LECCE (di Daniela D’Anna) – Oggi l’ansia da prestazione esiste più che mai anche nello sport? Certo che sì. In dosi modiche l’agitazione che precede il compiersi di un’azione è positiva perché agisce da stimolo. Nella tipologia di ansietà nello sport troviamo: l’ansia vera e propria, da insuccesso, di emulazione, di non riuscire a reiterare il risultato. Nella prima situazione, abbiamo l’agitazione che accompagna i vari momenti del gioco, poi l’insuccesso che consiste nella paura di perdere in autostima, la competizione fa sì che si vada oltre l’agonismo, l’ultima è la “sindrome del piedistallo”, cioè il timore di precipitare nell’anonimato. In ogni caso, in misura eccessiva l’ansia diventa distress, ovvero stress distruttivo. La tensione che si avverte prima di una gara, in un qualsiasi circuito agonistico è davvero alta. Ciò accade soprattutto quando si sa, ad esempio, che si verrà visti in tutto il mondo. Lo stimolo negativo di una certa quantità di agitazione incide in maniera direttamente ed inversamente proporzionale al risultato della sfida, determinando anche una cattiva performance.
A livello amatoriale succede che l’atleta che non sa affrontare l’ansia da prestazione e ne rimane irrimediabilmente vittima rischia, per così dire, di fallire. In seguito a possibili paranoie, ossia paura di essere perseguitati e timori spesso infondati, il suddetto perde la sua consueta abilità. Nello specifico, il segreto per aggirare l’ostacolo è credere nel proprio talento e nell’avere fiducia in se stessi. In particolare avviene che quando si gioca in uno sport di squadra si debba consapevolizzare le proprie incertezze e, appunto, l’ansia da persecuzione.
Nel contempo, si capisce come far fronte all’ansia da prestazione ed indirizzare in maniera costruttiva le proprie energie a vantaggio dei compagni di squadra. Ciò che lo sportivo vuole è vincere e vivere meglio e ciò si può fare non combattendo l’inquietudine, ma gestendola, poiché l’ansia da leggera può, se ripetuta e non valutata nella sua giusta dimensione, trasformarsi in un attacco di panico. Gli ingredienti per uscire, senza aver paura di esagerare, spavaldi da una condizione problematica di gioco e, quindi, cantare vittoria, sono la concentrazione e la fierezza che si conquistano rammentando i passi che si sono compiuti per raggiungere il livello di bravura consolidata con stimoli motivazionali. Il tutto gradualmente fino ad arrivare poi ad un concetto olistico dello sport.