LECCE (di Italo Aromolo) – C’è l’allievo e c’è l’istruttore, come in tutti gli altri sport. Poi c’è un animale, il cavallo, che lo rende unico al mondo e ne fa uno degli sport più apprezzati dagli amanti della natura. L’equitazione, e non chiamatela ippica, ha origini antichissime: cavallo e cavieliere da sempre viaggiano insieme in un’empatia che è stata a seconda dei tempi mezzo di trasporto, arma da combattimento o fenomeno di spettacolo. Nella modernità, il rapporto uomo-cavallo si è reinventato in questo sport di nicchia che in un misto di eleganza, adrenalina e senso di libertà appassiona chiunque creda agli animali come un qualcosa in più di un semplice mezzo, forse un amico o un compagno di vita. Per conoscere meglio l’equitazione a livello locale e non, nell’ambito della nostra rubrica sugli sport impropriamente detti “minori”, siamo stati al circolo ippico “Tempi Nuovi” di Lecce, dove l’istruttice Alessia Castelluzzo e l’allieva di punta Chiara Cupri ci hanno raccontato le peculiarità di una disciplina che si propone come ottima alternativa agli sport di massa.
L’istruttrice Alessia ci spiega come l’amore verso gli animali sia il presuppusto numero uno per iniziare a montare: ”E’ uno sport molto particolare, che non piace a tutti: devi avere un grande amore verso gli animali e la natura, perché per montare devi stare nel fango, sotto la pioggia o comunque in condizioni non facili. O lo ami o lo odi: è uno sport di nicchia.Ti devi dedicare, perchè ti porta via tutti i giorni per curare e gestire il cavallo. Bisogna allenarsi frequentemente, e mi riferisco con ciò sia all’allenamento del cavallo sia a quello del cavaliere: facendo determinati esercizi, che cambiano ogni settimana, curiamo ad esempio la posizione di chi monta, mentre in altri esercitiamo il cavallo.”
Ovviamente il tutto è finalizzato anche delle competizioni agonistiche: “Si tengono gare e concorsi con dei montepremi in denaro. Noi come maneggio gareggiamo a livello regionale, nazionale e internazionale. Ci sono diverse tipologie di gara: la più frequente è il salto ad ostacoli, un percorso montato con 10-11 salti che prevede penalità in caso di abbattimento delle barriere, ma esistono anche le gare a tempo, il completo, il volteggio o il cosiddetto “dressage”: in quest’ultima, ad esempio, si valuta l’eleganza del cavallo che può “danzare” con o senza musica disegnando figure geometriche.”
Battute a parte, sarebbe interessante capire la differenza tra ippica ed equitazione: “Nell’ippica parliamo esclusivamente di gare di velocità: è il trotto dove tu corri con il calessino attaccato dietro o al massimo il galoppo, dove c’è solo il fantino; il Palio di Siena, ad esempio, è galoppo.”
A livello di strutture dedicate all’equitazione, la situazione in Salento non è così critica anche se molto meno florida che in Settentrione: “In Salento ci sono maneggi di tutti i gusti e tipologie. Negli ultimi tempi in particolare ne sono stati aperti moltissimi, alcuni dei quali, più piccoli, fanno solo passeggiate, altri, più grandi, organizzano anche concorsi. Questa, ad esempio, è una struttura con 80-90 allievi all’anno che è nata una 30ina di anni fa per gioco, perché prima era un allevamento di galline. Al centro-nord l’equitazione va moltissimo, poi scendendo vien messa da parte perché è uno sport molto costoso. Noi non riceviamo nessun finanziamento dalla Federazione, sia chiaro, al massimo il rimborso spese per i concorsi più lontani, visto che tutte le competizioni massime si tengono dal centro al nord. Qui ci sono gare con montepremi poco consistenti: c’è poco futuro. Mi è accaduto con Lorenzo De Luca, che ha iniziato a montare qui e adesso è diventato un campione a livello mondiale dopo essersi trasferito al Nord. L’equitazione è anche uno sport olimpico, anche se, eccezion fatta per i fratelli Dinzeo, l’Italia non ha mai vinto niente: se dovessimo fare un paragone con il calcio, la inseriremmo in terza categoria (sorride, ndr). Il top a livello mondiale è rappresentato dalla Germania, mentre l’Inghilterra spicca per la grande tradizione ippica. Se abbiamo una buona visibilità? Tra iscritti, parenti e semplici appassionati, un concorso medio raggiunge i 500 spettatori: i numeri ci sono tutti. Due anni fa è nata anche ClassHorseTV, un canale sulla piattaforma Sky che trasmette esclusivamente equitazione e che io guardo sempre (sorride, ndr).”
L’allieva Chiara, laureatasi più volte campionessa regionale e ben classificata anche ai concorsi nazionali, ha un rapporto tutto speciale col suo cavallo Domino: “La mia passione è praticamente innata” – dice la 19enne leccese – “ma fu assecondata piuttosto tardivamente dai miei genitori, che, non essendo degli appassionati, hanno sempre avuto un po’ di paura di questo sport. Ho iniziato attorno agli 8 anni a gareggiare col cavallo della scuola, ma poi, nel 2007, ne abbiamo comprato uno tutto mio, Domino. Il rapporto col cavallo è una delle cose più belle dell’equitazione: io e Domino, ad esempio, siamo cresciuti insieme, iniziando a saltare gli 80 centimetri, fino ad arrivare ai 115 di oggi. Domino è sempre stato generoso con me, pur non essendo più giovanissimo: ha 19 anni (un cavallo vive in media fino a 30-32 anni ma a 25 è già vecchio per l’attività agonistica) ma mi permette di vincere gare ancora abbastanza importanti. Si è creato il binomio, è molto importante conoscere il proprio cavallo.”
Chiara si sofferma ancora su quell’affinità che si deve creare tra cavallo e cavaliere per vincere le gare: ” Molti dicono l’equitazione non è uno sport perchè fa tutto il cavallo, ma non c’è niente di più sbagliato. E’uno sport che comporta un notevole sforzo fisico (anche se non sembra da fuori) ma anche mentale: hai a che fare con un animale, devi gestirlo, curarlo, passeggiarlo. E’ molto individuale, devi pensare solo a te stesso, altrimenti sbagli. In una gara raramente il cavallo sbaglia, nel 90% dei casi è il cavaliere a commettere qualche errore: al di là dell’istinto dell’animale a saltare l’ostacolo, infatti, sta a noi eseguire al meglio una serie di segnali con cui lo controlliamo, come il tirare le redini o lo stringere le gambe. Dobbiamo, ad esempio, capire in prossimità dell’ostacolo se aumentare o diminuire la velocità del cavallo, per fare un buon avvicinamento al salto, che è indubbiamente la parte più difficile in una gara. Anche se ormai ho una certa destrezza col cavallo, l’istruttrice resta essenziale: io da sola, pur andando a cavallo da sempre, ho bisogno di una figura che mi corregga, è fondamentale.”
In conclusione, due battute sulla carriera della giovane campionaessa: “Ogni trofeo è un ricordo e non saprei scegliere il momento più bello della mia carriera. Tra i momenti difficili, invece, ricordo la mia prima gara in B100 (categoria che prevede il salto di ostacoli alti 100 cm, ndr) in cui caddi da cavallo e uscii dal campo gara a piedi. Anche poco fa, alle regionali di quest’anno, ero sin troppo carica di ansia e non sono andate come avrei sperato: mi sono molto scoraggiata e ho pensato di lasciar tutto e cambiare sport, poi sono ritornata sui miei passi e dopo una settimana ero già sul cavallo. Come mi vedo tra 30 anni? Ovviamente a cavallo, visto che l’equitazione, diversamente da altri sport come il calcio, ti fa divertire anche quando sei più grande: è uno sport per tutte le età.”