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La sala stampa “Sergio Vantaggiato” del Via del Mare

LECCE (di Carmen Tommasi) –  Come in un romanzo, anche un campionato spesso e volentieri si racconta attraverso delle dichiarazioni che restano a lungo fisse nella mente del tifoso e degli addetti ai lavori alla fine dei giochi. Conferenze stampa settimanali, interviste quotidiane, incontri pre-partita con i giornalisti, scomode domande, solite dichiarazioni di rito e, a volte, parole dette col cuore che vanno al di là delle abitudinarie frasi pronunciate nel corso di un’intera stagione. Alla fine del fallimentare torneo 2014/2015 abbiamo raccolto tutte le dichiarazioni più significative di un campionato, che sono state la colonna portante di un torneo iniziato male e finito peggio, ma sicuramente ricco di emozioni, colpi di scena e di vane speranze.

PATRON-DELUSIONE –  Il presidente Savino Tesoro la scorsa settimana ha ribadito la decisione di mettere in vendita il club giallorosso già annunciata da tempo e, per la prima volta dal termine del campionato chiusosi davvero in malo modo, il numero uno giallorosso si è presentato in sala stampa esprimendo tutto il suo rammarico per tre anni di gestione non conclusisi come sperato e sognato: “Avrei voluto congedarmi da questa città regalando la Serie B soprattutto a quei tifosi che hanno gioito quando abbiamo vinto e si sono disperati quando abbiamo perso. A Lecce succedono cose strane: chissà perché – chiosava Tesoro – facevamo disperare qualcuno anche quando vincevamo… Quando perdevamo, infatti, c’era gente scontenta, ma anche quando si vinceva, e questo mi lascia pensare. Volevo regalare la B ai tifosi veri, a me, alla mia famiglia, ma è arrivato il momento di farci da parte. Tutta la nostra vita e le nostre abitudini erano legate al Lecce. Non accetto che si baratti la serenità familiare col calcio. La stampa, non so per quale motivo, ha sempre attaccato squadra e società. State attenti a non trattare così anche chi verrà dopo di me, perché non credo che troverete qualcuno con così tanta pazienza. La squadra è un bene di tutti e dovete tenervela stretta, non prenderla sul personale e mettere su storie che prendono in giro anche la povera gente che poi legge…”.

Antonio Tesoro in giaccaDIESSE SCORAGGIATO –  Nella stagione appena terminata il direttore sportivo Antonio Tesoro ha parlato davvero poco e si è concesso alla stampa con parsimonia; lo ha fatto solo quando lo ha ritenuto strettamente opportuno; come nel post Catanzaro-Lecce: “C’è stata da parte dell’arbitro una condotta dal primo all’ultimo minuto che ci ha penalizzato e non stiamo parlando di singoli episodi. Cosa dobbiamo pensare? Siamo sconvolti – diceva Tesoro junior – perché queste situazioni posso compromettere se non rovinare il nostro campionato. A prescindere da tutto, però, la nostra volontà è quella di non mollare nulla. C’è la sensazione di non poter mai lottare ad armi pari e questo ci rende stufi, come lo è anche la gente di Lecce. Siamo ancora vivi, ma quello che ho visto sabato, così come negli ultimi due anni, non mi è piaciuto e non potevo non dirlo”.

Miccoli mignoloDELUSIONE MICCOLI – Il 10 dicembre scorso, Fabrizio Miccoli, in una delle rare apparizioni stagionali davanti alla stampa, si è presentato spontaneamente in conferenza per quello che è stato uno sfogo liberatorio, un desiderio di chiarire e di mettere ordine sulla sua situazione. Un monologo forte, sentito e dai toni accesi: i colori giallorossi prima di ogni altra cosa, anche a discapito del suo immenso desiderio di giocare e di essere utile alla squadra, a quella maglia che, nonostante tutto, tanto ama e che quando ne parlava gli si illuminano improvvisamente ed intensamente gli occhi: “Ho deciso questa mattina di venire qui a parlare dopo che ho letto un articolo che non mi è piaciuto, perchè penso che non c’è cosa più squallida di scrivere delle cose virgolettate – spiegava il 35enne attaccante di San Donato – che avrei detto io, ma non vere. Ultimamente sono uscite diverse voci sul sottoscritto che non sono assolutamente reali. Io mi reputo una persona corretta e leale. Sono diversi mesi che non gioco e sto zitto, perché ciò che conta è il Lecce e io non voglio rompere gli equilibri del gruppo. Mi sono allenato con la squadra e anche da solo, sono il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarmene dal campo, ma non ho mai detto nulla per il bene della squadra, perché questa viene prima di tutto. Da parte mia, non voglio creare confusione al gruppo, io voglio solo il bene del Lecce. Se il Lecce va in serie B e io non gioco va bene lo stesso. Così, però, non sto bene, non sono tranquillo e quando sento o leggo delle cose non vere sul mio conto ci rimango male. Sono stato sempre zitto, ma non mi va di essere trattato così. Hanno anche scritto di un mio passaggio ad una squadra di Termoli, ma il tutto non esiste e non è vero. Ero lì perché volevo vendere la barca, ma questo lo dico per far capire le varie dinamiche. Ripeto, non parlo e sto sempre zitto, perchè non voglio passare per quello che fa casino, ma è normale che non sono felice di non giocare. Così come succede ai miei compagni quando non giocano, questo è normale”.

Salvi FoggiaAMORE SALVI“La maglia che porto per me è la più bella di tutta la Lega Pro e spero di potermi togliere delle soddisfazioni da questo momento in poi fino a giugno”: lo scorso 21 dicembre era arrabbiato, visibilmente deluso, Stefano Salvi quando analizzava il momento-no della formazione salentina, ma i suoi occhi brillavano intensamente quando parlava della maglia giallorossa. Romano di nascita, ma per l’ex Sorrento non essere nato nel Salento non significa tenere meno alle sorti della formazione giallorossa rispetto a chi è leccese di nascita: “La mia voglia di fare bene è la stessa che hanno Miccoli e Lepore, posso assicurarlo. Stiamo passando un periodo di m… io, la mia ragazza e tutta la mia famiglia. Non basta essere di Lecce per sentire il peso della maglia, sia chiaro. Le delusioni e le soddisfazioni di chi è nato qui, le vive anche chi non è nato a cinque chilometri da Lecce. Io a questa maglia ci tengo davvero…”.

SUPER MOSCA –  A Davide Moscardelli nelle quattro giornate di squalifica per i fatti di Catanzaro,  è mancato tremendamente quel magico rettangolo verde di cui nella gara giocata contro l’Ischia ha risentito l’odore” ed il “sapore”: “Che effetto mi hanno fatto le 5 giornate di stop a Denis esattamente come le mie? Mi è venuto un po’ da ridere, ma ormai è andata così e non si può cancellare nulla, una squalifica così -non l’ho mai avuta in carriera, ma è passata e andiamo avanti (i turni di stop da cinque sono diventati quattro via ricorso, ndr). Anche se sono stato male a vedere le partite da fuori, è molto strano non poter giocare, ma prenderò il buono da questa situazione e non ripeterò mai più il gesto di lanciare la maglia, molto brutto per i tifosi che la amano, ma loro sanno che non l’ho tolta per motivi personali. È una cosa che non rifarei mai più, però, questo è certo. Lecce è una città bellissima, io e la mia famiglia stiamo alla grande e la gente dimostra di volermi bene. Non ho disdetto casa e nemmeno la scuola dei miei bambini, ora penso solo al Lecce”.

papiniRE “PAPO” –  Il “professore” Romeo Papini, come lo chiama il patron Savino Tesoro, dopo la gara persa allo stadio “Arturo Valerio” di Melfi per 1-0, il 12 aprile, si era presentato in sala stampa con una ricetta vincete per il suo Lecce: “Che titolo darei al match contro i lucani? Onestamente non saprei darne uno e credo che sia stata una gara come le altre che purtroppo abbiamo perso quest’anno. Sono convinto comunque che in ogni categoria ci siano delle credenziali e dei punti principali che fanno la differenza, questo naturalmente a parità di condizione fisica. Per me questi tre punti devono essere l’ignoranza, la furbizia e la concretezza: quando una di queste tre viene meno si discute di sconfitte come quella di Melfi. Ignoranza nel senso di cattiveria agonistica e di segnali costanti da dare agli avversari durante la gara. Del tipo, in Lecce-Matera per cinque minuti Di Chiara ha spedito palla in tribuna e questo va bene. Ci manca anche la furbizia avuta ieri ad esempio dalla Juventus nel vincere una partita con una furbata, può e deve starci anche questo. La concretezza? Parlo di quel che è il senso del calcio, ovvero fare gol e purtroppo noi ultimamente non riusciamo ad essere concreti: non solo con gli attaccanti, ma anche con il resto della squadra. Abbiamo tante occasioni con tutti i componenti del gruppo, ma non riusciamo a buttarla dentro. La concretezza sotto porta ci sta venendo meno, perché fin lì facciamo quasi tutto bene”.

CHECCO, IL LECCESE DOC –  Franco Lepore aveva il volto scuro dopo la gara casalinga vinta lo scorso 19 aprile nel derby con il Foggia e non riusciva proprio a sorridere: “Sentire a fine gara, e non solo, alcune cose dette dal pubblico verso i miei compagni sono un colpo al cuore per me, sono molto dispiaciuto per questo (era emozionato, ndr). Ognuno può dire quello che vuole, ma questa cosa non mi fa gioire del tutto. Siamo un gruppo e tengo a tutti i miei compagni, ecco perchè oggi sono un po’ giù”.

ManniniSFOGO MANNINI  – L’esperto esterno di centrocampo Daniele Mannini, lo scorso 3 maggio, ha avuto un forte e commosso sfogo liberatorio nel post Lecce-Ischia Isolaverde (3-0): “Il fotogramma che cancellerei di questa mia stagione? Ora lo dico e posso farlo: parlo di tutto quel periodo in cui ho giocato da terzino. Non è il mio ruolo, ma mi sono sacrificato per il bene della squadra, ma io sono un esterno e si vede come gioco più a mio agio nella mia posizione. Purtroppo avevo questo dentro da troppo tempo e ora finalmente l’ho detto. Ho messo il bene della squadra davanti al mio, ma non ne potevo più nonostante inizialmente sembrava andasse tutto bene. Ma non è colpa di nessuno, ho sbagliato io a non parlare dall’inizio, forse dovevo dirlo prima. Oggi professionalmente sono la persona più incazzata del mondo, perchè sono dispiaciuto: sarebbe bastato ottenere qualche pareggio in più in trasferta dove, invece, andavamo per vincere per forza e tornavamo poi quasi sempre a mani vuote. Dico solo che -dichiarava l’esterno pisano- dovevamo essere più intelligenti e umili, e ora forse staremmo a parlare di cose diverse”.

miBOLLINI SALUTA – L’amarezza è infinita per come si è conclusa la stagione sotto la sua gestione durata 15 gare, ma l’allenatore mantovano, Alberto Bollini, ritornando indietro nel tempo sceglierebbe comunque Lecce: “Nonostante la delusione per il finale amaro, posso assicurare che rifarei al 100% la scelta di accettare la panchina giallorossa, sia professionalmente che umanamente. A Lecce ho trovato delle persone molto professionali e, come ho detto più volte, i giocatori mi hanno sempre seguito. Forse questo gruppo è formato fin troppo da bravi ragazzi, può sembrare paradossale ma è così. Tutto questo mi lascia l’amaro in bocca per il mancato raggiungimento dei play-off. Non era un traguardo impossibile da raggiungere, ma quando sono arrivato qui ho subito detto che il tempo era poco e così come il margine di errore. Infatti, è andata proprio così. A Lecce c’è troppa delusione legata al passato -spiegava l’ex allenatore della Primavera della Lazio- e lo posso capire, ma la serie A non c’è più. Bisogna ‘mentalizzarsi’ su questa categoria, dalla quale per uscire c’è bisogno di varie componenti: società, giocatori da Lega Pro, staff tecnico, tifosi e stampa cartacea e web”.

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