LECCE (di Italo Aromolo) – Parlare di una partita di badminton in Cina è come dibattere della finale di Champions League tra Real Madrid e Bayern Monaco per gli europei o della sfida di NBA tra San Antonio Spurs e Los Angeles Lakers per gli americani. Nel “Continente giallo” il badminton è di gran lunga lo sport più praticato, apprezzato da milioni e milioni di appassionati ed insegnato ai bambini fin dalla più tenera età. È il terzo sport più diffuso al mondo, eppure, in Italia, il tipico snobismo tutto calciofilo ne ha fatto una misera goccia ai margini dell’oceanico sistema dello sport. In questo gretto contesto della serie: “Bad che?!? ah, quello col volano?”, a Lecce si distingue una piccola realtà dove questa disciplina è praticata assiduamente ed anche con ottimi risultati a livello regionale e nazionale. Ci riferiamo alla rappresentativa del Liceo “G. Banzi Bazoli”, coordinata dalla professoressa Silvia De Carlo e comprendente gli alunni Silvia Tarricone, Giulia Zecca, Riccardo Mocavero, Andrea Saponaro, Angela Aromolo e Luna Maggio.
Nell’ambito della nostra rubrica sugli sport impropriamente detti “minori” (leggi qui), abbiamo intervistato la professoressa De Carlo e l’alunna Tarricone per approfondire la conoscenza di uno sport che meriterebbe ben altri palcoscenici in termini di diffusione e visibilità.
L’allieva Silvia Tarricone traccia una panoramica generale sulle regole del badminton: “Si gioca tramite una racchetta e un volano. C’è una rete alta 155 centimetri in un campo costituito da due corridoi laterali ed uno centrale simile, ma molto più piccolo, di quello da tennis. Non si può far rimbalzare il volano, bisogna prenderlo sempre al volo e farlo cadere nel campo avversario. Uno scambio può durare anche una ventina di palleggi, dipende dal tipo di gioco e dalla bravura dei contendenti. È uno sport che mi appassiona perché sono tutti movimenti rapidi e veloci, devi avere riflessi e devi avere la tattica per poter ragionare e sapere sempre dove mandare la palla. Rispetto al tennis devi avere meno resistenza, si corre di meno, anche se come tattica non si discosta molto. Il modo di pensare è simile, ma i movimenti sono molto differenti: nel tennis ad esempio capita di ‘aprire’ di più il braccio. Il badminton a Lecce e nel Salento, a livello scolastico, è molto praticato; noi abbiamo vinto a livello regionale e competeremo a livello nazionale. Il seguito di pubblico? Discreto” – conclude la studentessa del Liceo “G. Banzi Bazoli –“ nei tornei nazionali la media si attesta sui 100-150 spettatori”.
La professoressa Silvia De Carlo parte dalle origini di questo sport: “Ogni nazione ha una sua tradizione: in Brasile giocano tutti a calcio, in America tutti a basket. Il badminton invece nasce in Oriente con i volani di piume, e lì si espande. È uno sport olimpico, che si pratica in tutto il mondo, ma a livello nazionale non è molto diffuso, men che meno nel Salento. La visibilità è ottima al di fuori dell’ Italia. Non è uno sport violento: il volano, pur prendendo velocità notevoli, non fa male se colpisce in quanto molto leggero”.
Una difficile situazione economica non permette la più serena pratica del badminton: “A livello scolastico ci arrivano pochissimi contributi dal CONI, il Ministero sta tagliando sempre più i fondi. Io, per le ore che sto facendo (si riferisce agli allenamenti pomeridiani con cui sta preparando la squadra alle competizioni nazionali, ndr), non prenderò nessun compenso, lo sto facendo solo e soltanto per passione. Ci riservano” – spiega la professoressa del Liceo “G. Banzi Bazoli” – appena venti ore pagate e ci dicono di far quel che riusciamo in quel poco tempo. Però, per insegnare uno sport ex novo, venti ore non basteranno mai, non basta un anno a volte. La Federazione dovrebbe fornire almeno le attrezzature: i volani con cui ci alleniamo li ho acquistati io, a mie spese”.
La mancanza dell’odore dei soldi ha i suoi vantaggi per la professoressa De Carlo: “Il clima è disteso, manca quell’agonismo di tipo economico e dunque la vittoria è fine a se stessa. C’è un ritorno ai veri valori dello sport. Se in Italia praticassimo diffusamente altri sport come il badminton, verrebbe notevolmente alleggerita la pressione sul calcio e se ne gioverebbero tutti”.