LECCE (di Italo Aromolo) – Come se una squadra prendesse vita e ogni calciatore si appostasse tra le bellezze della città, scolpendo il proprio ego in una sorta di personalissimo Monte Rushmore sulla base delle proprie caratteristiche. Ok, forse è un po’ troppo fantasioso immaginare i volti dei vari Lepore, Moscardelli & co. sulle vette del massiccio americano, ma allora perché non farlo con la nostra bellissima città? Lecce, i suoi luoghi ed i suoi calciatori in un gioco di corrispondenze tra caratteri (umani) e caratteristiche (artistiche): è questo il paragone che vi proponiamo in questa simpatica rassegna.
L’ANFITEATRO ROMANO – ROMEO PAPINI. Il gladiatore nella sua arena: non c’era abbinamento migliore per Romeo Papini, combattente indomabile della mediana giallorossa. Quando ringhia su ogni palloni, sembra proprio di rivedere i lottatori di un tempo sconfiggere i leoni nell’osanna del pubblico. Il monumento romano (non il calciatore..) è stato costruito in età augustea, ma è venuto alla luce solo nella prima metà del ‘900 durante i lavori di costruzione del palazzo della Banca d’Italia.
PORTA NAPOLI – FILIPPO PERUCCHINI. A Filippo Perucchini affidiamo il ruolo di “guardiano” dei tre archi che danno accesso al centro storico: Porta Napoli, Porta San Biagio e Porta Rudiae. Edificata nel 1958 in onore di Carlo V, Porta Napoli è stata fiancheggiata da mura fino al XIX secolo, quando il piano di rifacimento della cinta muraria l’ha ridotta alle proporzioni attuali. Porta questo nome in quanto originariamente punto di partenza della via consolare per Napoli.
MOLO DI ADRIANO, S. CATALDO – ALESSANDRO CARROZZA – Sull’estrema destra c’è il tornante Alessandro Carrozza. Non solo per la collocazione in campo abbiamo scelto per lui il Molo di Adriano, antico sbocco portuale della marina di San Cataldo. Ai tempi dell’imperatore Adriano (da cui il nome) era uno dei più floridi approdi per le navi imperiali, che grazie alla posizione strategica lo sfruttavano come tappa obbligata delle loro tratte commerciali. Oggi ne sono rimaste solo le rovine, inspiegabilmente abbandonate all’incuria del mare che ogni giorno le ricopre di salsedine e vegetazione, in attesa di qualche intervento risanatorio da parte dell’uomo. La parabola del calciatore leccese è più o meno la stessa: il passato fiorente in Serie A e la caduta nell’oblio della Serie C, aspettando di tornare agli antichi splendori.
PIAZZA MAZZINI – DAVIDE MOSCARDELLI. Un tempo nota come “Piazza dei Trecentomila” perché in tanti vi si erano radunati nel 1956 per ascoltare il messaggio radio di Pio XII, Piazza Mazzini è il polo commerciale della città. Progettata secondo geometrie tipicamente moderne, la sua fontana monumentale è circondata da un “quadrilatero della moda” che pullula di negozi e servizi sempre al passo con le tendenze del momento. In squadra c’è solo un calciatore che si avvicina a questo dinamismo imprenditoriale: è Davide Moscardelli, che da poco ha lanciato la propria linea commerciale “Fly Beard” ed è sempre in prima fila quando si tratta di promuovere la sua immagine attraverso i social network.
PIAZZA SANT’ORONZO – CHECCO LEPORE. Cuore di Lecce che veglia sulla città: l’habitat naturale di Checco Lepore è quello che ospiterebbe ogni leccese purosangue, ovvero Piazza Sant’Oronzo. Il salotto cittadino è dominato da due imponenti costruzioni cinquecentesche: la colonna del Santo Patrono, donata dalla città di Brindisi, e il palazzetto del Sedile, antica sede del Municipio dove il Sindaco riceveva la cittadinanza.
BASILICA DI SANTA CROCE – JUAN SURRACO. Nell’arte si dice barocco quello stile caratterizzato da un alta carica di decorazioni, tendente a colpire l’immaginazione con soluzioni ardite e virtuosistiche: la basilica di Santa Croce, e in particolare il suo rosone, ne è una delle massime espressioni in assoluto. Nel calcio la definizione è più o meno simile, ovvero arricchire le proprie giocate con quella classe non strettamente necessaria ma deliziosa ai fini estetici: ed ecco allora Juan Surraco, l’estroso fantasista uruguaiano che con le sue abilità sta facendo ammattire le difese avversarie.
STAZIONE FERROVIARIA – ALESSANDRO CAMISA E MASSIMILIANO BENASSI. C’è sempre un treno di ritorno per Lecce, specialmente per chi non ha dimenticato le soddisfazioni che la terra salentina gli ha saputo dare in passato. Massimiliano Benassi e Alessandro Camisa sono tornati con l’obiettivo di restituire al Lecce quel calcio d’alti livelli che proprio il club giallorosso ha fatto assaggiare loro: il difensore di San Cesario nella formazione Primavera di Roberto Rizzo e il portiere di Alatri nell’esaltante campionato di Serie A con Serse Cosmi in panchina.
PALAZZO CARAFA – Mister PIERO BRAGLIA. Non può non essere sontuosa la sede di chi amministra ed è chiamato a prendere decisioni su intero popolo nel tentativo di guidarlo verso traguardi migliori. Palazzo Carafa, sede del Comune di Lecce sita a due passi da Piazza Sant’Oronzo, è un elegante edificio che richiama lo stile Rococò del periodo in cui fu ristrutturato: fu il vescovo Alfonso Sozy Carafa, nel 1794, a patrocinarne la ricostruzione dai resti dell’ex monastero delle suore Paolotte. Soltanto dopo l’Unità d’Italia assunse la funzione attuale.
INGRESSO DI LECCE – FAMIGLIA TESORO E CORDATA STICCHI DAMIANI. E’ una scelta simbolica, quella rotonda all’ingresso di Lecce che segna il passo di chi parte (famiglia Tesoro) e di chi arriva (la subentrante proprietà). Il passaggio di consegne potrebbe idealmente avvenire là, all’ombra della scultura di Ettore Pignatelli che domina il paesaggio con i suoi oltre nove metri di altezza. “Germinazioni” – questo il nome dell’opera realizzata nel 2010 – presenta alla sua cima due uccelli realizzati in vetroresina, un tucano nero col becco giallo e una colomba bianca col becco carminio: rappresentano il “Vento dell’Africa” e il “Vento del Nord” che si incontrano, simboleggiando il dialogo tra culture e civiltà.