LECCE (di Gavino Coradduzza) – Non vince, non pareggia, esce sconfitto dal confronto con la Roma, ma con la consapevolezza della propria caratura di squadra affidabile; Questo è il Lecce che esce sconfitto per la terza volta di fila dal “Via del Mare” in altrettante uscite davanti al pubblico amico… Lo spettacolo è già godibile osservando il palcoscenico in cui si gioca: stadio stracolmo, imbandierato; tifo incontenibile e temperatura estiva

Sorniona e ammiccante in avvio, la Roma di Paulo Fonseca, accompagnata in trasferta da circa 1200 tifosi, indugia nel palleggio cercando di stanare la difesa di Liverani; poi, improvvisamente, inventa veloci affondi che nascono dalle accelerazioni di Florenzi e dalle invenzioni di Pellegrini; il Lecce deve tener gli occhi ben aperti e lo fa egregiamente…

È una Roma che non si sbilancia eccessivamente, ben sapendo che allargare i corridoi difensivi significa concedere spazi letali a Falco e Babacar. Cosa diversa è la prorompente vitalità dei giallorossi salentini che avanzano a folate di gruppo e con rigoroso rispetto delle distanze tra reparti. Sul piano del palleggio, della tecnica, l’avversaria sa essere più squadra, ma nei movimenti si fa preferire il collettivo dei padroni di casa…

Quando la Roma guadagna campo, e lo fa sempre più spesso, il reparto arretrato del Lecce accusa qualche impercettibile sbandamento; i primi venti minuti di Calderoni sono esemplari per impegno, corsa e spinta pur concedendo, talvolta, qualche attimo di pericolosità a Kluivert. Funziona discretamente la catena di destra con Rispoli e Falco ai quali spetta un compito non facile: quello di aver ragione di due rocce solidissime come Kolarov e Mkhitayan

Primo tempo bello; impreziosito dalle scorribande impetuose di Rispoli, le fughe a tutto campo di Falco ed i puntuali salvataggi di Lucioni e Gabriel. Molto apprezzabile anche l’elegante puntualità di palleggio della Roma, ed intanto i gol latitano…

La Roma che rientra in campo nella ripresa manifesta un altro spirito: esteticamente meno leziosa e più essenziale; sull’asse verticale Pellegrini-Dzeko-Mkhitayan, quest’ultimo riceve la palla buona, calcia e lambisce il palo già al 3° di gioco.

Liverani toglie dal campo uno stremato Mancosu sostituendolo con Shakhov, ed intanto il pallino del gioco passa sempre più saldamente nelle mani dei capitolini… È conseguenziale che, batti e ribatti, arrivi il gol di Dzeko (10°) dimenticato, anche se solo per un attimo, da Lucioni e Rossettini e libero di incornare a rete comodamente dopo un errore in dismpegno di Majer

La Roma è cresciuta e cresce ancora a vista d’occhio, ma il Lecce non sbanda; anzi ribatte colpo su colpo anche se la reazione, magnifica sul piano caratteriale, si smarrisce nel tessuto organizzato dal folto centrocampo degli ospiti e dalla loro attenta difesa… Imbula, per scelta di Liverani, rileva Tachtsidis (18°), Fonseca risponde inserendo Zaniolo per Pellegrini un tantino malconcio. La reazione del Lecce poggia su saltuari, ma pericolosi, sussulti che potrebbero produrre il gol del pareggio, ma nelle fasi più calde e di pericolo per gli ospiti, anche Dzeko rincula per dare una mano ai difensori…

Babacar continua a smarrirsi in solitari tentativi che producono coreografia calcistica e scarsa concretezza: Liverani lo sostituisce con La Mantia. Poi tocca a Gabriel annullare un calcio di rigore (fallo di mano in area di Lucioni) battuto dallo specialista Kolarov e così il Lecce deve riorganizzarsi per cercare di trovare il pareggio…

La stanchezza collettiva (temperatura a 31 gradi) condiziona pesantemente gli ultimi 15 minuti di gioco; si va avanti per inerzia, per volontà, per orgoglio anche se la lucidità è ormai sotto la doccia; il Lecce non demorde, insiste, continua a battersi attingendo alle ultimissime stille di energia; è encomiabile, non vi è alcun dubbio; ma l’estremo prodigarsi non produce quella che sarebbe una gemma preziosa: il gol del pareggio…

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