Savino Tesoro
Savino Tesoro a Piazza Giallorossa

LECCE (di Massimiliano Cassone) – Il collega Mario Vecchio ha avuto l’intuito e la capacità di riunire nella sua trasmissione, Piazza Giallorossa, il Presidente Savino Tesoro, gli imprenditori leccesi Amorino Ingrosso e Giovanni Tundo ed il senatore Vincenzo Barba i quali, dagli appelli fatti sui giornali, sembravano interessati all’acquisizione del pacchetto di maggioranza dell’US Lecce.

Il numero uno del sodalizio di Piazza Mazzini aveva affianco l’avvocato Giuseppe Milli, in veste di tifoso perché certamente il presidente non aveva proprio bisogno di un legale visto il modo garbato con cui ha esposto le sue ragioni uscendone vincitore e a testa alta da un confronto che ha evidenziato soltanto un aspetto di cui i detrattori dell’imprenditore di Spinazzola sembrano non voler tener conto: il tessuto imprenditoriale leccese non è pronto ad affrontare gli oneri di una squadra calcistica.

Il confronto verbale, a tratti esilarante, ha messo a nudo due situazioni: la prima è che Tundo ed Ingrosso non intendono rilevare l’US Lecce ma aspettano che Tesoro rinunci al titolo per poi, a costo zero, rilevarlo dalle “mani” del Sindaco; la seconda è che il senatore Barba è stato il più concreto di tutti. L’ex Presidente del Gallipoli ha invitato il presidente Tesoro a temporeggiare per un altro campionato in modo da organizzare un gruppo pronto a prendersi i dovuti impegni, e nel frattempo ha detto di poter mettere mano al portafoglio per dare una mano all’attuale dirigenza.

Sui social si è scatenata subito la caccia all’ultima battuta e sulla dizione non perfetta degli interlocutori del Presidente del Lecce che ieri sembrava un illustre professore di Italiano: si è sentito di tutto dalla “ficeiussione” al “Ci siamo visti e compiaciuti a distanza” per finire al  “non c’è quattro senza tre” e la più simpatica è stata la battuta “gli imprenditori leccesi siamo veloci come lumache“.

Barba Tundo Ingrosso
Barba, Tundo e Ingrosso a Piazza Giallorossa

Morale della favola: chi trova un Savino Tesoro trova un amico. Tutto il resto è noia.

Quindi, appurato che i leccesi non vogliono mettere mano al portafoglio e che Savino Tesoro ha comunque assicurato l’iscrizione al campionato di Lega Pro, i suoi detrattori inizieranno a tacere? Smetteranno di parlare male di una famiglia che per tre anni ha speso una fortuna per regalare ai tifosi leccesi dei campionati professionistici ad alto livello? Capiranno che nulla è dovuto e che se non fosse arrivato lui, il “barese” non ci sarebbe stato neppure un “leccese” pronto a fare ciò che hanno fatto loro (errori compresi)?

Intanto la trattativa con Sticchi Damiani continua speditamente anche se si deve confrontare con un imprenditore non salentino (dal nome ancora sconosciuto) interessato al Lecce che, a detta dello stesso Savino Tesoro, avrebbe tutte le carte in regola per fare bene nel mondo del calcio.

Un giorno Savino Tesoro sarà ricordato come un Presidente onesto, schietto e sincero, un barese che ha voluto bene alla maglia giallorossa al netto dei comportamenti della politica locale che lo ha sempre osteggiato, di una parte di stampa che non l’ha rispettato e di molti tifosi che non ne hanno capito la vera essenza.

 

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