LECCE (di Gavino Coradduzza) – Questa volta, lo scrivo a beneficio dei tanti ricercatori di attenuanti ad ogni costo: le dimensioni del campo non erano IRREGOLARI come a Francavilla; non spirava un alito di VENTO, come a Francavilla; il fondo del campo non era in SINTETICO, come a Francavilla. Ma c’era il Foggia… Onore al merito per un Foggia che ha ridimensionato il Lecce attraverso i propri meriti e la insipienza a tutto campo della squadra di Pasquale Padalino.
Lecce basso e guardingo in avvio di partita a prevalente marchio rossonero; per taluni si tratta di fase di studio, ma in pratica è cosa diversa perchè il Foggia è già in partita, mentre il Lecce studia non si sa bene cosa… Da sottolineare che delle schermaglie tra giocatori nel pre-partita non resta traccia alcuna: la partita si snoda con esemplare correttezza; qualche scaramuccia (Ciancio e Cosenza) affiora, ma son cose di ogni partita di calcio ed in più questo è un derby con posta in palio altissima. Lecce guardingo ma vigile ed attento a non concedere corridoi ad un avversario che in casa propria ha sempre dettato legge. È a centrocampo che i giallorossi appaiono come pulcini bagnati; languidi e con scarso nerbo; le sontuose qualità tecniche e la rapidità di movimento dei dirimpettai comincia a fare la vera differenza; ed infatti il riconosciuto talento di Costa Ferreira non emerge, dunque pesa non poco l’assenza della conclamata esperienza di Mancosu e Arrigoni.Il Foggia gioca con la solita sapienza tattica; si muove in avanti egregiamente sospinto e suggerito dal proprio centrocampo potente, equilibrato e propositivo. È in quel nevralgico settore del campo che il Lecce subisce e paga dazio… Il primo vantaggio dei foggiani (fantastico Mazzeo al 29°) nasce proprio sulla trequarti con un perfetto invito che ispira il centravanti, bravo a seminare per strada il monolitico Giosa, aggirare Perucchini ed insaccare a porta vuota… Trascorrono appena tre minuti e giunge il raddoppio con una perfetta sciabolata di Coletti (un difensore) da ragguardevole distanza. Qualcuno parlerà di “tiro della domenica” (ma è domenica…), magari dimenticando, per mero opportunismo tifoideo, che il calcio si alimenta di cose di questo genere e, è il caso di riconoscerlo, di questa qualità. Il 2-0 è pesante anche perchè i giallorossi non sembrano disporre di argomenti calcistici tali da impensierire concretamente i satanelli; se si aggiunge che a qualche minuto dall’intervallo è Piazza a spedire fuori, a fil di palo, una più che ghiotta occasione a tu per tu con Perucchini, si ha l’esatta dimensione del divario in campo…
Per i salentini si tratta ora di recuperare una partita abbondantemente compromessa nel punteggio e nella sostanza; Padalino tenta la carta Lepore sostituendo Pacilli; in verità non sembra una mossa clamorosamente risolutiva delle sorti in campo, anzi; infatti il Foggia continua a menar le danze ed arrotonda ulteriormente il punteggio con uno dei tanti inserimenti di Deli incuneatosi a velocità apparentemente doppia tra le maglie (larghe e lente) della difesa leccese.
Il punteggio, a parte la traversa spizzicata nel finale ancora da Mazzeo, è severo; talmente severo da reclamare un’esaustiva spiegazione che eviti di attingere al capiente contenitore delle ovvietà e dei luoghi comuni ed invece, dalla sala stampa arrivano le allucinanti parole dell’allenatore leccese che non vorrebbe sentire mai nessun tifoso, condite da baci e abbracci in mezzo al campo con gli avversari a fine gara. No, non è più tempo di chicchiere di circostanza. Quanti saranno coloro che mi accuseranno di aver espresso un commento troppo severo? Saranno forse in molti, ma sapessero quanto è duro digerire tre zeppole con… crema avariata!

















Ennesima figuraccia regalataci da Padalino e soci… Grazie!
Gavino, troppo severo? Io direi troppo buono…