LECCE (di Gavino Coradduzza) – Tre giorni non accordano che scarse possibilità di cambiare radicalmente una situazione quasi stratificata dopo sei partite di campionati e l’intera fase di preparazione, Coppa Italia compresa. Su questo punto, Braglia è stato molto chiaro, sgombrando il campo da ogni volo pindarico di chi, forse, immaginava il tecnico come portatore di unguenti salvifici. Non è e non può essere così. Si tratta di tre giorni utili sì per conoscere quale farina c’è nel sacco ed iniziare quindi la limatura nella testa di chi, tra i suoi ragazzi, ne ha bisogno.
Sotto l’aspetto tattico, per chi preferisce, si può parlare di modulo, niente di molto nuovo e di diverso ci si può aspettare. Ne consegue che quella contro l’Ischia sarà una partita che non si scosterà di molto da quelle fino ad oggi disputate dal Lecce; potrebbe pertanto essere ancora una partita con qualche patema d’animo, con qualche attentato alle coronarie dei tifosi, ma con la solita (ma anche più accentuata) voglia di soggiogare l’avversario; immagino anche un atteggiamento maggiormente aderente al dettato comportamentale che, volenti o nolenti, la Serie “C” impone.
In buona sostanza mi aspetto meno fronzoli, maggior concretezza, partecipazione al gioco privilegiando più sostanza e meno estetica, particolarmente dalla trequarti in su dove, il quasi certo rientro di Moscardelli, varrà ad elevare il tasso di pericolosità.
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