LECCE (di Italo Aromolo) – Non accenna a placarsi il botta e risposta sui prezzi per assistere alle partite di cartello del Lecce in Serie A, innescato dalla politica della società giallorossa di maggiorare il costo del tagliando contro le cosiddette “grandi” e vendere così a 50 euro i settori più popolari (Curve, Tribuna Est e Settore Ospiti) per la sfida di domenica 22 settembre contro il Napoli. La super-tariffa ha scatenato un pallottoliere di reazioni nelle piazze virtuali e reali, fratturando la tifoseria in chi ricorda la reale natura di uno sport popolare, che mai dovrebbe essere precluso dal reddito, e chi, plaudendo alla società, considera legittimo l’aumento per chi ha scelto di seguire il club solo in queste occasioni blasonate, avendo rinunciato a sottoscrivere l’abbonamento stagionale.
Come spieghiamo a parte, la decisione dell’U.S.Lecce è tutt’altro che dettata da logiche sentimentalistiche, ma figlia di un ottica di sostenibilità economica: dopo aver tutelato i fedelissimi vendendo quasi 20mila abbonamenti a prezzi stracciati, per ragioni di bilancio appare necessario massimizzare gli introiti dei circa 7.000 biglietti acquistabili per ogni gara interna, ritoccandone il costo verso l’alto.
Ma, nella colorita varietà di opinioni, sembra mettere tutti d’accordo la figura di quel tifoso ospite che, partendo da una regione lontana, debba sostenere le spese di viaggio e poi pagare la tanto discussa cifra per assistere alla sfida contro una neopromossa: fin troppo anche per una concezione non romantica del calcio da trasferte. Il problema pare ridimensionato per le sfide a Juventus, Milan e Inter, quando la maggior parte dei supporter ospiti non arriverà dal Nord Italia, ma si acuisce per i tifosi di Roma e Napoli, le città più vicine. I club di supporter campani, infatti, stanno prendendo in considerazione l’ipotesi di disertare la trasferta leccese.
Il timore di un medesimo trattamento economico riservato ai tifosi del Lecce nella gara di ritorno è reale, dal momento che il Napoli ha la piena facoltà di variare a proprio piacimento il prezzo dei biglietti del Settore Ospiti. La normativa che disciplina la parità dei prezzi tra settore ospiti e casalingo è scritta nel regolamento UEFA “Safety e Security“, che all’articolo 19 comma 3 recita: “Il prezzo dei biglietti per i tifosi del club in trasferta non può eccedere il prezzo dei biglietti per un settore di equiparabile categoria per i tifosi di casa, a meno che i club non si mettano d’accordo diversamente“. Si intuisce come sia lasciata ampia discrezionalità ai club, nel momento in cui si prevede la possibilità di un accordo. Ma, soprattutto, questo regolamento è applicato per le competizioni organizzate dall’UEFA (Champions League ed Europa League) e non è mai stato recepito ufficialmente dalla FIGC o dal Ministero dell’Interno, gli organi competenti per l’organizzazione dei campionati in Italia.
La cartina al tornasole si ha dando uno sguardo alle partite casalinghe del Napoli della scorsa stagione: contro Udinese e Chievo, per esempio, il Settore Ospiti era in vendita a 20 euro, mentre la curva dei tifosi di casa ad appena 8 euro.
Nella diretta esperienza dei tifosi del Lecce c’è poi il caso del Matera del patron Columella, che nella stagione 2015/’16 mise in vendita i biglietti del proprio Settore Ospiti a 20 euro, ricevendo lo stesso identico trattamento per i propri tifosi a Lecce (quando la curva locale costava 9 euro) e così in altre trasferte.