LECCE – Bisognava vincere per dare uno scossone dopo le tre partite senza successi e per evitare di complicare irrimediabilmente la corsa ai play-off, ma l’1-0 rifilato alla Paganese di certo non rimarrà negli annali per la prestazione messa in campo dal Lecce, ancora una volta contratto e farraginoso nel costruire idee offensive e poco cinico nel capitalizzare al massimo quelle create. I numerosi cambi, forzati e non, nello “starting eleven” messo in campo da Piero Braglia (Liviero, Caturano, Curiale, De Feudis e Surraco trequartista) hanno rotto l’incantesimo delle gambe imballate in fase offensiva solo a tratti.
Attacco così e così– La diversa veste tattica innescata dallo spostamento di Surraco tra le linee di centrocampo e attacco ha ridotto esponenzialmente il numero di azioni manovrate sulle corsie laterali, croce delle precedenti esibizioni caratterizzate da numerosi e sterili pennellate al centro. L’attacco con la doppia C, Caturano-Curiale, però non ha dato segnali fortissimi. Ottimo lo spirito di sacrificio dell’ex Trapani, presente in ogni versante dell’azione ma impreciso di fronte all’ottimo Marruocco, un po’ meno incisivo è stato invece Caturano, uomo della provvidenza in altre occasioni e anch’egli sprecone ieri. Di questo passo, più che per ideali tattici che per uomini acquisiti dalla società, il reparto offensivo leccese sembra essere sempre schiavo delle giocate individuali dei fuoriclasse, mancando di una coralità capace di piegare con costanza le difese avversarie.
Centro Surraco– Alla prestazione non pienamente sufficiente della prima linea giallorossa ha contribuito la prova al di sotto degli standard di Juan Surraco, sul quale comunque bisogna spendere delle considerazioni che fanno ben sperare. L’uruguagio, sì insufficiente ieri, ha dato l’impressione di poter ferire di più partendo dal centro, avendo più campo disponibile per i suoi proverbiali cambi di passo che ieri hanno fruttato solamente tantissimi falli. Il rendimento dell’ex Livorno sembra essere l’ago della bilancia dell’attacco, in quanto solo lui riesce a creare delle situazioni offensive su azione manovrata.
Episodio vincente– La copertina del racconto di Lecce-Paganese è tutta per Giuseppe De Feudis, guerriero inossidabile di mediana alla prima gloria con la casacca a strisce giallorosse. L’ex Cesena, rilanciato dal 1’ a causa dell’assenza di Salvi, ha coronato al meglio una partita cominciata malino (rallentamento dei tempi di gioco e qualche misura non perfetta) ma aggiustata in solitaria (gran palla rubata a Guerri e scarico per Caturano nella palla-gol ovviata da Marruocco). Il gol è un premio personale alla caparbietà di questo esperto calciatore, avvezzo ad ogni allenamento e ad ogni test a proporsi in fase offensiva con questi sussulti da lontano.
Difesa– Era il punto di forza del primo granitico Lecce di Braglia e ora sembra scricchiolare. Il pacchetto difensivo ha sfoderato anche ieri una prestazione fatta di luci e ombre. Classificando negli sbagli fisiologici il calo di Alcibiade e le marcature troppo molli in qualche occasione della prima frazione (conclusione di Palmiero finita fuori), sarebbero da cancellare episodi come il malinteso tra Cosenza e Bleve che per poco non favoriva Cunzi a pochi istanti dal termine del primo tempo. L’espulsione dello stesso Cosenza, innescata da una lettura da sottolineare con la matita blu, è stata poi ovviata con l’inserimento di Legittimo, elemento che ha ridato la giusta quadratura per il finale.
Arbitro rivedibile– Il “rosso” sventolato a Ciccio Cosenza (assenza pesantissima la sua a Benevento tra cinque giorni), chiaro per la dinamica, non cancella una prestazione sottotono da parte dell’arbitro della partita, Marco Piccinini di Forlì. Il fischietto emiliano ha diretto male la partita, non applicando un uniforme metro di giudizio nei falli, propiziando fisiologicamente il nervosismo in campo e non mantendo gli animi quieti di titolari e panchinari.