cerano-centrale-enel-federico-iiLECCE – Traffico illecito di rifiuti e attività di gestione di rifiuti non autorizzata. Sono i pesanti capi d’accusa di cui devono rispondere i trentuno indagati dopo una lunga e laboriosa indagine del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Taranto, denominata Araba Fenice e scaturita da un sequestro penale eseguito cinque anni fa di due aree dello stabilimento ”Cementir Italia SpA” di Taranto adibite illecitamente a discarica di rifiuti industriali, gran parte dei quali originati dall’adiacente stabilimento siderurgico Ilva. Non si tratta della “solita” operazione contro piccoli inquinatori: a finire nel mirino delle Fiamme Gialle sono stati alcuni dei colossi dell’industrializzazione che ha devastato negli ultimi decenni il Salento: Centrale Enel “Federico II” di Cerano, Ilva di Taranto e gli stabilimenti, appunto, della Cementir Italia SpA.

Secondo l’accusa, le ceneri di combustione utilizzate dalla Cementir per produrre cemento e conglomerati bituminosi, acquistate dalla stessa Ilva e dalla centrale elettrica a carbone non sarebbero conformi alle norme vigenti in materia, ma sarebbero state prodotte utilizzando non solo cenere derivata dalla combustione di carbone, ma anche da quella di gasolio ed Ocd.

l-ilva-di-tarantoA determinare il vero e proprio terremoto, con tanto di eco mediatica nazionale, è stato il provvedimento disposto dal Gip del Tribunale di Lecce, Antonia Martalò, su richiesta della Dda dello stesso capoluogo salentino, che ha portato all’emissione di un decreto col quale viene disposto il sequestro preventivo della centrale termoelettrica brindisina, del cementintificio tarantino e dei parchi loppa d’altoforno, nastri trasportatori e tramogge sia di questo stabilimento, che del vicino ecomostro siderurgico, con parziale facoltà d’uso e prescrizioni da adempiere entro 60 giorni. Inoltre, ad Enel sono stati confiscati 523 milioni e 326 mila euro, per il periodo settembre 2011/settembre 2016, quale illecito provento derivante dalla vendita a Cementir di rifiuti pericolosi non trattati adeguatamente, ma poi mischiati con altre sostanze per produrre cemento. Enel avrebbe infatti dovuto sostenere costi altissimi per smaltire le proprie ceneri in siti autorizzati a trattarli come rifiuti pericolosi, anziché classificarli come non pericolosi. Che alcuni indagati fossero poi a conoscenza dell’illecito traffico lo testimoniano anche alcune intercettazioni telefoniche.

cementir-tarantoUn’attività lucrosa e contro la legge, visto che Marco Sanna, consulente tecnico nominato dalla Procura di Lecce, ha riscontrato nelle analisi di laboratorio sulle ceneri sostanze altamente nocive per la salute umana quali nichel, mercurio, vanadio ed ammoniaca.

I diretti interessati hanno commentato la vicenda attraverso comunicati stampa: «Enel Produzione apprende dei provvedimenti di sequestro emessi questa mattina a carico di Cementir e dell’Ilva, che hanno interessato anche la centrale di Brindisi Cerano. I provvedimenti relativi alla centrale di Enel Produzione riguardano l’uso delle ceneri nell’ambito di processi produttivi secondari. Enel Produzione confida che nel corso delle indagini potrà dimostrare la correttezza dei propri processi produttivi e presterà ogni utile collaborazione alle Autorità inquirenti. Il provvedimento di sequestro non pregiudica la corretta operatività della centrale, nel rispetto di prescrizioni coerenti con il modello operativo di Enel Produzione».

ilva-taranto«I Commissari Straordinari di Ilva SpA in Amministrazione Straordinaria Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba prendono atto dell’esito delle indagini preliminari condotte dal Tribunale di Lecce da parte del giudice, dottoressa Antonia Martalò, alla quale assicurano la massima collaborazione. La Società è fiduciosa che al termine del procedimento si potrà dimostrare che Ilva opera nel rispetto delle normative comunitarie in materia di gestione e trattamento dei rifiuti».

Cementir Italia, in una nota, afferma: «In merito all’indagine in corso da parte della Procura di Lecce circa un preteso ‘traffico illecito di rifiutì la società Cementir Italia, proprietaria dello stabilimento di Taranto, rivendica la correttezza del proprio operato ed esprime piena fiducia nel lavoro della magistratura, auspicando una rapida soluzione della vicenda. Cementir Italia ha acquistato regolarmente ceneri da carbone per lo stabilimento di Taranto, il cui impiego, peraltro del tutto marginale, è cessato del tutto all’inizio del 2016. Per quanto riguarda la loppa, il suo utilizzo nella produzione del cemento è ammesso e disciplinato da un’Autorizzazione Integrata Ambientale, cui Cementir Italia si è sempre attenuta». Cementir Italia «presterà ogni utile collaborazione all’operato dell’autorità inquirente e si riserva di tutelare i propri interessi nelle competenti sedi qualora fosse provata la non conformità alle prescrizioni di legge del materiale fornitole da terze parti».

tribunale giustizia toga accorpamento uffici giudiziariGli indagati- Si tratta di rappresentanti legali, direttori pro tempore e dirigenti di Enel Produzione e Cementir Italia SpA, nonché ex titolari, vecchi ed attuali commissari straordinari dell’Ilva, oggi in amministrazione straordinaria, e direttori dello stabilimento siderurgico che si sono succeduti nel tempo. Per Enel Produzione sono 11: Giovanni Mancini, Enrico Viale, Giuseppe Molina, Paolo Pallotti, Luciano Mirko Pistillo, Antonino Ascione, Francesco Bertoli, Fausto Bassi, Fabio Marcenaro, Fabio De Filippo e Carlo Aiello. Quanto a Cementir Italia, risultano indagati Mario Ciliberto, Giuseppe Troiani, Leonardo Caminiti, Mauro Ranalli, Leonardo Laudicina, Paolo Graziani e Vincenzo Lisi. Per l’Ilva SpA sono 13: Nicola Riva, gli ex commissari straordinari Bruno Ferrante ed Enrico Bondi, gli attuali commissari straordinari Pietro Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi, gli ex direttori di stabilimento Luigi Capogrosso, Salvatore De Felice, Adolfo Buffo, Antonio Lupoli e Ruggero Cola ed i dirigenti di area Marco Andelmi e Tommaso Capozza.

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