LECCE (di Italo Aromolo) – L’incontro giusto che può cambiare la partita della propria vita è sempre dietro l’angolo. La carriera di Djamel Mesbah fino al 2009 era quella di un gregario, che riusciva ad emergere con difficoltà da campionati anonimi in Francia e Svizzera. Poi arrivò la chiamata in maglia giallorossa, quella del Lecce, che ha visto tanti talenti esteri evaporare nell’oblio, ma altrettanti rimanere a lungo per costruire le migliori pagine di successi e lanciarsi nel grande calcio. In questa seconda categoria è rientrato certamente Mesbah, per capacità tecniche, spirito di sacrificio e professionalità esemplare. Tra il 2009 e il 2012 il terzino sinistro algerino ha disputato 85 partite e realizzato 6 gol con i colori del Lecce: una promozione e una salvezza in Serie A gli sono valsi l’approdo al Milan e una carriera proseguita poi a buoni livelli nel massimo campionato tra Sampdoria, Parma, Livorno e Crotone. Oggi Mesbah è svincolato e si allena con una squadra dilettantistica a Ginevra, dove vive con la famiglia.
“Lecce mi ha lanciato nel grande calcio” – dichiara a leccezionale.it – “e sono stati due anni e mezzo decisivi per la mia carriera. Non solo a livello professionale, ma anche umano: mio figlio è nato a Tricase. Ho ancora moltissimi amici e appena posso faccio ritorno nel mio appartamento a Gallipoli, dove trascorro le vacanze. Tra gli ex compagni sento spesso Giacomazzi”.
Nel mosaico dei ricordi giallorossi per Mesbah due partite occupano un posto speciale: “A livello personale c’è quella contro la Juventus al ‘Via del Mare’, in cui segnai il gol che ci spianò la strada alla vittoria (2-0) e mi fece conoscere in tutta Italia. A livello collettivo, resta indelebile la salvezza ottenuta nel derby a Bari, vincendo 2-0: fu una partita vera, che conquistammo meritatamente sul campo, agonisticamente ci fu grande intensità”.
I suoi allenatori leccesi sono stati Gigi De Canio ed Eusebio Di Francesco: “De Canio era molto esigente con me, soprattutto a livello difensivo, perchè io nascevo esterno alto e lui mi ha dato consigli per imparare a difendere e interpretare il ruolo di terzino. Di Francesco è un allenatore che sa stare vicino ai ragazzi, aiuta molto a livello mentale perchè probabilmente chi, come lui, ha giocato ad alti livelli ha qualcosa in più da quel punto di vista. Peccato che abbia fatto solo 13 partite, ma poi ha dimostrato di essere un grande allenatore a Sassuolo e a Roma”.
Tra i compagni di squadra avuti a Lecce, ce n’è uno in particolare che Mesbah non vorrebbe avere mai come avversario: ”David Di Michele. Nonostante i suoi 34 anni, era in ottima forma e correva a mille, davvero difficile da marcare sullo stretto”.
Non sono mancati i momenti difficili nei due anni e mezzo in giallorosso: “Appena arrivai non fu facile. Si diceva: ‘Chi è questo?’ e giocavo in una posizione che non era la mia, perché De Canio mi voleva esterno a destra, ma io sono un laterale sinistro. A livello psicologico sono stato forte, non ho mollato mai, sono cresciuto e alla fine sono diventato titolare con questa squadra da terzino sinistro. Ricordo che i primi tempi De Canio mi diceva: ‘Non sei un terzino!’ e alla fine ho fatto partite in Serie A e ai Mondiali come terzino…”
A gennaio 2012 arriva il trasferimento al club allora più titolato al mondo, il Milan. Un’occasione unica, ma che è durata solo sei mesi: “All’inizio mi son detto che non avevo nulla da perdere per la crescita che avevo avuto. Mi sono integrato bene ed è stata un’esperienza positiva a livello calcistico e umano, anche se non ho fatto grandissime cose. Vado orgoglioso delle 9 partite giocate, perché in questi tipi di squadre se non sei concentrato e non fai bene in allenamento, non vai neanche in campo. Pensiamo tutti che i grandi giocatori si permettono di camminare in allenamento e la domenica vanno al massimo, invece è l’inverso: durante la settimana danno tutto, perché nei top-club ogni giocatore vuol fare vedere che è il più forte, c’è molto orgoglio ed è una cosa che stimola e fa crescere il gruppo. Ho giocato con Nesta, Ibrahimovic, Seedorf, Gattuso, grandi calciatori che fanno una vita come gli altri e sono molto umili”.
La liaison tra Mesbah e il Lecce non si è certo interrotta con la cessione di sette anni fa: “Quando nell’estate del 2017 ho concluso il campionato a Crotone ci sono stati dei contatti con il Lecce e sono stato vicino a tornare. Poi la società ha fatto altre scelte e ha deciso di puntare sui giovani. Ma, se mi fosse stata data la possibilità di tornare, lo avrei fatto a piedi. Oggi da spettatore mi aggiorno sui risultati, anche grazie ai tanti amici leccesi che ho qui a Ginevra. Il Lecce ha sicuramente le qualità per giocare i play-off e fa bene a provarci per la promozione diretta. Questa squadra rimarrà sempre dentro di me e sono orgoglioso di avere indossato questi colori”.