Copertina catalogo Beppe LongoSQUINZANO (di Daniela D’Anna) – Per il suo genetliaco (cifra tonda: 70 anni), Beppe Longo festeggia rimembrando dal 1965 ad oggi i suoi 50 anni da giornalista ed i suoi 20 anni (dal 1995) da scrittore. L’invidiabile terna è celebrata presso il Centro Medex di Squinzano nei cui locali è ospitata per l’occasione la mostra d’arte di 18 pittori originari o residenti a Squinzano, paesaggisti, cultori dell’astratto, figurativi, surrealisti, futuristi, ecc. L’esposizione chiuderà i battenti il prossimo 25 novembre. Longo, già docente di Materie Letterarie nelle Scuole Medie inferiori e di Italiano e Storia negli istituti superiori, corrispondente e collaboratore di vari quotidiani e periodici locali, è autore di due biografie dedicate al direttore tecnico del Lecce Pantaleo Corvino ed al medico sportivo Giuseppe Palaia, che ha pubblicato insieme ad altri sette volumi.

I fatti narrati nei suoi romanzi sono prodotti della fantasia dell’autore che, a tratti, affondano nella cronaca vera; poi c’è la raccolta della Cronaca di Squinzano, talvolta allargata a vicende di Trepuzzi, Campi Salentina e Casalabate nel libro “Mare nostro… quotidiano”. Beppe Longo si consacra cronista di tutto rispetto con le diverse edizioni di “Cronaca di noi” con la prima uscita nell’anno 2000, poi nel 2005, scritto a quattro mani con la figlia Mariangela, per poi riprendere con “Cronaca di noi e dintorni” nel 2014, in cui si riaggancia allo sport trattando il problema del razzismo nella sua ultima fatica “Braccialetti nerobianchi”. L’abbiamo incontrato per rivolgergli alcune domande.

Qual è il segreto per diventare un bravo cronista di fatti quotidiani?

“Il segreto è il gusto per la notizia in sé, che va poi elaborata formalmente ed inserita nel contesto del territorio, inteso come luogo e comunità. La dote da avere più importante è la pazienza, l’attenzione per i dettagli, spesso più significativi della cosiddetta notizia madre”.

Che cosa consiglia a chi si vorrebbe affacciare alla professione di giornalista?

Beppe Longo“La prima cosa è quella di non pensare mai di risolvere il problema dell’occupazione semplicemente collaborando presso qualche testata giornalistica. A tal proposito, voglio raccontare un aneddoto che spiega questa mia idea dell’approccio: mentre lavoravo in redazione, un giovane aspirante giornalista si presentò al caporedattore per chiedere di poter essere ammesso a frequentare la redazione. Il redattore in genere era molto disponibile e lo accoglieva in redazione. Il giorno dopo l’aspirante si presentò con il libretto di lavoro ed il redattore fu costretto a metterlo alla porta”.

Cosa non può non possedere uno scrittore?

“Senza nessuna retorica, non mi sento uno scrittore, ma un cronista. È stata la cronaca che mi ha portato alla pubblicazione dei libri, che hanno sempre come fonte di ispirazione la cronaca vera, come provano Terra rossa e Fiori rosa”.

A quale libro è più affezionato?

“A tutti. Mi sento come una buona madre che ha una prole onerosa. Le nostre mamme contadine di un tempo che avevano famiglie numerose alla domanda su come avesse fatto a crescere tanti figli rispondevano ‘amando sempre il più piccolo’”.

È in cantiere qualche nuovo lavoro letterario?

“Sì, sto lavorando alla stesura di un nuovo romanzo storico ambientato al nostro territorio all’epoca dei Normanni. Non sarà un saggio”.

Cosa si prova nell’entrare nel 70° anno d’età?

“La convinzione positiva di poter tracciare un piccolo bilancio della propria vita”.

Che sente di dire ai suoi lettori?

“Vorrei ricambiare il loro grande affetto che mi è stato più evidente qualche giorno fa quando è iniziata con l’inaugurazione questa festa. Continuerò a lavorare per loro, promettendo di scrivere non solo un nuovo romanzo ma anche le piccole cronache quotidiane che i giornali vorranno ospitare”.

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