LECCE (di Luca Manna) – Il pareggio rimediato a Fondi lascia l’amaro in bocca e chiunque abbia un minimo a cuore le sorti del nostro Lecce sa quanto sia stata una grossa occasione buttata via, non tanto per il risultato finale, che contro una squadra di buon livello e ben costruita poteva anche starci, ma per come è maturato dopo un doppio vantaggio quasi immediato e con una rimonta subita in un solo minuto, che poteva addirittura farci perdere la partita. Ma il calcio si sa è quello sport dove nulla è certo fino al triplice fischio finale ed il peccato di “gioventù”, come sottolineato da Padalino nelle interviste post match, è stato quello di aver creduto che la pratica fosse archiviata positivamente dopo il secondo goal siglato da Pacilli. È andata così e, complice la vittoria della Juve Stabia sul campo del Catanzaro, ci ritroviamo a 3 punti dalla zona “paradiso”, posizione che, vale la pena ricordarlo, erano comunque almeno 4 anni che non vedevamo così vicina alla dodicesima giornata. Non bisogna essere preoccupati; il Lecce anche ieri ha per lunghi tratti fatto la partita, creando tante palle goal e mantenendo costantemente il pallino del gioco, forse lasciando qualche occasione di troppo agli avversari, ma con la giustificazone che nel reparto arretrato mancavano sia Giosa che Drudi, con Vinetot titolare dopo mesi di scarso utilizzo e con Freddi ancora ai box, anche se sulla via del recupero.
Il piccolo rallentamento di marcia delle ultime 3 partite, se analizzato guardandole con spirtito critico e non con la smania del tifoso, non lascia dietro di sé nuvoloni neri, ma sembra più frutto della sfortuna e della voglia di vincere che a volte diventa “ansia da prestazione”. Il Lecce continua a giocare bene e con Catania, Foggia e Fondi ha sicuramente raccolto meno di quanto meritasse ai punti. Ora dobbiamo augurarci che la mancanza del bottino pieno non diventi un fardello pesante per Lepore e compagni e che già domenica sera con il Cosenza si scenda in campo liberi mentalmente e pronti a tornare ad esultare sotto la Curva Nord alla fine dei 90 minuti. La classifica è corta ed il campionato è lungo ed il Lecce rimane in piena corsa con le tre rivali, esattamente come tre settimane fa quando forse qualcuno pensava che quelli con la maglia giallorossa fossero il Barcelona di Messi e Suarez.
Quello che invece deve preoccupare e veramente tanto, è l’isterismo dell’ ambiente. Si è vero, a Lecce abbiamo fatto 10.000 abbonamenti e con il Foggia avevamo 18.000 spettatori, ma il compito del tifoso, oltre a quello di sostenere ed esultare quando tutto va bene, è anche e soprattutto quello di continuare a sostenere anche quando per un paio di settimane le cose non vanno per il verso giusto, soprattutto quando è abbastanza evidente che nessuno sta remando contro e che la squadra tutta, mister in testa, sta lottando per portare a casa il risultato sperato. A Lecce non è così, e seppur è giustificabile la depressione da 5 anni di Lega Pro, non si possono accettare certe “sentenze” con un campionato ed un obiettivo ancora a portata di mano e che ci vede in piena corsa senza alcun svantaggio rispetto ad altri avversari. Se alla prima “crisetta” di risultati (e non di prestazioni), ci mettiamo a contestare le scelte del mister, a chiedere l’epurazione di questo o quel calciatore e addirittura s’iniziano a tirare fuori “teorie cospiratorie” assurde sulla società, forse non siamo quella tifoseria matura e fantastica di cui tutta Italia parla solo per via dei numeri che facciamo.
Sia chiaro, il sottoscritto, come ogni altro tifoso, vive per la sua squadra e di conseguenza per il risultato della stessa, e se le cose non andranno come si spera per scarso impegno o scelte palesemente sbagliate, sarò il primo a sottolineare la sua delusione e rabbia (mi auguro con tutto il cuore che non debba accadere); ma è evidente che non è questo il caso o il momento per processi inutili, controproducenti, forse dannosi alla luce di quanto visto in campo finora. L’equilibrio in ogni aspetto della vita di tutti i giorni è quasi sempre la “soluzione” più adatta, pertanto si rimane a bocca aperta nel leggere certi giudizi a sole due settimane di distanza. Un mese fa Bleve era Buffon, Caturano Higuain, Lepore l’idolo incontrastato della “folla giallorossa” e Padalino il nuovo guru del calcio italiano… Dopo 3 partite in cui solo il risultato non ci ha premiato, si leggono commenti che sfiorano il ridicolo, con gli stessi protagonisti messi in croce come se si parlasse dell’ ultima squadra in classifica. Le vittorie si costruiscono passo dopo passo e se in un cammino “positivo”, ci si trova di fronte a degli ostacoli, ognuno deve fare il suo per provare a superarli insieme, ed anche i tifosi devono affrontare la situazione con un pizzico di maturità e senza manie di protagonismo inutili.
Allora stringiamoci intorno a questa squadra, intorno al suo allenatore ed accompagniamoli alla vittoria già da domenica prossima, senza continuare con questo patetico e sconcertante linciaggio nei confronti di un gruppo che ci sta regalando la migliore stagione degli ultimi 4 campionati. E non dimentichiamoci mai che nessuno in Società ha mai smesso di sottolineare che questo PROGETTO (parola che nasconde sogni e ambizioni) è stato steso su piano biennale che, attenzione, non vuol dire che non si proverà ad andare in B da subito, ma che il Lecce ha basi solide e spalle larghe per ripartire il prossimo anno anche in caso di obiettivo sfumato, fattore che le nostre rivali non sappiamo se hanno dalla loro parte. Ognuno faccia il suo, allora: il mister nelle scelte, i ragazzi in campo, la società sul mercato a gennaio e noi allo stadio e soprattutto sui social network, strumenti bellissimi per la condivisione di tante emozioni, ma assolutamente “pericolosi” quando usati da un ambiente TROPPO ISTERICO.