LECCE (di Pierpaolo Sergio)- Costruito solo da pochi anni, era il 2009, e costato circa 1 milione di euro grazie a fondi pubblici, è già ridotto in stato di degrado ed abbandono. Parliamo del Centro Sportivo Comunale “S. Massimiliano Kolbe“ di Lecce, che sorge in via Terni, nel popoloso Quartiere Stadio, in piena Zona 167/C come in tanti ancora la chiamano. Una struttura sorta in un territorio per troppo tempo lasciato a se stesso, terra di nessuno, in cui per poter praticare un’attività sportiva si ricorre al massimo ad un paio di pietre a simulare i pali di una porta di calcio e lì far viaggiare la fantasia ad emulare magari le gesta dei giocatori del Lecce che la loro “casa” ce l’hanno proprio lì vicino, nello stadio “Via del Mare“.
Dopo l’inaugurazione, il Centro venne assegnato in gestione alla parrocchia di San Massimiliano Kolbe ed al CSI che, a seguito di presunte incomprensioni con chi intendeva gestirlo in modo privato, lo abbandonarono al proprio destino. La struttura ora langue in stato di abbandono, custodita solo dalla cagnetta Lola, lì dove non più tardi di un paio di anni fa si sognava di allenare e far giocare le “Ladybugs“, una squadra di calcio femminile. Tre campi da calcio a 5 oppure a 6, in sintetico ma non di ultima generazione, alcuni fabbricati a fungere da spogliatoi, uffici, magazino e quant’altro la necessità richieda, un campo da basket. In una città qual è Lecce, notoriamente e tristemente priva di impianti sportivi aperti al pubblico, il Centro “S. Massimiliano Kolbe” pareva un’oasi nel deserto, una perla in un rione spesso al centro delle cronache ma non certo per storie liete.
I residenti della zona, avviliti dal perdurare della chiusura sine die e dall’inagibilità della struttura lamentano un uso privato che qualcuno avrebbe fatto di recente, come il lavare e riparare un’imbarcazione usando acqua ed energia elettrica pubblica. Da qui l’idea di chiederne l’affidamento all’Amministrazione Comunale di Palazzo Carafa. Però, si vocifera che con la prossima campagna elettorale quel Centro potrebbe tornare ad ospitare (a data da destinarsi…) attività sportive, ma con modalità e costi da privati. Da quelle parti la gente è assuefatta a promesse magari in cambio di un voto per chi della politica ha una visione tutt’altro che al servizio della cittadinanza e in piena trasparenza e così il grido di indignazione coinvolge via via sempre più residenti ora pronti ad impegnarsi in prima persona con regolare richiesta protocollata.