TARANTO (di Gabriele De Pandis)- La giostra delle emozioni del big-match del Girone H tra Taranto e Nardò non ha prodotto vincitori e vinti. Il 2-2 finale tra rossoblù e granata ha mantenuto i quattro punti di distacco tra le due compagini, il Nardò capolista però ora è inseguito dal Francavilla in Sinni, secondo davanti alle big Taranto e Virtus Francavilla, sconfitto a Manfredonia.
Rivedendo l’andamento della partita, il maggior quantitativo di rimpianti rimane al Taranto, costretto sì alla rimonta in più occasioni ma sprecone troppe volte davanti al portiere neretino Chironi. Il tallone d’Achille degli jonici è stato il dispositivo difensivo, da registrare in tante occasioni a partire dai gol del Nardò, abbastanza cinico nello sfruttare le disattenzioni del reparto. Il match è stato dalle due facce, scoppiettante nel primo tempo, giocato su bassi ritmi nella seconda frazione, quando il Toro ha avuto buon gioco sui frequenti attacchi del Taranto.
Gli allenatori Ragno e Cazzarò si sono presentati alla partita a carte coperte, sorprendendo tutti nella scelta dei ventidue iniziali. Il Nardò ha riproposto la difesa a tre dopo l’intermezzo di Coppa a Bisceglie. Martinez, Lanzolla e Allegrini, coadiuvati dai rientri di Cassano e Caporale in fase difensiva, sono andati in affanno sulle percussioni laterali del tridente tarantino. Beppe Genchi, due gol e tanta sostanza anche al di là delle segnature, ha confermato il suo spessore trascinando l’attacco tarantino, frenato dagli erroracci di Russo e dalle polveri bagnate di Improta, propositivo sì ma solo a tratti. Cazzarò ha stupito gli addetti ai lavori con uno schieramento cangiante. I terzini Ammirati e Guardiglio (rivedibile sul gol di Palmisano al pari del portiere Pizzaleo) non sono marcatori naturali e il leitmotiv della partita lo ha dimostrato. Se il Taranto in fase di possesso si è dimostrato pericoloso grazie all’abbozzato 3-4-3 (Guardiglio sulla linea di mediana insieme a Fonzino, Marsili e Chiavazzo) lo stesso non si può dire della retroguardia, punita ancora una volta da azione di calcio d’angolo.
Il gol di Lattanzio su corner dell’applauditissimo Vicedomini ha permesso il vantaggio alla prima occasione utile. L’immediato pareggio di Genchi, prorompente nelle azioni solitarie, forse non ha permesso le giuste mosse a Ragno, preso controtempo dalla rabbiosa reazione dei padroni di casa. La sua difesa, spesso troppo bassa, è andata in affanno sulle corsie laterali, con Cassano in difficoltà nonostante qualche buon intervento. Lo schieramento presentato oggi dal trainer molfettese non ha ancora gli stessi automatismi del 4-4-2, ma il killer instict di Palmisano, premiato dalla visione di un Vicedomini versione generale del centrocampo, ha rimesso la partita sui binari neretini. Come in occasione della prima rete, Genchi, da solo, ha salvato il Taranto. Il dribbling su Martinez e Cassano concluso con l’atterramento dell’ex attaccante del Casarano ha sollevato qualche polemica, ma gli estremi per la massima punizione sembrano esserci.
Nella ripresa Ragno ha provato a risvegliare i ritmi della partita lanciando Malcore per Presicce, cercando di attaccare maggiormente la profondità rispetto a prima, con Presicce deputato anche al pressing sui primi portatori di palla jonici. I big match sono spesso decisi dagli episodi, ma questa volta il Taranto ha mancato l’appuntamento col gol. La staffilata su punizione di Marsili è stata sventata dal recupero di Allegrini e le occasioni da rete si sono ridotte a tiri da fuori con mira non perfetta. Ragno ci ha creduto fino all’ultimo (sussulti di Lanzillotta e Vicedomini, sempre da fuori), ma la maggiore attenzione alla propria trequarti ha accolto al meglio un pareggio che è da incassare come un risultato più che positivo.