Gazzetta UfficialeLECCE (di Italo Aromolo) – Le finanze del calcio italiano si ossigenano dopo anni di asfiticche restrizioni. Merito del “Decreto Crescita”, ovvero le misure di incremento economico e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi convertite in legge lo scorso 29 Giugno dal Parlamento Italiano.

Il provvedimento legislativo in questione ha l’obiettivo di favorire il trasferimento di lavoratori esteri nel territorio italiano attraverso agevolazioni fiscali: tradotto in termini calcistici, le società pagheranno meno tasse sugli stipendi dei calciatori provenienti dai Paesi stranieri. Un bel bonus da giocarsi nella concorrenza per accaparrarsi questo o quel campione extra-italiano, offrendo al calciatore uno stipendio netto più alto a parità di spesa.

Nel suo piccolo il Lecce si sfrega le mani per la piega esterofila che ha preso il proprio calciomercato estivo: Imbula, Benzar, Vera e Shakhov hanno innalzato il tasso tecnico della squadra senza appesantire esageratamente i bilanci societari. Operazioni che, proprio per questo, hanno accarezzato il concetto di perfezione manageriale: coniugare obiettivi tecnici e finanziari è il primo caposaldo di ogni società sportiva che tiene in debita considerazione i bilanci. Secondo la nuova legge, infatti, il reddito imponibile, ovvero quello soggetto a tassazione, per questi calciatori viene ridotto del 50%. In altre parole, le imposte si pagano solo su metà della retribuzione, e non sull’intero ingaggio come accade normalmente per tutti gli altri.

Ecco come cambiano i vantaggi per i lavoratori che si trasferiscono in Italia dall’estero

Ma scendiamo nel dettaglio economico e vediamo quanto converrà al Lecce in termini monetari il Decreto Crescita. Il netto degli stipendi dei giallorossi “immigrati” (Vera, Shakhov, Imbula, Benzar ed anche Majer, nel caso molto probabile in cui il centrocampista sloveno non abbia spostato la residenza in Italia nei pochi mesi alla fine dello scorso torneo) si aggira attorno ai 2 milioni di euro all’anno totali: su questi la società pagherà 500mila euro di tasse invece di 1,5 milioni, come sarebbe stato fino allo scorso giugno. Complessivamente, dunque, il sollievo finanziario nelle casse dell’U.S. Lecce ammonterà a circa 1 milione di euro nella stagione in corso.

Una virtuale iniezione di liquidità che ha permesso al club di Via Costadura di muoversi più liberamente al calciomercato, in via ideale, garantendo quel milione che è venuto a costare il prestito oneroso dell’attaccante El Khouma Babacar. L’equazione in realtà non è così lineare, perché, andando a spulciare tra pieghe degli articoli del testo legislativo, emergono alcune clausole che ridimensionano i benefici di quanto illustrato.

Infatti, la legge diventerà effettiva il primo gennaio 2020, per cui per quest’anno gli sgravi fiscali saranno applicati solo nella seconda parte di stagione e il vantaggio economico, conseguentemente, sarà dimezzato. Inoltre, per l’effettiva validità dell’agevolazione i lavoratori che si trasferiscono in Italia dovranno permanerci per almeno 2 anni, pena la restituzione di quanto goduto dalla società nel periodo intercorso: un “goal” tutt’altro che scontato nel sempre vorticoso e mai statico mondo del mercato calcistico.

Infine, va sottolineato il rimpianto di aver perso un’occasione di crescita per il calcio del Meridione. La bozza iniziale del testo prevedeva che le società con sede nelle Regioni del Sud Italia avessero agevolazioni ancora maggiori (solo il 10% del reddito imponibile tassato): la scossa di rilancio del Sud sportivo è stata però spazzata via dal Parlamento, che ha emendato il testo e annullato la differenza geografica per gli sportivi professionisti, uniformando tutti sull’attuale 50%. Una decisione che solleva un interrogativo spontaneo dettato dall’evidenza dei fatti: con due sole società  a rappresentare il Mezzogiorno d’Italia in Serie A (Lecce e Napoli) non resta forse indietro anche il mondo dello sport nel malandato meridione, in linea con il difficile contesto economico generale?

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