LECCE – Si è spento la scorsa notte, all’età di 81 anni, il pittore leccese Pino Faggiano. Nato a Lecce nel 1938, primogenito di tre figli, da padre ferroviere, Cesario, e madre casalinga, Edvige, che lo dà alla luce alla tenerissima età di 15 anni. L’amore per l’Arte lo porta a frequentare l’Istituto d’Arte dove si diploma nel 1957. Completa poi gli studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze e sostiene presto gli esami di abilitazione che lo porteranno ad intraprendere giovanissimo la professione di insegnante che ha sempre amato.
Ha partecipato alla vita artistica fin dal 1959 con mostre personali e collettive nazionali ed internazionali. Nei primi anni di carriera, gli anni dei grandi movimenti di massa, prese parte a numerosi concorsi di pittura nei quali si distinse nella tecnica dei gessetti. Dopo un periodo di esperienza figurativa, trovò nel collage fotografico e nell’olio collage un modo d’espressione più consono al suo temperamento.
Nei primi anni Settanta tornò a dipingere secondo la tecnica dell’olio su tela che padroneggiava con maestria e che gli consentiva di raccontare i paesaggi del Salento, con lo sguardo rivolto al passato. L’artista vedeva la sua terra come tramite insostituibile che lega la vicenda umana nelle sue dimensioni cosmiche, nel contesto in cui egli ha vissuto ed operato. Un Salento con le sue case, i suoi arenili infiniti, le sue distese pianeggianti, i suoi cieli, i suoi mari inebriati, come la sua gente, da un sole che è vita e che è stato tessera di riconoscimento di Faggiano come artista e come uomo.
Le sue tele mettono in luce i drammi e le croci, i sogni e il pianto della nostra terra. Gridano la protesta dell’artista che fa della sua arte un impegno per migliorare le condizioni del contesto salentino, additando le piaghe delle abitazioni anguste, delle case sperdute nelle campagne o in riva al mare. È un Salento povero, di campagne, contadini e pescatori l’habitat dell’umile gente. E l’ulivo contorto è l’albero che meglio impersona lo strazio delle campagne riarse dalla calura. Ma sono i piccoli paesi diroccati i paesaggi che lui amava.
Il linguaggio artistico usato da Pino Faggiano è stato chiaro e limpidamente espressivo: niente astrattismo, solo un figurativo che a volte fa sognare, a volte meditare. Un artista che non indulgeva a mode, ma che andava per un sentiero tutto suo. Si accostava con umiltà e pacata mestizia a tutto ciò che il reale gli offriva anche se questo reale è fatto quasi sempre di drammi e di povertà, di lontananze e pianti.
Alla moglie Maria Luce, ai figli Luca, Maria Rosaria e Francesca la vicinanza e la partecipazione al dolore dalla redazione de Leccezionale Salento.