LECCE (di Italo Aromolo) – Non un singolo fattore, ma solo una combinazione di differenze sul piano tecnico, agonistico, motivazionale e tattico, tutte sommatesi in un’unica direzione negativa nello stesso pomeriggio, può spiegare il naufragio del Lecce contro l’Atalanta, tanto netto è stato il dominio della formazione bergamasca nell’arco dei 90 minuti (26 tiri e 85 azioni d’attacco dalle parti del portiere leccese Gabriel).

La posizione di partenza di Gomez nell’azione del 2-0

Focalizzarsi sul tema tattico potrebbe perciò rivelarsi uno sterile esercizio di dialettica – nessuna variante di questo o quel posizionamento avrebbe mai cambiato l’esito dell’incontro – ma finchè l’inerzia del risultato non ha disattivato gli interruttori della concentrazione dei ragazzi di Liverani (ovvero il raddoppio di Gomez al 40°) qualche spunto è stato offerto dal match. Innanzitutto a centrocampo, zona sicuramente evidenziata nelle lavagne tattiche pre-gara perché, contro il 3-4-3 atalantino, il Lecce avrebbe potuto valorizzare la superiorità numerica del terzetto MajerPetriccioneImbula rispetto al duo di centrocampisti centrali avversari De RoonFreuler. Ma la dinamica di una partita è molto diversa dalla statica degli schemi e l’Atalanta gasperiniana ne è fulgida manifestazione: nel suo muoversi vagabondo, Papu Gomez ha funzionato da centrocampista aggiunto, dando man forte alla mediana sia in fase di possesso (si è inserito tra Imbula e Petriccione per realizzare il 2-0), che di non possesso (si abbassava a prendere palla fino alla linea dei difensori). La sua è stata un’interpretazione da “calcio totale”, filosofia di gioco secondo cui ogni ruolo evapora e nessun calciatore è ancorato ad una posizione fissa in campo.

Rispoli anticipato da Gosens in occasione del gol dell’1-0

Con sorprendente regolarità il Lecce ha commesso  – e pagato caro – errori in fase di uscita dalla propria area di rigore. Il teorema di non buttare via la palla anche in complicate situazioni difensive si è ritorto contro la formazione giallorossa, dal momento che l’animalesca foga agonistica e l’inesauribile vena atletica dell’Atalanta hanno indotto gli asfissiati difendenti leccesi alla facile imprecisione tecnica. Gli orobici hanno applicato un pressing alto con almeno 5 giocatori per volta (i tre attaccanti, il centromediano e l’esterno di centrocampo del lato interessato) e proprio da una situazione di queste è nato il gol del vantaggio di Zapata (Rispoli anticipato da Gosens, che ha servito l’assist per l’attaccante colombiano).

Il pressing atalantino con 5 uomini: 3 attaccanti e 2 centrocampisti

Prendiamo spunto da una situazione di apparente tranquillità, come la rimessa dal fondo del portiere, per capire come il Lecce si sia talvolta complicato la vita da solo: al 30° Gabriel batteva corto, i soliti cinque atalantini perimetravano l’area di rigore e, non appena il pallone era in gioco, si fiondavano sui difensori giallorossi che, messi alle strette, rischiavano di perdere palla con l’aggravante di trovarsi a pochi metri dalla propria porta. Liverani avrà da lavorare su queste situazioni per affinare i meccanismi di difesa, potenziale snodo della stagione giallorossa: solo se si riuscirà a trovare il giusto equilibrio tra ricerca del gioco manovrato e concreta solidità difensiva, questo Lecce potrà dire la sua in campionato e competere per la salvezza.

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