gol di svantaggio: anche nel campionato di Serie A, in cui di solito cinici campioni non perdonano gli errori, è talvolta lasciato intatto uno squarcio di possibilità di recupero e i salentini vi si aggrappano con gli artigli. Mister Liverani sostituisce Filippo Falco con Diego Farias senza modificare l’impianto tattico, mentre è lampante il cambio di rotta in fase di impostazione e disimpegno tecnico: Tachtsidis &Co sbagliano molto meno, optando più frequentemente per palloni lunghi che il pimpante attaccante brasiliano – subito nel vivo del gioco – e lo statuario Babacar raramente sprecano.

Rigore per il Lecce: Farias attira 5 avversari e sono 3 i giallorossi liberi in area.

Si capovolgono i rapporti di forza: il Milan paga il gran dispendio di forze della prima frazione, e in particolare la minor vena propulsiva di Theo Hernandez. Fiducia e libertà mentale consentono al Lecce di attaccare con più uomini e orchestrare contropiedi che fanno rizzare i peli a Donnarumma: al 56′ Mancosu è liberato solo davanti alla porta in una ripartenza in 4 contro 3, poco prima dell’azione del calcio di rigore in cui sono addirittura in 3 i giallorossi liberi negli ultimi sedici metri.

Arriva la parità, ma il Milan continua ad essere la controfigura di quello limpido e manovriero del primo tempo, mentre il Lecce trova le giuste distanze tra reparti anche in fase di copertura: il pressing degli attaccanti Mancosu-Farias-Babacar si fonde in un efficiente tutt’uno con quello dei centrocampisti, riducendo ai minimi termini la pericolosità dei rossoneri. Alla fine saranno 41 gli attacchi della formazione giallorossa nel secondo tempo (contro i 29 del primo): l’ultimo, quello di Calderoni al 92′, regala un pareggio che a “San Siro” mancava da ben 19 anni ed entra di diritto nell’albo dei migliori momenti della storia recente del calcio leccese.

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