LECCE (di Italo Aromolo) – Nel pomeriggio di domenica 16 giugno 1985 il cuore di tutta la città è a Monza. Allo stadio “Sada” il Lecce gioca l’ultimo atto della stagione ’84/’85, quello del primo sbarco in Serie A del club salentino. Basta un punto ai giallorossi per la matematica certezza della promozione nel massimo campionato. All’appuntamento con la storia non vogliono mancare gli oltre 7.000 tifosi leccesi che invadono la cittadina brianzola: alcuni arrivano con i venti pullman e i due voli charter organizzati nel capoluogo salentino, altri da varie località italiane ed estere tra cui Zurigo, Basilea, Monaco, Colonia e Baden Baden.
La città si svuota, ma non abbastanza, perché almeno ventimila persone non si radunino con diverse ore d’anticipo nei tre punti in cui la partita sarà trasmessa via radio: in Piazza Partigiani sulle frequenze di “Prima Radio”, in Piazza Sant’Oronzo sulle frequenze di “Canale A” e nella Villa Comunale sulle frequenze di “Radio Rama”. Le trombette e le sciarpe vendute sulle bancarelle sono andate esaurite, tanto che nella notte sono dovuti arrivare rifornimenti da Napoli.
Mille chilometri più a Nord, sugli spalti dello stadio, si danno ali alla fantasia con striscioni di ogni tipo: da “Orgogliosamente meridionali” a “Simu li meiu”. Per quella gara mister Eugenio Fascetti deve fare a meno degli squalificati Giorgio Enzo e capitan Maurizio Orlandi e deve rimaneggiare lo schieramento-tipo. Questa la storica formazione leccese scesa in campo quel giorno: Negretti in porta; Miceli libero; Rossi e Stefano Di Chiara in difesa; Vanoli, Raise, Rizzo, Luperto e Palese a centrocampo; Paciocco e Alberto Di Chiara in attacco. Il Monza avrebbe più di qualche conto in sospeso con il Lecce, che sei anni prima era venuto a vincere al “Sada” condannando i brianzoli allo spareggio per la A, poi perso col Pescara. Ma anche ai padroni di casa il pareggio garantirebbe il raggiungimento dell’obiettivo stagionale (la salvezza) e in pochi giurerebbero che non sarebbe finita così. Destino vuole che ad arbitrare l’incontro sia il signor Maurizio Mattei, lo stesso che nove anni prima diresse Lecce-Sorrento sfida che allora valse la promozione dei giallorossi in Serie B.
Sotto lo sguardo eccellente dell’allora sindaco Ettore Giardiniero, degli allenatori Pippo Marchioro e Mariolino Corso e dell’ala all’epoca interista, ma di origini leccesi, Franco Causio, la gara scorre via come una battaglia in cui riporre le armi senza troppi feriti è l’unico obiettivo. Nel primo quarto d’ora il Lecce passa in vantaggio con un colpo di testa di Albertino Di Chiara (bravo Marino Palese nel cross), ma il Monza impiega solo tre minuti per trovare il pareggio con una bella triangolazione finalizzata da Saini. C’è giusto il tempo per un paio di occasioni per parte e la prima frazione si conclude senza particolari sussulti. Nel secondo tempo la gara si addormenta definitivamente ed è accompagnata verso il novantesimo da un lento tocchettare delle due squadre soprattutto a centrocampo. Sono le ore 18:17 quando Mattei guarda l’orologio, si porta il fischietto alla bocca e manda il Lecce in paradiso. Il radiocronista della Rai Ezio Luzzi prende la linea e annuncia durante la trasmissione “Tutto il calcio minuto per minuto” a tutto il Salento in sospirato ascolto: “Attenzione Ameri, evento storico anche qui a Monza: il Lecce è in Serie A!”
Migliaia di tifosi leccesi, già assiepati a bordocampo da alcuni minuti, invadono il terreno di gioco e lo percorrono con un enorme drappo giallorosso. I giocatori conquistano a fatica gli spogliatoi, dove si danno alla pazza gioia e inneggiano alla Serie A. Dall’altra parte d’Italia una città e una provincia intera esultano e si colorano di giallorosso. In Piazza Mazzini, tra un tuffo e l’altro nella fontana, compare sui balconi dei palazzi che vi si affacciano una lettera “A” di circa venti metri di altezza. Un grande striscione che riporta l’immagine della lupa e la scritta “Brigate giallorosse” campeggia in Piazza Sant’Oronzo, sul palazzo INA. Ma su tutti spicca un altro striscione che recita: “Dedicata a voi, Ciro e Michele”.
Via Trinchese, Corso Vittorio Emanuele II, il quartiere San Lazzaro, il quartiere Santa Rosa e l’intera zona di Piazza Mazzini sono congestionati da una festa che andrà avanti fino a tarda notte. In alcune strade i marciapiedi vengono letteralmente dipinti: uno giallo e uno rosso. Similmente le fiancate delle auto, addirittura gli alberi agghindati con fogli gialli e rossi, i lampioni ed i segnali stradali. Uomini e donne di ogni età, dai più giovani ai più anziani, si ammantano in una bandiera, con addosso un berretto, una fascia, una sciarpa, qualsiasi ornamento o oggetto che richiamino le tinte della loro squadra del cuore. Persino i cagnolini sono acconciati con i colori sociali del Lecce. Un’ubriacatura collettiva di pazza, ma lucida gioia, che nessuno dei partecipanti potrà mai dimenticare…
Il giorno dopo è caccia ai quotidiani per le prime pagine tutte da conservare e risfogliare negli anni a seguire: il Corriere dello Sport titola: “La Puglia invade la A”, La Gazzetta del Mezzogiorno invece “La Puglia in serie A”, Il Tempo “Alé, Puglia!”. La squadra fa ritorno in pullman a Lecce e già all’altezza di Trepuzzi decine e decine di auto aspettano il bus e lo scortano a suon di clacson fino nel capoluogo. La meta finale è Piazza Partigiani, dove una festa di dimensioni pari a quella della notte precedente si scatena con gli “eroi” presenti in carne ed ossa a folleggiare insieme ai tifosi.
Ma le celebrazioni non finiscono qui. Per tutta la settimana si svolgono manifestazioni ufficiali in provincia: i protagonisti sono accolti dai tifosi del Basso Salento in quel di Tuglie, ma feste si tengono anche a Surbo, Guagnano e altri paesi. Nel fine settimana, nella marina di San Cataldo, si tiene la Sagra dell’aquilone giallorosso, mentre nel centro di Lecce è in programma il gran finale con ogni tipo di iniziativa. In Piazza Sant’Oronzo sfilano ballerine brasiliane e carri allegorici. Canta in dialetto salentino Bruno Petrachi, si esibisce il salentino Franco Simone e altri artisti locali, ma non mancano voci straniere come quella del brasiliano Zé Carlos. Suonano la “Banda di Veglie” e la “Piccola Banda Città di Lecce”, con in più gli spettacolari Sbandieratori di Gubbio. Una grande botte di vino è preparata al centro della piazza perché tutti possano attingerne liberamente. Cestini di prodotti tipici locali sono distribuiti gratis. Il tutto per un solo motivo: festeggiare il Lecce arrivato per la prima volta nella sua storia in Serie A.