LECCE (di Gavino Coradduzza) – Da dove incominciare a raccontare lo 0-0 di Lecce-Akragas? Di argomenti se ne possono trovare tanti: dall’unico punto conquistato in due partite giocate in casa, fino al vantaggio in media inglese dilapidato in otto giorni o anche alla tracimante professione di ottimismo a tutti i costi sparsa a piene mani e mortificata dai risultati e dalla logica. Invece voglio parlare soltanto del pareggio odierno partendo proprio dai primi appunti buttati giù, sul taccuino, ancor prima del fischio d’avvio. Se per caso, scrivevo, la partita dovesse essere di quelle che non appassionano al massimo, sfiorando senza centrarlo l’entusiasmo dei tifosi, basterebbe prestare orecchio e occhi alla Curva Nord del “Via del Mare“: un tripudio di colori giallorossi, una inesauribile fucina di tifo incandescente, uno spettacolo.
Scavalcato il 30°, il Lecce deve rifiatare e smaltire i 25/26 gradi di temperatura abbattutisi sul manto erboso; l’Akragas alza la testa ed in una occasione riesce a sollecitare le coronarie dei salentini. La difesa dei siciliani non sembra mostruosamente impenetrabile; probabilmente si giova ora, nel finale di tempo, della approssimazione dell reparto avanzato dirimpettaio. È che, mi pare il caso di sottolinearlo, il Lecce dei primi 25 minuti sembra essersi… rintanato nello spogliatoio con qualche minuto di anticipo. Ma quella palla smanacciata sulla linea di porta da Vono al primo minuto di ripresa è andata oltre la linea o no? Per la tribuna, sì, per gli ufficiali di gara, no. Fatto sta che Moscardelli e compagni sono rientrati in campo con la stessa decisione, con più piglio dell’avvio di partita; è chiaro che la lucidità non è più al top ed a risentirne è la misura dei lanci e dei passaggi, anche quelli di breve tragitto; continuano a latitare lucidità e freddezza del suggerimento finale e… la conclusione in porta.
















Già, poi si vedrà….