LECCE (di Luca Manna) – Il calcio spesso ci racconta storie emozionanti, a volte epiche, a volte forse noiose o che interessano a pochi, ma comunque storie, quelle che solo questo sport sa rendere magiche o collegate con ciò che molti chiamano fato o destino. E così capita che, ad una settimana da un derby contro il Foggia importante per la classifica, ma proibitivo dal punto di vista delle potenzialità da mettere in campo, il Taranto chiami sulla sua panchina Salvatore Ciullo, allenatore di Taurisano, salentino dentro e fuori e che egli stesso tocchi così bene e così forte le giuste corde dei ragazzi che ha appena iniziato ad allenare, che il sabato pomeriggio accade l’imponderabile, col Taranto che sconfigge la corazzata dauna, regalandosi un pomeriggio di gloria e facendo un favore enorme al nostro, e probabilmente anche di quel signore, Lecce. Poi capita che una domenica pomeriggio, un gruppetto di salentini doc o di adozione si rechi in casa del Matera che, insieme al suo allenatore, fa tanta paura ai “pessimisti da tastiera“, e che, trascinati da Nzola, un ragazzone francese di origine angolana del 1996 e che per un giorno sembra Weah, compiano una grande impresa regalando una domenica da non dimenticare a tutti i suoi tifosi e porgendo all’amato Lecce di tanti suoi protagonisti in campo,in panchina ed in tribuna, la vetta solitaria della classifica.
Insomma è il fato, il destino, quella personificazione di un “essere superiore” che spesso condiziona gli eventi secondo le sue leggi imprevedibili e che nel calcio spesso sembra volerci mettere lo zampino. Ma per una squadra, il destino non può essere solo il riflesso di qualcosa che accade lontano da essa e allora, per raccontare una storia che sia completa e degna di essere tramandata nel tempo, deve accadere qualcosa che lasci il segno, qualcosa che completi quel cerchio che si sta delineando da altre parti. Ed ecco allora che in un soleggiato sabato pomeriggio di febbraio, mentre Ciullo ed il suo Taranto compiono l’impresa di battere il Foggia e mentre Calabro, Abruzzese, Trinchera, Vetrugno si preparano ad una partita che il giorno dopo li vedrà risaltare agli onori delle cronache della Lega Pro e non solo, ma anche di tutta Italia, mentre il Lecce ha i suoi 5 minuti in cui il destino decide che deve cambiare una partita e, chissà, una intera stagione.
È il 49° di una partita che i giallorossi conducono con un solo goal di scarto contro il Siracusa, avversario ostico che ha dimostrato di volersela giocare. Vitofrancesco pasticcia al limite dell’area, la palla finisce a De Silvestro che si lascia cadere franando a terra proprio mentre Perucchini esce a valanga su di lui. Non sembrano esserci gli estremi per l’assegnazione del calcio di rigore, ma per l’arbitro sì ed allora non resta che rassegnarsi e pregare. Nel frattempo, fioccano le proteste, passano i secondi e Doumbia decide di provocare gli avversari scavando il dischetto del calcio di rigore, proprio come fece un ex Lecce in un famoso derby della Mole. La provocazione non passa inosservata, Catania se ne accorge e va dal franco-maliano a farsi giustizia, trovando però la furia del numero 24 giallorosso che lo manda via colpendolo con una manata. Tralasciando lo “svenimento” del numero 10 del Siracusa, in quei 5 minuti la partita poteva assumere contorni sportivi drammatici per il Lecce, col probabile pareggio siracusano e con la quasi scontata inferiorità numerica da affrontare fino al novantesimo. Ed invece no… Il destino, quell’ente sovrannaturale spesso beffardo, stavolta decide di metterci lo zampino in maniera benevola e così capita che l’arbitro si consulti col suo assistente e decida di punire il nostro giocatore solo col cartellino giallo e che due minuti dopo Perucchini compia il miracolo che lo promuove ufficialmente come idolo dei tifosi giallorossi e che regala al Lecce 3 punti e testa della classifica solitaria.
Tutto questo in 5 minuti… Quei 5 minuti in cui il cuore di ogni tifoso è esploso di sconforto, rabbia, paura e di immensa gioia finale; 5 minuti che hanno cambiato il corso e la storia di una partita importante, dopo una settimana di polemiche inutili e processi assurdi; 5 minuti che forse possono aver cambiato un’intera stagione.
Ed allora, ora più che mai, il Lecce sembra essere artefice del proprio destino, quell’entità a volte imprevedibile, ma che nel calcio spesso si può guidare ed indirizzare dove tutti noi vorremmo che lui ci portasse.