LECCE (di Massimiliano Cassone) – Tre sberle in faccia riportano il Lecce sulla terra. Questa è la lega pro signori. La sconfitta del Foggia a Pagani non è servita da ammonimento agli uomini di Antonino Asta che scendono in campo contro la Fidelis Andria come se dovessero affrontare il Castello 2000, con tutto il rispetto nei confronti del primo avversario affrontato quest’anno in ritiro. La società ha costruito una bella rosa, su questo non c’è ombra di dubbio, ma il verdetto di ieri è inesorabile: il Lecce ancora squadra non è.
Dovrà lavorare molto il mister di Alcamo ma il tempo c’è ed una battuta d’arresto non pregiudica nulla così come una rondine non fa primavera. Dovrà lavorare oltre che sui moduli tattici anche sulla testa dei calciatori che devono mantenere sempre un profilo basso ed affrontare la Fidelis come fosse il Real Madrid, come se si stesse giocando la gara della vita. Non sarebbe giusto oggi, dopo la prima difficoltà, emettere giudizi affrettati. La difesa è andata male ma non è quella titolare, e su quella titolare bisognerà anche lavorare tanto perché bisognerà decidere se sarà formata da Camisa e Freddi, o da uno dei due insieme a Cosenza quando rientrerà, Gigli è giovane e non possiamo dargli la croce addosso, è un buon rincalzo ma forse non è ancora pronto alle tensioni di un campionato come la Lega Pro. Suciu è apparso a disagio, sempre fuori tempo. Curiale ha cercato di fare il suo ma è sembrato lontano parente del rapace da area di rigore ammirato a Frosinone. E potremmo così di seguito parlare di tutti gli interpreti in campo. A questo punto guardiamo le poche note positive: Pessina ha la personalità giusta per prendersi le chiavi del centrocampo in mano, da centrale però; Liviero ha giocato una buona gara; Moscardelli è il solito leone e, nonostante la sconfitta e nonostante il “non gioco” dei suoi, è riuscito a mettere il suo sigillo e questo fa ben sperare. Inutile ora sperticarsi in discorsi tattici e tecnici, bisogna soltanto lavorare e mettere in preventivo altre battute d’arresto senza allarmismi, ci vuole pazienza. È altrettanto inutile parlare degli arbitraggi, anche loro sono di serie C, non aspettiamoci fenomeni.
La cosa grave è che questa squadra ogni anno viene rivoluzionata e non c’è mai continuità di modulo, di uomini e di mister. Ogni volta ci vuole molto per rodarla. La speranza è che questa società abbia iniziato un progetto tecnico che comunque vadano le cose, anche in caso di permanenza in lega pro, vada avanti senza subire altre rivoluzioni perché, di rivoluzione in rivoluzione, ci sono state molte squadre importanti che per lasciare questa categoria ci hanno impiegato dieci anni. E non dimentichiamo mai che questo è il quarto anno di lega pro e non è scritto su nessun libro di storia che deve essere l’ultimo. Umiltà signori, poggiamo i piedi per terra, questa è la lega pro, dove le maglie sono senza nome ed i numeri sono progressivi; questa è la lega pro dove Davide guarda Golia, sorride e passa.