LECCE (di Pierpaolo Sergio) – Mentre sale la tensione da pre-gara ed il clima campionato torna prepotente a far dimenticare finanche che l’estate è tutt’altro che finita e che oggi a Lecce si celebra il veneratissimo ed amatissimo Sant’Oronzo, sono tanti i pensieri che si affollano nella mente di chi scrive e che si guarda indietro per ben valutare quanta strada è stata percorsa solo negli ultimi sette anni

Calcisticamente parlando, Lecce ed il Salento tornano a confrontarsi col resto d’Italia e lo fanno da una delle (ahinoi) rare realtà del Sud Italia presenti in massima serie. Da Napoli in giù, volendo comprendere anche Cagliari, la società giallorossa rappresenta una mosca bianca nel panorama della Serie A. Il merito, inutile a dirsi, è tutto del presidente Saverio Sticchi Damiani, del gruppo di dirigenti che lo affianca e della coppia Liverani-Meluso che tramuta in oro tutto quel che tocca.

C’è tornata fieramente e con pieno merito, sfruttando una congiunzione positiva che ha permesso di conquistare due promozioni consecutive dalla C alla massima serie che hanno ripagato la dirigenza e la tifoseria di tante amarezze ed anche ingiustizie subite in questi anni, ma che oggi trovano riscatto nel presentarsi alla “Scala del calcio” forti del proprio orgoglio e scanzonati, perché non si affronta una delle big del campionato con l’ansia di fare punti ad ogni costo, ma con l’entusiasmo di essere tornati lì dove pareva impossibile ripresentarsi, soprattutto in tempi tanto brevi.

Solo due anni fa (era il 26 agosto 2017) il Lecce esordiva nel torneo di terza divisione in casa della Virtus Francavilla. Al Fanuzzi si giocò un confronto che imponeva ai giallorossi di vincere per ritentare la scalata alla B. Finì 1-1 con gol leccese di Sasà Caturano e pareggio al 94′ dell’ex Giuseppe Abruzzese. Un pareggio che fece temere di vivere l’ennesima stagione interlocutoria, invece quel campionato si chiuse con il primo posto in classifica e la grande festa del popolo giallorosso che osava solo sperare di rivedere un giorno la Serie A.

Dodici mesi dopo, quel sogno era realtà. La formazione salentina sfidava la corazzata Benevento al “Vigorito” in un match che pareva segnato. I giallorossi andarono invece sullo 0-3 prima di subire la rimonta dei sanniti nel finale, ma già allora si intravide in quel gruppo la stessa feroce determinazione di voler conquistare il mondo e imporsi all’attenzione generale anche tra i Cadetti.

Era l’11 maggio scorso quando la banda-Liverani seppe chiudere in bellezza la stagione e regalare a se stessa ed a tutti i suoi tifosi un’impresa sportiva quasi unica, arrivata vent’anni dopo quella compiuta dal Lecce di Semeraro e Ventura. Il Lecce era tornato in Serie A e solo quanti hanno sofferto per tutti questi anni il ridimensionamento coatto imposto al club salentino possono oggi capire cosa significhi andare a giocare a “San Siro” contro l’Inter e avere gli occhi lucidi per l’emozione, non certo per timore reverenziale.

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