LECCE (di Italo Aromolo) – Si direbbe che non batte per il calcio il cuore sportivo di Vibo Valentia, città che brilla nel panorama nazionale per il volley maschile con la sua “Tonno Callipo”, all’undicesimo campionato di Serie A/1 e con ben tre trofei di Coppa Italia in bacheca. Tutt’altro blasone rispetto a una Vibonese calcistica che, al suo primo campionato di terza serie, arranca al terzultimo posto in classifica, è reduce da 5 sconfitte di fila senza segnare e non entusiasma i suoi circa 500 spettatori a partita, che sperano in un repentino cambio di rotta per puntare all’obiettivo minimo della salvezza. Ma da qui a credere che per il lanciatissimo Lecce di Pasquale Padalino quella calabra sarà facile terra di conquista, il passo è lungo e il passaggio quantomeno azzardato: come tutte le gare di Lega Pro, anche quella contro i leoni ipponici cela le sue insidie.
STORIA RECENTE – Il paradosso è che proprio negli anni dell’approdo in terza serie, giunto grazie al ripescaggio per l’allargamento del torneo a 60 squadre, si è un po’ appassito l’ardore di un tifo in passato capace di dare grandi manifestazioni di affetto, oseremmo dire spropositate per i campionati di Seconda Divisione e/o Serie D che la Vibonese ha quasi esclusivamente disputato nella sua novantennale storia (fondazione nel 1928). Si racconta di un esodo di quattromila tifosi nel giugno 2003, quando sul campo neutro di Reggio Calabria si giocava la finale play-out per la permanenza in Serie D contro il Lentini, o ancora di una traversata di oltre mille tifosi che nel 2001 attraversarono lo Stretto per la trasferta di Paternò, decisiva per la promozione in Serie C/2. Lo zoccolo duro del tifo non ha perso la passione di allora ed oggi si è raccolto in due gruppi organizzati che occupano le tribune dello stadio “Razza”: la Vecchia Guardia ed i Supporters.
LA ROSA, IL CAMMINO e LE ULTIME – La Vibonese ha conquistato appena 4 punti fin qui, frutto del pareggio esterno contro l’Akragas all’esordio (1-1) e della successiva vittoria interna ai danni del Fondi (1-0), prima del filotto di cinque k.o. consecutivi contro Foggia (3-0), Matera (0-1), Cosenza (2-0), Casertana (0-1) e Juve Stabia (3-0). Ma quello che fa più notizia del turbolento inizio di stagione della Vibo è l’astinenza in zona gol, che dura ormai da più di 450 minuti: con le uniche realizzazioni nei primi 180′, quello dei rossoblù è il peggior attacco del torneo e di tutti i campionati professionistici italiani, insieme a quello dell’Empoli in Serie A.
Eppure la formazione calabrese, lontana parente dello stereotipo di squadra catapultata in terza serie con un novero di giovani impreparati, in termini di tasso esperienziale e qualità tecnica non ha nulla da invidiare alle altre pretendenti: in avanti Andrea Saraniti a parte, bomber di razza con 60 realizzazioni in Serie D e autore di un centro fin qui, spiccano i nomi dell’ex Catania Mattia Rossetti (7 presenze in Serie B) e dell’esperto Pietro Cogliati, quasi cento presenze in Serie C tra Pavia, Feralpisalò, Pergolettese, Tritium e Giana Erminio. Della stessa stoffa a centrocampo l’ex Barletta Guillaume Legras e l’ultimo arrivato Francesco Favasuli (per l’ex Pisa parlano i 46 gol in carriera), mentre in difesa garantiscono una discreta sicurezza (11 reti incassate in 7 reti) i centimetri di Rocco Sabato, altro ex Catania, e Daniele Paparusso, un passato a buoni livelli con Grosseto e Pontedera.
Non manca dunque la materia prima al tecnico Massimo Costantino, che ha sposato la filosofia tattica del 4-2-3-1 ma senza integralismi: capitan Saraniti sarà l’unica vera punta davanti a un centrocampo pronto a schierarsi a 5 in fase di non possesso per contenere le folate giallorosse. “Nel calcio nulla è impossibile” – le parole del trainer ex Vigor Lamezia, che per la gara contro i salentini dovrà fare a meno di Rossetti, Sabato e Buda – “Sappiamo di dover affrontare una delle prime della classe e di trovarci di fronte una delle squadre che l’anno prossimo potrebbe giocare in Serie B. Detto questo, ogni partita ha una storia a sé. Posso assicurare che di motivazioni i ragazzi ne hanno tante, in gare simili gli stimoli vengono da soli. Nel nostro caso tutti vogliono dimostrare qualcosa. Vogliamo farlo per noi stessi, ma anche per la gente che ama la Vibonese e per la società, che nulla ci sta facendo mancare”.