LECCE – Torna a farsi sentire il presidente della FIGC, Carlo Tavecchio. Intervistato nella trasmissione “Radio Anch’Io Sport“, il numero uno della Federcalcio ha dichiarato: «Non si possono avere in Italia 102 società professionistiche. Incontrerò tutte le componenti, poi tirerò le somme, ma il campionato ha bisogno delle grandi città, quali Torino, Milano, Roma, Napoli, e anche di Bologna, Cagliari, Bari, Venezia, le città più importanti devono essere in competizione… Ci sono troppi problemi economici; ovvio che chi ha diritti è difficile che li voglia perdere, ma la Federazione non può assistere senza intervenire. Credo ci debba essere un campionato a 18 per la Serie A, a 20 per la B e la Lega Pro portarla con gradualità a due gironi da 20 squadre ciascuno. Il progetto di riduzione delle squadre porterebbe una aumento del tasso tecnico delle squadre e dei tifosi presenti negli stadi. In queste settimane incontrerò le Leghe per dare una specie di “gentile ultimatum” all’iniziativa, ma non sarà semplice. Il tutto non può essere ridotto in un anno, ma serve un piano pluriennale, in modo da riportare il calcio dilettantistico e professionistico al proprio posto. Sarebbe un bene anche per far giocare di più la Nazionale».
La scoperta… dell’acqua calsa, verrebbe da commentare. Inoltre, ecco l’ennesima stilettata a Gabriele Gravina, presidente della Lega PRO, che proprio della riforma del terzo campionato italiano ha fatto il suo cavallo di battaglia per portare la Lega Pro a 60 squadre in tre gironi. Il caos che da alcune stagioni a questa parte si registra dalla composizione dei vari raggruppamenti soprattutto in Lega Pro e Serie D, fino ad arrivare al varo dei calendari con le lettere al posto dei club in sospeso è diventata un’antipatica e pericolosa china che il calcio italiano ha assunto. Ovvio che la mancata razionalizzazione dei tornei abbia i riverberi più vistosi nei campionati di A e di B che sono maggiormente sotto i riflettori.