LECCE (di Gavino Coradduzza) – La prima della classe passa in vantaggio, viene raggiunta e superata, quindi pareggia e va ancora in vantaggio e si fa raggiungere… Qualcuno dovrà pur spiegarci questo tipo di “multipla metamorfosi“. Un pari tra le mura amiche non è un dramma, nè autorizza processi sommari, ma che qualcosa non stia funzionando a dovere pare lampante. Episodi e gol a parte (per antica abitudine scrivo mentre si gioca…) il derby con il Monopoli si è dipanato, almeno nel corso della prima frazione, su tre temi del tutto ricorrenti: il prolungato fraseggio per vie orizzontali da parte del Lecce, la ormai quasi endemica assenza di incisività all’interno dei territori difensivi degli avversari e la sostanziale inconsistenza del Monopoli, ostile alla costruzione di qualsivoglia schema calcistico. Ne viene dunque fuori una partita insipida che, però, al 30° del primo tempo, sforna una favorevole carambola di cui si giova Tsonev per bucare Mirarco da una ventina di metri.
Al Monopoli non resta da fare altro che affidarsi ai lunghi calci di punizione, talvolta battuti dal cerchio di centrocampo, come accade al 38°, allorchè a svettare in area di porta è Montini che firma l’uno a uno. Area di porta di Gomis… Apro una breve parentesi esortativa: qualcuno informi il portiere giallorosso che quel piccolo rettangolo denominato area di porta è la sua casa; casa all’interno della quale, di norma, nessun avversario può impunemente rubare palla… Quattro minuti più avanti la carambola si volta a favore del Monopoli (ancora Montini) ed è gol: 1-2. L’intervallo servirà a Padalino per strizzare la squadra e riordinare le cose? Sembra proprio di sì, visto che comincia un’altra partita e se, al primo giro di lancette, Mancosu, per quanto da posizione alquanto defilata, è bravo a mandare la palla a spegnersi in rete sul secondo palo; gol non facile quanto bello! Il Monopoli accusa vistosamente il colpo, sbanda, si smarrisce sotto i geniali incuneamenti (10°) di Pacilli dalle fasce laterali ed il perentorio colpo di testa di Caturano che trasforma il servizio del numero 11 leccese in gol inarrivabile per il portiere ospite: 3-2!
A questo punto, verrebbe voglia di riscrivere tutto l’assunto iniziale, ma non sarebbe corretto perchè la narrazione della partita deve abbracciare gli interi novanta e passa minuti. Il gol di Mancosu provoca un effetto soporifero che colpisce l’intera squadra monopolitana: da quel momento in poi cessa quasi del tutto di rappresentare in campo sè stessa, soggiogata dal furore dei giallorossi. Si affida a qualche impennata di orgoglio e all’onor di firma. Fatti i gol, il Lecce, che sembra una furia inarginabile, se la prende con i pali… Questo mentre (è d’obbligo riferirlo con un sorriso) lo speaker dello stadio invita a spostare un’auto targata (udite, udite) B, G; specificando “B di Bologna, G di Giorgilorio“…
Ma ritorniamo alla partita. Mai dire mai: al 36°, in area leccese arriva uno sporadico cross di Montini (sempre lui…) dalla destra; è indirizzato all’altezza del palo più lontano ed il tracciante sempre attraversa l’intera area di porta (quella di Gomis…) In quella zona ci sono due difensori leccesi (Vitofrancesco e Cosenza) che si fanno però bellamente uccellare di testa da Gatto, uno che, senza offesa, potrebbe essere uscito dalla banda dei nani di Biancaneve… È il definitivo 3-3 e mi chiedo: ma è mai possibile che si pareggi una partita già vinta? A Lecce pare proprio di sì…