LECCE (di Gavino Coradduzza) – Contro la Sicula Leonzio, il Lecce ottiene tre punti buoni per raggiungere la vetta della classifica, ma subisce anche un’intera ripresa a farsi un tantino maltrattare da una squadra che di punti ne ha meno di un terzo rispetto ai padroni di casa… Le due punte scelte da Fabio Liverani sono Salvatore Caturano e Matteo Di Piazza; Torromino resta inizilmente in panchina, mentre il rombo di centrocampo prevede Mancosu a ridosso delle punte, Costa Ferreira a costituire la catena di sinistra con Di Matteo; a costruire e filtrare ci pensano Armellino ed Arrigoni. Drudi e Cosenza, con Lepore a destra, sono i baluardi a protezione di Perucchini. I bianconeri di Rigoli scendono in campo con uno spavaldo 4-3-3 molto propenso a trasformarsi in un più concreto 4-4-2…
Il Lecce stenta un po’ ad esprimersi con la disinvoltura delle ultime vittoriose uscite, però si industria nel cercare i corridoi buoni; ed infatti, attingendo anche all’esperienza e alla astuzia di Caturano (20°), si procura un calcio di rigore che lo stesso attaccante trasforma secondo manuale… Qualche giro di lancette e la partita può considerarsi quasi archiviata con una bella intuizione di Mancosu che offre al dinamitardo destro di Di Piazza una palla che il buon Narciso vede solo quando la rete si affloscia dopo la botta. Gol pregevolissimo! La Sicula Leonzio sembra trasformarsi in burro, mentre il Lecce, con calma, si sofferma a ragionare di calcio e a divertirsi secondo le indicazioni settimanali di Liverani. Ma può mai mancare la solita “fanciullata” difensiva? Certo che no… ed infatti arriva punualmente con un maldestro e falloso intervento di Drudi che procura un calcio di rigore per i siculi. Due a uno e, teoricamente, partita riaperta anche se, per ripristinare il solco nel punteggio, i giallorossi vanno sul tre a uno proprio allo scadere della prima frazione di gioco con il colpo di tacco ancora di Sasà Caturano che manda in visibilio i tifosi in tribuna.
Si riparte per una ripresa (si immagina e si spera) tutta rose, fiori e ghirlande, quando la pessima sorpresa viene subito servita: Arcidiacono si beve Lepore in velocità e trafigge Perucchini in uscita. Il tre a due non garantisce certezze e meno che mai tranquillità; gli uomini di Liverani avvertono la pericolosità del punteggio e allora esce il portoghese che l’allenatore giallorosso sostituisce con il più torvo Tsonev…
La Sicula mette letteralmente alla frusta il malsicuro pacchetto arretrato giallorosso e sfiora il gol divorandosi una rete quasi fatta ancora con il suo numero 7. La paura, si sa, fa novanta e suggerisce l’incremento della copertura: Caturano, prima punta, lascia il terreno di gioco a favore di Marino, difensore puro. Il Lecce sembra sgonfio, prudente e per certi versi rinunciatario; ma è solo merito dei siciliani che han preso a martellare, senza inventare niente di straordinario, ma certamente più in fiato degli avversari. E ancora manca tanto alla fine…
Metamorfosi al limite dell’inspiegabile; strana, stranissima involuzione su cui molto dovrà lavorare Liverani. Stupisce non poco che la squadra di vertice si faccia sballottare sul proprio terreno di gioco per una trentina di minuti e più da una squadra volonterosa e poco più che punta ad una forse tranquilla salvezza… Occorre dunque trovare, ed anche presto, una soluzione che funzioni anche come rimedio a questo inatteso e per certi versi preoccupante calo di tono, troppo lungo e, se non è blasfemia dirlo, perfino mortificante! Se poi tutto viene metabolizzato con i tre punti, va bene ugualmente…