LECCE (di Gabriele De Pandis) – L’accordo firmato con Cosimo Chiricò, di fatto la prima mossa del D.s. del Lecce Mauro Meluso dopo l’aritmetica promozione in Serie B ad una giornata dalla conclusione del campionato di Lega Pro ha scatenato un tourbillon di commenti soprattutto sui social. I tifosi leccesi si dividono sull’eventuale ritorno in maglia giallorossa dell’attaccante brindisino, sotto contratto col Cesena fino al 30 giugno prossimo. C’è chi ritiene Chiricò un elemento potenzialmente formidabile per gli spazi che si andrebbero a creare in Serie B. Ma c’è pure parte della tifoseria che non ha dimenticato l’addio burrascoso tra il calciatore ed il club giallorosso, cominciata con la foto in piscina, a detta di molti colpevolmente postata dopo Lecce-Carpi 1-1, e continuata con la pubblicazione del polemico post della sorella del calciatore e proseguita in ogni incrocio tra l’atleta e la squadra salentina.
La querelle legata al ritorno di Chiricò riporta alla mente altre storie di ex atleti e dirigenti del Lecce finite, per usare un eufemismo, non certo nel migliore dei modi. Ecco le più note:
FRANCO CAUSIO– Un esempio è Franco Causio, uno dei migliori talenti che il Salento riuscì a produrre negli anni Settanta. L’ex centrocampista, legato per lunghi tratti della sua carriera alla Juventus, oltre che all’Udinese, commentò spesso per le pay-tv le partite del Lecce e della compagine friulana. Spesso fu accusato di lesinare buone parole per la squadra leccese. A rincarare la dose, poi, sempre a detta dei suoi “detrattori”, c’è stato un modo di fare un po’ snob verso la sua città anche se, ad onor del vero, Causio chiuse la sua gloriosa carriera proprio in maglia giallorossa nel 1985/’86, nel primo campionato in A della storia del calcio cittadino.
LUIGI GARZYA– Il difensore di San Cesario ha militato per sette stagioni col Lecce, debuttando in Serie A e vivendo alcuni tra i campionati più gioiosi mai vissuti al “Via del Mare“. Il futuro biancorosso del difensore centrale fece risentire parte della tifoseria. Dopo gli anni nella Roma, Garzya passò infatti al Bari e, da condottiero dei “galletti”, festeggiò i successi della sua squadra sotto la curva barese. Troppo arditamente, a detta di qualcuno…
EUGENIO FASCETTI– Anche l’allenatore che visse la prima promozione del Lecce in Serie A, momento storico per l’intero Salento, fu criticato successivamente alle sue imprese al timone giallorossi. La carriera di Fascetti si svolse anche a Bari, dove raccolse altri successi sportivi. L‘accusa mossa al tecnico viareggino fu quella di ricordare spesso i suoi trascorsi al Bari e troppo poco quelli nel Salento. Il trentennale della prima promozione in A del Lecce però sancì un “ritorno alla gloria” dell’ex allenatore del Lecce, applauditissimo anche durante la mostra Passione Lecce 105 dell’aprile 2013.
ANTONIO CONTE– Del rapporto tra Antonio Conte e la Lecce giallorossa si è spesso detto tanto. La “frattura” tra i due mondi si ebbe nel famoso gol di Conte in Juventus-Lecce 2-0 dell’agosto 1997, festeggiato dall’ex centrocampista con un’esultanza rabbiosa che di certo non fece felici i tifosi del Lecce. Dietro quell’esultanza c’era una condizione fisica ritrovata ma l’aver festeggiato quel gol come il più importante della propria vita valse l’odio della parte calda del tifo leccese verso Conte. A rincarare la dose arrivò l’avventura sulla panchina del Bari condita dalla vittoria nel derby per 2-1 nella primavera del 2008, partita che complicò il cammino poi vincente dei giallorossi di Papadopulo. E dire che spesso Conte in un’intervista ha dichiarato: “Mi sento sempre salentino e, chissà, un giorno allenerò il Lecce“.
GUIDO ANGELOZZI– Non propriamente amato dalla frangia di tifoseria più accesa del Lecce fu anche Guido Angelozzi, ex D.s. giallorosso dal 2005 al 2008 ed ora direttore tecnico del Sassuolo. L’operatività di Angelozzi quale diesse del Lecce si interruppe con la singolare nomina di Gigi De Canio allenatore-manager, non una consuetudine in Italia. La promozione conquistata da Papadopulo nel 2008 però non fu accompagnata dalla costruzione di una squadra capace di collezionare risultati importanti. Il principale artefice di quel Lecce balbettante fu identificato in Angelozzi, colpito da pesanti contestazioni culminate anche nell’affissione di un manifesto in città con la scritta a caratteri cubitali “Angelozzi Abbande” (Angelozzi Vattene).
SOULEYMANE DIAMOUTENE– Carriere di prim’ordine, divorzi difficili e ritorni altrettanto tumultuosi. Il percorso con il Lecce di Souleymane Diamoutene, portato nel Salento da Zdenek Zeman dopo l’esordio in A con il Perugia, fu sì felice per numero di presenze e ricordi di grandi campionati, ma il seguito non fu propriamente tranquillo per i rapporti tra il difensore maliano e la Curva Nord. Tutto partì dal passaggio in prestito al Bari, dove però, chiuso tra Bonucci e Ranocchia, Diamoutene disputò solo 3 gare. Ciò però non bastò a reprimere l’entusiasmo del difensore che festeggiò gli ottimi risultati di quel Bari guidato da Giampiero Ventura e non si lasciò scappare qualche dichiarazione “troppo affettuosa”. Diamoutene tornò poi al Lecce e fu al centro di un alterco durante un allenamento. I presenti quel giorno rinfacciarono i trascorsi baresi e costrinsero di fatto il calciatore ad allenarsi a parte in palestra nonostante i compagni avessero fatto quadrato affinché la situazione non degenerasse.
DAVIS CURIALE- Arrivato due stagioni fa nel Salento come la punta di diamante in grado di spingere il Lecce verso la promozione in B, Davis Curiale in forza al Lecce fu protagonista di una stagione quantomeno sfortunata. Partì spesso dalla panchina, non riuscì a graffiare e, fatta eccezione per la fondamentale doppietta nella rimonta inflitta al Benevento (2-1 del 20 dicembre 2015), non fu capace di far pienamente breccia nel cuore dei tifosi. L’incrocio da avversario arriva quest’anno: Curiale, dopo l’incolore esperienza al Trapani, passa al Catania, principale avversario del Lecce nella corsa alla B appena conclusa col trionfo del 29 aprile. Il “dissidio”, se così può essere definito tra le due parti, è più incentrato sul rendimento di Curiale, on fire nel suo score catanese di 15 reti in 33 presenze, e uno dei leader della squadra etnea anche dialetticamente e sui social.