LECCE (di Gavino Coradduzza) – Dicono che il punteggio di 2-0 sia il risultato classico che stabilisce oltre ogni dubbio e ogni pretesto chi vince e chi non vince. Il successo dei giallorossi contro la Cremonese, non fa una grinza: ha vinto la squadra più forte. Pioggia, vento fastidioso ed orario di inizio indigeribile (21:00) spiegano lo scarso afflusso di pubblico al “Via del Mare“.
Il Lecce che avvia la partita col collaudato e prolungato giro di di palla tra centrocampo e difesa per sfociare poi nel lancio lungo in profondità, si procura la prima (e nel primo tempo unica) palla-gol dopo tre minuti, quando La Mantia, spinto da Mogos, vola per le terre in piena area avversaria nella indifferenza arbitrale…
La Cremonese non subisce passivamente, anzi ribatte, quando ne trova la possibilità, con ficcanti ripartenze. Il manto erboso, quasi perfetto, nasconde le piccole insidie di qualche pozzanghera nascosta sotto il verde, ma la manovra di entrambe le squadre non pare risentirne, per cui gli automatismi di gioco dei giallorossi procedono spediti, anche gradevoli e apprezzati dai tifosi…
La squadra lombarda non è soltanto la titolare della miglior difesa del torneo cadetto; è anche in grado di pungere insidiosamente e, dunque, Lucioni e compagni di reparto che stanno operando con buona attenzione, non possono concedersi distrazioni di sorta…
Il Lecce a due punte (Falco e La Mantia) paga in qualche misura l’indole da trequartista o giù di lì di Filippo Falco, il quale si accolla profondi rientri che gli succhiano via tesori di energie (uscrà infatti ad una ventina di minuti dalla chiusura del match)…
Lo zero a zero del primo tempo premia, dunque, la difesa lombarda annacquando un tantino la fama ed i meriti del miglior attacco del torneo: quello giallorosso…
Dal sottopassaggio esce un Lecce di pasta ben diversa: non che nel primo tempo sia dispiaciuto, questo proprio no, ma si coglie immediatamente l’aumento complessivo di “statura”; dal fischio di ripresa del gioco parte con ritmi quasi ossessivi, preme senza concedere respiro agli avversari, organizza un gioco efficace e talvota spumeggiante, niente fronzoli ma autentica sostanza ed imprime il proprio marchio sulla gara.
La Cremonese vacilla ma non cade, anzi cerca di alleggerire il quasi assedio, senza tuttavia scoprirsi eccessivamente; la baldanza grigiorossa della prima frazione di gioco risulta decisamente cancellata: il Lecce insiste anche se la porta di Ravaglia ancora non crolla…
Si rende necessaria una ventina di minuti di ripetuti assalti per aver ragione dell’avversario; la firma è di Filippo Falco che ribatte in rete una corta respita del portiere ospite su una sua prima conclusione verso la porta. Quindi è Mancosu, poco più avanti, che cerca il raddoppio con uno dei suoi pezzi forti (la legnata dalla lunga distanza), ma trova la deviazione in angolo di Ravaglia…
Poi, intorno al trentesimo minuto, La Mantia (76′) si trasforma in rapace d’area: su battuta d’angolo di Petriccione si catapulta in avanti anticipando compagni e avversari, spedendo la palla in fondo al sacco con una formidabile girata di testa, complice anche una devizione di un difensore grigiorosso.
Dove potrà arrivare questo Lecce non è dato disapere; la cosa certa è che quando in partita mette tutto ciò che si è visto, in particolare nel corso della ripresa, nessun obiettivo è irraggiungibile…